C’è chi dice che...

19 novembre 2003 Politica e movimenti
C’è chi dice che...

Oggi si vota. E c’è chi dice che, se vincono loro, dovremo emigrare in massa: repulisti generale, completo di calci al sedere, sberleffi, pernacchie ed eventualmente, con ’cavalleresca’ apertura alla Destra moderata, qualche bicchierata di olio di ricino. C’è chi dice che, se vincono loro, chiudono tutti i Centri Sociali Covi di Brigate Rosse e gli immigrati e le Tute Bianche, i komunisti e i tossici, li espellono su Marte e Saturno coi fondi del FMI e della Banca Mondiale, che così le famiglie riacquisteranno la loro tranquillità, ci sarà sicurezza e la laboriosa tranquillità di sentirsi tutti uguali, fratelli biondi e cloni. C’è chi dice che, se vincono loro, sarà l’unico modo che vinciamo noi, perché non durano, è certo che non durano, allora voteremo di nuovo e vinceremo noi. C’è chi dice che, se vincono loro, l’Italia sarà salvata dai komunisti, dai sindakati, dai pedofili, dai vicini rompipalle, dalle tasse, dai neri afrikani e dai grigi marokkini, dalla droga musulmana e infedele e dal libero pensiero (che è pure peggio). C’è chi dice che, se vincono loro, non voteremo mai più, al limite saremo tele-sondati, che ci cacceranno dall’Europa, dalle Olimpiadi, dai meeting internazionali delle bocciofile e che chiuderanno l’Associazione Alpini, che ci sarà un regime e, vergogna! a fregare i lavoratori saranno i padroni e non dei sinceri amici della classe operaia, che, si sa, dopo va in Paradiso… C’è chi dice che, se vinceranno loro, si aprirà un nuovo fulgido periodo di fusione tra Chiesa, Stato e Mercato, che culminerà con la Beatificazione Papale del Cavaliere e l’elezione di Ruini a Presidente del Consiglio di Ammistrazione della Holding Italia Spa, Repubblica Democratica per Azioni… Che la Mutua offrirà plastiche a gratis e liposuzioni a ticket, ma solo per le famiglie con reddito superiore a 300 milioni. Che ci de-evolveremo tutti come Pokémon felici e federalisti e i terroni tutti a casa loro! Che ci manderanno tutti a lavorare (e non capisco se è una minaccia, o una promessa…) che ci toglieranno i grilli dalla testa e, se non staremo buoni buoni, pure la testa.
Oggi si vota. E c’è chi dice che, se vinciamo noi, l’Italia avrà dato una grande prova di maturità democratica perché tutto è meglio del fascismo mediatico e devolutivo, anche la marmellata ulivista un po’neo-capitalista, ma assolutamente democratica e tanto ecologista. C’è chi dice che, se vinciamo noi, sarà come se avessero vinto loro, solo ci fregheranno con più garbo, ci globalizzeranno con tolleranza democratica e un po’ filo-zapatista. C’è chi dice che, se vinciamo noi, sarà la fine della Famiglia, della Morale, della Chiesa, dell’Impresa, di Internet, dell’Inglese e che faremo piangere Gesù e sanguinare la piaga al cuore di Maria. C’è chi dice che, se vinciamo noi, l’Italia si trasformerà in Repubblica Islamica a maggioranza musulmano-buddo-comunista e che ci potremo fare le canne seduti in Piazza sui gradini del Teatro Massimo. C’è chi dice che, se vinciamo noi, sarà abolita la proprietà privata e saranno espropriati tutti i padroncini del Nord Est, che allevino mucche o camion a rimorchio, che la grande industria sarà addirittura abolita, la Grande Finanza affidata alla Guardia di Finanza - ormai libera da compiti spinelleschi - e che noi passeremo il tempo a fare un cazzo sulla spiaggia, a leggere, a pensare, in delirio neo-assistenzialista e che l’Europa che produce ci lascerà indietro (ed anche in questo caso non capisco se è una minaccia, o una promessa). C’è chi dice che, se vinceremo noi, avremo un’Italia più moderna e democratica, tollerante e multietnica, sua Azzurrità Celentano sotto contratto per una legislatura (tanto sconfiggeremo morte e malattia e di trapianti non ci sarà più bisogno), Asia Argento sempre incinta, come laica e progressista Immacolata Concezione, la Parietti al posto di Mentana al Tg5 e Curzi a dirigere Rete4, Maradona, Minà, Fidel Castro e Ernesto Sabato ai vertici della Lega Calcio, chiuderemo Radio Vaticana, e saremo tutti più felici, buoni, europeisti e impiegati.
Io, per conto mio, quello che so è solo che, se vinceremo noi, dopo imbandigioni festeggiative con salamini e discorsetti, faremo bene a tirarci su le maniche, convinti che inizia allora la lotta vera, che dovremo stare tutti svegli e rompipalle per costringere i nostri ad essere quello che hanno detto di voler essere e, se possibile, anche molto, molto di più…
E che, se invece vinceranno loro, dovremo scuoterci dalle spalle la batosta con presunzione, cominciare daccapo come muli testardi, pensare, organizzare, resistere. Rileggere e mandare a memoria il verso di un poeta scomodo, tedesco e comunista, il cui nome non cito in ossequio alla par condicio, che recita: le nostre sconfitte non dimostrano nulla.

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1 Messaggio

  • > C’è chi dice che... 18 maggio 2005 13:00, di Anti-comunista

    Concordo con questi punti (di autocritica ironica, ma purtroppo son cose vere):

    C’è chi dice che, se vinciamo noi, sarà come se avessero vinto loro, solo ci fregheranno con più garbo, ci globalizzeranno con tolleranza democratica e un po’ filo-zapatista. C’è chi dice che, se vinciamo noi, sarà la fine della Famiglia, della Morale, della Chiesa, dell’Impresa, di Internet, dell’Inglese e che faremo piangere Gesù e sanguinare la piaga al cuore di Maria. C’è chi dice che, se vinciamo noi, l’Italia si trasformerà in Repubblica Islamica a maggioranza musulmano-buddo-comunista e che ci potremo fare le canne seduti in Piazza sui gradini del Teatro Massimo. C’è chi dice che, se vinciamo noi, sarà abolita la proprietà privata e saranno espropriati tutti i padroncini del Nord Est, che allevino mucche o camion a rimorchio, che la grande industria sarà addirittura abolita, la Grande Finanza affidata alla Guardia di Finanza - ormai libera da compiti spinelleschi - e che noi passeremo il tempo a fare un cazzo sulla spiaggia, a leggere, a pensare, in delirio neo-assistenzialista e che l’Europa che produce ci lascerà indietro (ed anche in questo caso non capisco se è una minaccia, o una promessa).

    Anche se ormai il discorso è da fare per le prossime elezioni del 2006.

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