[Legaville 2] Il Questore ’bocciato’

Quotidiani E-Polis - Il Treviso, 2006 14 ottobre 2006 Costume e società
[Legaville 2] Il Questore ’bocciato’

Il Questore di Treviso, presentando una serie di dati relativi alla repressione del consumo e dello spaccio di droga in provincia, qualche giorno fa, dopo aver sottolineato come il fenomeno sia in preoccupante aumento, ha puntato l’indice contro genitori e insegnanti colpevoli di poca attenzione alla vita dei propri figli, o resi muti dal bisogno di preservare il prestigio delle proprie scuole. Gentile questore, lei lo sa bene che questi ragazzi che vanno in giro con uno spinello in tasca, o con qualche sniffata di coca nascosta nei calzini, non sono dei delinquenti. Forse sono dei giovani problematici, delle personalità più deboli, o anche più devianti di altre. Ma non sono dei criminali da sbattere in galera. Lei, che è funzionario di grande esperienza, sa meglio di chiunque altro che i delinquenti veri sono altri, ben più potenti. Ma, gentile Questore, e lei sa bene anche questo, c’è la legge Fini-Giovanardi che la pensa in modo diverso, una legge a cui lei e tutti noi siamo tenuti ad obbedire e che prevede che non sia fatta più alcuna distinzione tra consumo e spaccio di sostanze, visto che a decidere se si sia o meno spacciatore è la quantità di sostanza detenuta e non la provata azione dello spaccio stesso, insomma l’intenzione, o l’ipotesi del crimine e non il crimine stesso. E questo, lei ne converrà, non è una bella cosa e nemmeno una cosa ragionevole. Stringi stringi, è un po’ come chiederle di concentrarsi a reprimere i ‘fioi’ della Piazza, piuttosto che tentare di arrestare i grandi spacciatori che riciclano i danari mafiosi. E allora come può aspettarsi, oggi, che un educatore, o un genitore si rivolgano a lei per chiederle aiuto a risolvere i problemi di questi ragazzi? Mi creda, non si tratta affatto, come dichiara lei, di difendere il prestigio delle scuole. Le scuole, soprattutto quelle pubbliche, sono la casa di tutti, il loro prestigio sta nella capacità di risolvere i problemi dei giovani, non nel negare di avere nel loro seno allievi che possono sbagliare. Ma a che servirebbe venire a riferirglielo: a mandarli in galera per sei anni? Noi siamo degli educatori, il nostro obbiettivo è convincere, non punire. Gentile questore, dia retta a me, che sono padre e insegnante: professori e famiglie sarebbero felici di collaborare con lei, se solo si vivesse tutti in un paese tanto civile da avere leggi abbastanza oculate da permetterlo.

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