Giornalino 6

19 novembre 2003 Costume e società
Giornalino 6

C’è una novità sostanziale, nella mia vita: sono diventato ricco. Davvero, non è uno scherzo. Anzi, non solo sono diventato ricco, ma anche felice, perché adesso il mio ruolo nella società ha avuto il rilievo che merita. Già, perché io sono un insegnante e da oggi becco ben trecentomila lire lorde in più al mese e mi è cascata finalmente tra capo e collo la riforma della scuola. No, non nette, lorde, e non per tutti, solo per i più anzianotti. Ma a me forse un’ottantina di migliaia di lire arriveranno in tasca. Una pizza con famiglia in più al mese. Forse un paio di pacchetti di Diana con filtro. Una roba, l’ha detto Confidustria e quindi c’è da crederci, da mettere in pericolo il bilancio dello Stato. Coi tempi che corrono, non c’è da lamentarsi. Certo, non è aria da comprar libri, dischi, andar al cinema o al teatro. Hai voglia a dire: l’aggiornamento autonomo è una necessità. In realtà a fare gli insegnanti coi libri in scaffale, i dischi sul lettore e i film visti nella cucurbita son buoni tutti. Quelli bravi davvero sono quelli capaci di far bene lo stesso senza… Qui in Italia per insegnanti vogliamo solo i migliori. Gli altri se ne vadano pure in quei posti da pappamolle, Germania, Francia dove li pagherebbero il doppio, gli darebbero l’anno sabbatico e gli sconti fiscali sull’acquisto dei libri e magari li terrebbero da conto quando si dovesse riformare casa loro. Noi ci piace l’insegnamento spericolato. Siamo o non siamo la nazione che ha dato i natali a Vasco Rossi? Mica a un De Gama qualsiasi… E poi da quando si sa che ci facciamo tutti le canne prima delle lezioni, c’è da ringraziare il Signore che non ci abbiano condannati tutti a due, o tre anni di servizio sociale gratuito. A scuola naturalmente. Altro che aumento e riforma. In realtà sarebbe meglio se privatizzassero tutto. A ognuno la sua scuola, quelle cattoliche, quelle buddiste, quelle musulmane, le scuole dei dentisti, dei commercialisti, degli ingegneri, quelle un po’ più sfigate per operai e impiegati. Dei parking con insegnanti parcheggiatori, realizzati utilizzando le sedi delle vetuste e perniciose Elementari, per i figli degli immigrati. Il tempo necessario che crescano e li si possa trasferire in galera. I figli dei bianchi che vadano pure direttamente all’Università… Inoltre, si sa, gli insegnanti soffrono della sindrome di Stoccolma. Amiamo i nostri persecutori. Di più. Siamo loro grati. Li ammiriamo… Che ci vuoi fare, come dice un mio collega, assai di sinistra, ma con tanta moderazione, sarà quel che sarà, ma almeno De Mauro è un grande intellettuale, un linguista da urlo. Ha ragione, il manico d’ombrello nel sedere, se te lo ficca lui, è tutta un’altra cosa, tutta un’altra soddisfazione…

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