Gentilini:talebano trevigiano
Sono stato un ingenuo, lo ammetto. Io vivo a Treviso, la città del sindaco Gentilini, il sindaco col cognome più antifrastico del mondo. Bene, la vicenda degli immigrati accampati sotto il Duomo si era appena conclusa ed io ero felice del titolo di un giornale locale che recitava: il poeta Lello Voce vuole ’spennare’ il sindaco… Mi spiego: io volevo spennarlo nel senso che pensavo che l’Associazione Alpini, che rappresenta militari da sempre amati per l’eroismo mostrato nel soccorso alle popolazioni, senza distinzione di razza, fede, o etnia, avesse il dovere di ritirare la penna che cotanta espressione della Razza Piave ostenta sul bavero. Che c’entrano gli alpini col maestro di Haider? Ma mi è bastato girare la pagina del giornale per restare basito: mentre io mi crogiolavo nel sogno di Gentilini spennato in nome della Resistenza, dell’Onu e del Vangelo, lui, "il Sceriffo", era accolto dalle ovazioni di centinaia di alpini veneti, vera Razza Piave, presumo, riuniti in un paesello vicino: tutti insieme, appassionatamente, per poi concludere la conviviale riunione con la richiesta che agli alpini della Repubblica di Salò sia riconosciuta dignità pari a quelli che combatterono per la libertà. Il Sindaco, neanche a dirlo, è stato entusiasticamente d’accordo.
La città, intanto, proseguiva indifferente il suo passeggio serale, elegantissima e very cool, impermeabile tanto agli immigrati, quanto agli alpini…
Allora mi sono domandato: qual è lo scandalo di Treviso, lo scandalo vero, quello terribile e imperdonabile? L’intolleranza forcaiola di Gentilini, urlata, tra una sgrammaticatura e l’altra, su tutte le reti nazionali, o questo assordante silenzio degli altri, della grande maggioranza di questa città, che annega nella barbarie, mentre crede di avviarsi splendidamente vestita al Ballo del Privilegio e della Sicurezza? Sono stati Gentilini e la Lega, come sostiene un prete intelligente e coraggioso, Don Vallotto, ad alimentare una società «pagana e fascista», o è stata una società ubriacata dal benessere e che ha messo i valori da parte, erigendo a unico valore la Ragione Economica e l’interesse privato, a partorire dal suo ventre l’assurdità razzista di un sindaco talebano, che odia l’arte e vuole tenersi le prostitute migranti più carine per usarle come nave scuola dei giovani virgulti trevigiani, mentre sogna, per gli altri, vagoni piombati e deportazioni, o accoglie alla stazione i prodi del Fronte Veneto Naziskin?
E meno male che c’è Rigoni Stern a dirglielo in lingua, quello che pensano di lui gli alpini veri: dalle Alpi alla Sicilia ed, eventualmente, dal Manzanarre al Reno…
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