Giornalino 4

19 novembre 2003 Costume e società
Giornalino 4

Avete mai provato a fare il gioco del confine? …cos’è, mi chiedete? E’ il gioco che dimostra che non solo è finita la Storia, ma che, ahimè, si è dissolta pure la Geografia. E’ un gioco semplice. Basta essere in viaggio, magari in treno, come me ora, e provare ad individuare il confine della città da dove si sta partendo. Ovviamente non valgono i confini catastali. Quello che bisogna cercare è uno spazio vuoto, senza case, strade, negozi, nulla di ciò che normalmente colleghiamo all’idea di un insediamento urbano. Uno spazio vuoto, di non-città, un luogo altro che marchi il segno del passaggio, che dia senso (e direzione) al movimento. Provate e vedrete che il gioco del confine è un gioco a cui ormai, dalle nostre occidentali parti, non vince più nessuno. Perché, alla faccia delle mappe degli uffici tecnici comunali, la città non finisce mai. Non termina più. E’ lo spiazzamento definitivo che mi immobilizza anche ora che sfreccio a bordo dell’Eurostar Venezia-Bologna, schiavo di una dromologia impossibile che mi scaglia continuamente da un posto all’altro senza mai permettermi di sfuggire a questo medesimo luogo, a questo medesimo istante. Perché dove non c’è più luogo, né movimento immaginabile, lì non v’è più tempo che non sia la interminabile simultaneità di un presente sempre lontano e inattingibile. E mi viene in mente di un abbozzo di poesia, scritto qualche tempo fa, che completo a memoria, qui ed ora, perché sia chiaro, a me e a tutti voi, che il gioco del confine è un gioco che puoi vincere solo se per un attimo resti fermo dove sei, se ti sottrai al movimento coatto, se ne violi le regole con lo sberleffo baro della critica e del pensiero, per poi tornare a muoverti e a viaggiare davvero.. Ma ormai sono in stazione, scendo dove sono salito e vi lascio la poesia qui, sul sedile. A domani….

Città

e se vai sempre dritto dal centro
e superi a Nord
la prima periferia e sempre più a Nord
i quartieri
ispanici e gli insediamenti industriali
e poi
le sterminate periferie e gli oceani di favelas
e poi
di nuovo a Nord oltre le fabbriche e i quartieri
arabi e l’infinità di chilometrici cloni urbani
con scoperto privato
fino alla prima periferia, infine arriverai
al centro del città.
Quindi non muoverti. Resta pure dove sei.

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