Delicatessen [14] - Un ragionamento ’bestiale’

27 gennaio 2005 Costume e società
Delicatessen [14] - Un ragionamento ’bestiale’

Ho un consiglio di lettura da dare al prof. Melis, il preoccupante docente dell’Università di Cagliari, che, a partire da una bislacca connessione tra i sacrifici degli animali nel Tempio ebraico e i campi di concentramento nazisti, ha avuto tanto pelo sullo stomaco (e tanta sgrammaticata verve sillogistica ed etica nella testa) da giustificare, sulla base dell’orrore che la sua Chiarissima Coscienza prova di fronte alla sofferenza animale, nientemeno che lo sterminio (evidentemente indolore) del popolo israelita. Il problema sarebbe comunque limitato ai credenti, potendosi fare, a parere del singolare Accademico, un’eccezione per tutti gli ebrei laici, da Einstein in avanti. Si vada a comprare, Augusto Docente, un bel libro di poesia intitolato Macello di Ivano Ferrari. Vi troverà scene toccanti e raccapriccianti di crudeltà ’laica’ contro gli animali, torture ed esecuzioni di massa assolutamente agnostiche e finalizzate al nostro successivo divorare migliaia di vite pulsanti, sotto forma di cotolette, bistecche, arrosti, costicine, salami … Ci troverà quadri come questi: "vi sono giorni in cui la quantità di bava / riempie la gabbia / la canaletta del sangue / il camminamento dei bovini / la postazione in cui si attaccano le etichette / e il laboratorio e gli spogliatoi e gli uffici…". O ancora: "Sventrate intere famiglie / oggi / lunedì di intensa macellazione. / Una vacca ha partorito un vitello / negli occhi la paura di nascere / il foro in mezzo il nostro contributo / a tranquillizzarlo". Non fosse ancora soddisfatto, qualche pagina più avanti troverebbe questi altri versi. "Tutti in fila / nudi / appena sporchi di letame / attendono la perfezione / balbettando proteste / il più intrapendente sodomizza il compagno davanti / l’urlo che si alza è solo un anticipo / la rivoltella a pressione frena lo scandalo". Scene che, da un certo punto di vista, metaforicamente, ricordano proprio l’orrore di Auschwitz, o Dachau. Neanche a parlare, poi, di una qualsiasi ’tonnara’, spesso protetta da cattolicissimi e propizi Santi.
Se, a parere del prof. Melis, il sacrificio di qualche agnello giustifica una mattanza tanto terribile, mostruosa, disgustosa, come lo sterminio del popolo ebreo, cosa ci meritiamo noi tutti, laici carnivori di tutti i tempi e di tutti i luoghi? O non è piuttosto il professor Melis che si merita, e a pieni voti, di essere allontanato da ogni aula di qualunque scuola, università, asilo, di qualsiasi paese democratico e sano?

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