Il premio Fata

18 novembre 2003 Letteratura e arti
Il premio Fata

Era il 1967 quando la fantasia canzonatoria ed arguta di un giovane semiologo, Umberto Eco, e di un pittore spagnolo, Antonio Bueno, partorì l’idea del Premio Fata, riconoscimento da infliggere al successo più immeritato dell’anno, provocatorio sberleffo di un nucleo di artisti e letterati (molti vicini al Gruppo 63) nei confronti dell’establishment culturale e del mainstream mediatico. Il titolo, com’è evidente, faceva il verso, ribaltandone l’onomastico, al celeberrimo Strega, preso come simbolo di un’ondata di premi e cotillons letterari che già allora iniziava ad alluvionare - con annesso di gaddiane ’libagioni e salamini’ - il nostro panorama culturale. Il 68 è lì, a un passo, e il Premio e i suoi giurati ( tra cui Ennio Flaiano, Giorgio Manganelli, Alberto Arbasino, Edoardo Sanguineti, Nanni Balestrini, Gillo Dorfles, Enrico Baj, Luciano Anceschi, i fratelli Pomodoro, Sylvano Bussotti) lanciano un primo, chiaro ed irridente segnale di guerra allo status quo. Il premio, presentato da Enzo Tortora, quell’anno toccò ad Alberto Bevilacqua per la letteratura (erano tempi duri per le Liale) e a Guttuso per la pittura, mentre in terna per il cinema finirono nientemeno che Pasolini con ’Uccellacci e uccellini’ e Fellini con ’Giulietta degli spiriti’. Pasolini e Bevilacqua si arrabbiarono molto e fecero malissimo, poiché il loro risentimento contribuì al successo internazionale di quell’edizione d’esordio. Certo che poi, a vedere i vincitori di edizioni successive di un trentennio (ospitate dal Festival Venezia Poesia), Calasso e Baricco, ci si rende conto di quanto in questi anni sia peggiorata persino la qualità del peggio… Oggi il Premio Fata, fatalmente, ritorna, sul sito www.raisatzoom.it, con giuria popolare e ’navigante’, mettendo in terna, a causa del suo ’Rap’ e forse per nemesi a scoppio ritardato, lo stesso Arbasino, insieme con lo scrittore neo-ministeriale e vetero-industriale Elkann e con Oriana Fallaci, meglio conosciuta come ’la ragazza con la pistola’. La Fallaci sbaraglia il campo con un migliaio di voti in più degli altri. La classe - nel bene e nel male - non è acqua. Chissà se, prima tra i vincitori, vorrà accettare il Premio e con un po’ di sana ironia pagare i 5000 Euro richiesti, perché qualche biblioteca pubblica ci acquisti testi degni di essere letti… Ci aiuterebbe a credere a un mondo più bello, dove, insieme al sorriso, esistono ancora le fate e c’è spazio per l’Utopia.

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