Autoanalfabeta University of Utopia
Autoanalfabeta University of Utopia è una scommessa su una speranza concreta: quella del cambiamento.
Certo: politico, innanzi tutto.
Ma potrà mai darsi questo cambiamento politico se i linguaggi che abbiamo a disposizione per pensarlo, organizzarlo sognarlo, realizzarlo non saranno essi stessi frutto e luogo del cambiamento?
Non si dà un’Utopia che non sia prima di tutto in un linguaggio, che non sia, prima di tutto, un linguaggio.
E non si dà cambiamento che prima non sia stato covato nelle viscere di Utopia.
Quest’Utopia, oggi (e ancor più questo concretizzarsi della speranza, questo cambiamento, domani) deve fare i conti con molteplici migrazioni, non solo quelle dei corpi, ma anche quelle delle menti e degli immaginari, delle arti. E soprattutto dei linguaggi e dei media, delle ‘interfacce’ che li veicolano. La voce, il suono e l’oralità tornano a essere determinanti come medium tanto comunicativo, quanto espressivo.
La nostra cultura torna in parte a essere ‘orale’ e ‘aurale’, o multimediale, ma comunque dinamica, affondata interamente nello scorrere del tempo, la lingua torna ad essere discorso, senza cessare di essere testo.
L’alfabeto e le sue culture mutano giorno per giorno, sottoposte a torsioni violentissime, il testo diventa sempre più impermanente, la rete lo sfilaccia e lo precipita al fondo del rotolo infinito della schermata di un qualsiasi social, mentre la voce sfarfalla ma resta: incisa, digitalizzata, sospesa.
Scripta volant, verba manent…
Per questo è oggi necessario affrontare la sfida post-alfabetica, crearsi auto-analfabeti, come tempi e tempi fa era necessario essere autodidatti, prima ancora che allievi; auto-analfabeti decisi a scoprire autonomamente nuove vie per la cultura e per l’arte e per la loro trasmissione e trasformazione. Perché siamo sospettosi, ma anche perché sappiamo che la speranza è forma di ogni progetto. Perché vediamo bene come ci sia chi invece, già da tempo, vuole ipnotizzarci di voci, blandirci di flussi d’immagini, ingannarci ingozzandoci di maschere e virtualità scopofila.
Nelle biblioteche della borghesia e nei suoi romanzi abbiamo scovato le chiavi per smascherare, secoli fa, la sua violenza e la sua avidità, tra lo scintillìo tecnologico dei new media sapremo ben stanare gli algoritmi giusti perché tutti vedano come, ancora oggi, il Re è nudo.
Non cercate altro che Lo-fi, voi che entrate.
Questo non è luogo di ‘novità’, ma di domani, ciò che ci interessa non è il lay out, piuttosto il lay in. O il lay behind, magari.
Ogni post di Autoanalfabeta sarà dunque ‘medialmente’ aperto: video, audio, testi ed ipertesti, link esterni, per costruire un nucleo di sapere che non va imparato: ma percorso, ribaltato, tradito e superato.
E se vorrete completare il nostro lavoro, aprirlo a nuovi orizzonti noi vi accoglieremo, vi daremo spazio e ‘luogo’.
Perché questa è un’Università, cioè, appunto, un luogo comune, di tutti. Una Comune, si sarebbe detto un tempo.
Autoanalfabeta University è nata nel 2014 su invito del sito Globalproject ed è stata sviluppata con Gabriele Frasca, Massimo Rizzante e Claudio Calia. Attualmente il progetto è interrotto.
Si tratta di post multimediali che tentano un approccio non solo ’chirografico’ alla conoscenza.
Qui pubblico lo scritto centrale.
Seguendo il link in basso a ciascun articolo si può raggiungere il post multimediale, ancora ospitato su su Globalproject.info
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