La fiaba della Riforma e l’incubo Moratti

23 novembre 2003 Costume e società
La fiaba della Riforma e l’incubo Moratti

Io sono un insegnante, figlio di insegnante e nipote di insegnante. Mi hanno tirato su a latte e Registri di classe. La mia prima ludoteca è stata la Sala Professori di un Istituto Tecnico di Spaccanapoli, la mia prima cotta un’alunna di mia madre. E la prima favola che mi è stata raccontata si intitolava: La Riforma della Scuola. Era una fiaba bellissima, parlava di una scuola splendida in un paese democratico. Una scuola che fosse come la Legge, uguale per tutti, laica e tollerante, una scuola rispettata, dignità e vanto di questa nostra nazione, che avrebbe rinunciato ad essere la macchina di selezione di una società classista per divenire il trampolino da cui ognuno avrebbe potuto spiccare il balzo verso l’universo dei suoi sogni. Una scuola che avrebbe formato cittadini coscienti, grazie alla guida di insegnanti che della tolleranza, della competenza, della passione avevano fatto la loro regola di vita. Una scuola creativa e libera, dove a tutti sarebbe stato permesso di essere se stessi, dove l’arte e il pensiero sarebbero stati valori, prima ancora che nozioni. Una scuola che aspettavamo da lustri e lustri… Era una favola, certo, ma una favola bellissima, era quello che ci dava la forza la mattina di entrare in classe e affrontare la realtà d’ogni giorno, fatta magari di miserie strutturali ed ideologiche, di lotta quotidiana per far bastare quel poco che ci veniva dato per far funzionare una macchina sempre più vetusta e ansimante. Era quello che ci faceva accontentare di retribuzioni quasi da fame, che erano anche il segnale di quanto - in realtà - questo paese avesse in considerazione noi e i suoi figli. Ma si teneva duro… Si aspettava la Riforma. Anche mentre già annegavamo tra i flutti della tempesta scatenata da una certa Sinistra (più che altro mancina) che si era innamorata della Scuola-Azienda e aveva trasformato i Presidi in manager e gli insegnanti in piazzisti di cultura, che aveva riscritto la fiaba, trasformando la Bella Addormentata in una fighissima Imprenditrice Rampante.
Ma finora avevamo almeno la libertà di sognarla una scuola diversa. Ora non più. Ora è arrivata la (Contro)-Riforma Moratti e la scuola realizza la sua favola con una neg-utopia: torna ad essere il meccanismo di selezione di classe in cui insegnava mio nonno (ma tanto più povera), fatta per mandare i figli degli operai a fare gli operai, e quelli degli ingegneri a fare gli ingegneri, confessionale, di classe, gerarchizzata, preventivamente emendata e censurata. Il danno oltre alla beffa. Signor Ministro, sia gentile, Lei che è una Signora così ben educata, tenga giù le mani dalle mie fiabe, restituisca i miei sogni a mio figlio e torni pure a intraprendere altrove. Di Lei la nostra scuola non sentirà certo la mancanza.

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