Ernesto Galli Della Loggia e la pedagogia da B-Movie

Il Fatto Quotidiano online aprile 2020 29 aprile 2020 Noterelle dai luoghi del Carogna-Virus
Ernesto Galli Della Loggia e la pedagogia da B-Movie

In Italia si sa, siamo tutti allenatori della nazionale di calcio, o della nostra squadra del cuore. E va bene. In fondo è un aspetto caratterizzante dell’essere italiani (o italioti). Fa pochi danni e a decidere chi scende in campo sono gli allenatori veri, con seguito di chiacchiere infinite negli innumerevoli Bar Sport disseminati nello stivale e oggi – a Carogna-Virus imperante – nelle infiniterrime stanze di video-chat.

Ma anche sulla scuola non ci possiamo lamentare. Siamo un paese non solo di navigatori, poeti ed eroi, ma anche di pedagogisti. Tutti abbiamo un’opinione sulla scuola e gli insegnanti (per la maggior parte dei Piaget in minore che abitano lo stivale, com’è noto, gli insegnanti sono fannulloni strapagati e i nostri studenti tutti asini da correggere col frustino), anche se siamo arrivati a stento a finire le medie, o se non abbiamo mai letto una riga sola di docimologia. Il Carogna-Virus ha, se possibile, acuito, questo nostro tratto distintivo.

Ve lo ricordate il Professor Galli Della Loggia, quello che, poco tempo fa, nel suo imbarazzante e tristissimo libro L’aula vuota, dopo aver svillaneggiato docimologia e pedagogia, Don Milani e Tullio De Mauro, dall’alto della sua cattedra in questa o quella università privata, possibilmente di area Comunione e Liberazione, argomentava di sapere ciò di cui parlava perché aveva avuto «una nonna che faceva la maestra» (pag.13)? Proprio lui, quello che bisogna rimettere i professori sul predellino (alla Berlusconi), che basta gite scolastiche e professori democratici, quello che sotto sotto, nel più profondo del suo cuore, ama la scuola fascista di Gentile, quella in cui i ricchi vanno al Classico per formare le élite del paese e i poveri al professionale, che è già tanto per i figli di operai. Insomma lui, il fustigatore di Rousseau e di tutti gli equivoci democratici che albergano nelle aule italiane, a cui già un anno fa lo scrittore e insegnante Christian Raimo ha dedicato una spietata e impeccabile stroncatura sul blog minima & moralia. A questo scritto rimando chi volesse divertirsi a conoscere le puntate precedenti. Ne condivido ogni virgola.

Poteva mai mancare un suo intervento sulla scuola in tempo di Carogna-Virus?
Ovviamente no, ed ecco che compare, puntuale come le rondini in primavera, un suo commento sul Corriere della Sera, tutto dedicato alla terribile tragedia costituita dalla decisione ministeriale di far tutti promossi quest’anno, stante la conclamata ed evidente impossibilità di riaprire le nostre affollate e pericolanti aule scolastiche.
Non sia mai detto: occorrerebbe invece riprendere le lezioni il 25 agosto, far recuperare tutto, riga per riga, contenuto per contenuto, poi valutare, misurare e spietatamente bocciare i somari, e, dopo aver adeguatamente sforbiciato i programmi dell’anno successivo (che evidentemente e misteriosamente godono di minore indispensabilità di quelli dell’anno precedente) riprendere con inflessibile autorità a giudicare i salvi dai dannati, perché ciò che occorre ai giovani italiani non sono scuole decenti, con aule sicure, attrezzate, classi differenti da un bus nell’ora di punta o da un pollaio, insegnanti di ruolo che possano programmare con un orizzonte certo davanti a sé, infrastrutture informatiche degne di un paese avanzato, ma un segno di autorità che li renda forti, virilmente in grado di affrontare le difficoltà che li aspettano nel dopo Carogna-Virus e che noialtri adulti con la nostra dissennatezza abbiamo preparato per loro.

Ciò che occorre è che gli allievi italiani siano «chiamati a guardare in faccia la realtà e a fare i sacrifici necessari: rinunciare alla normalità, alle solite vacanze, studiare di più. Nulla è più istruttivo dei sacrifici». Una pedagogia da sergente yankee che addestra reclute in un B Movie, insomma. E naturalmente lui di sacrifici non ha alcuna intenzione di farne, magari rinunciando a qualche inutile e fuorviante intervento sul Corsera, piuttosto sarà importante recuperare tempo scuola abolendo quella «chiacchiera politicamente edificante» dell’insegnamento di Cittadinanza e Costituzione, tutta roba notoriamente superflua in una democrazia. Che tutto ciò che chiede sia inattuabile praticamente, inutilmente vessatorio, vacuamente retorico, come il predellino sotto la cattedra, ovviamente non gli interessa un fico. Ciò che interessa a certi Professori è sostanzialmente professare. E chiedere un atto di fede a chi ascolti le loro ‘professioni’.

Chi scrive pensa invece che esami più severi e puntuali debbano essere fatti da chi dirige certi quotidiani italiani prima di permettere all’incompetenza di occupare colonne e colonne dei loro giornali; che, prima ancora che ogni singolo allievo della scuola italiana debba dimostrare ai propri insegnanti di meritare la promozione, dovrebbe essere chiamato Galli Della Loggia a dimostrare quale competenza abbia mai avuto per parlare di certe faccende di cui pure si ostina ad occuparsi (a parte la nonna maestra, naturalmente).

Che poi l’Inclito Professore abbia voluto, proprio in coincidenza con il 25 aprile, ricordare a noi tutti, grazie ai megafoni di Via Solferino, quanto fosse bella la scuola fascista è soltanto l’ultima evidente dimostrazione del suo cattivo gusto.

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