Gozzano fa l’indiano
E’ un Gozzano viaggiatore, questo di Verso la cuna del mondo, un Gozzano indiano che si fa corrispondente, negli ultimi anni della Belle Epoque, da un’India ancora colonizzata che a volte si dimostra più pittoresca del luogo comune, altre invece si presenta inedita, quasi scontentando chi vi era giunto dopo averla tanto immaginata e dopo averne tanto letto.
Pubblicato da Treves nel 1917, pochi mesi dopo la morte dell’autore, esso riunisce una serie di prose scritte al suo ritorno dall’Oriente. Dalle torri dei Parsi a Bombay sino a Goa, a Ceylon, a Jaipur, la voce di Gozzano ci narra dei luoghi realmente visitati, ma non indietreggia di fronte alla tentazione di mescolare reale e immaginario e, così, le pagine del testo si arricchiscono di descrizioni di luoghi in realtà mai visitati, ma ricreati a partire dagli scritti di altri cronisti di viaggio, come nel caso di Jaipur, Agra o Benares.
Oltre al viaggio reale c’è, insomma, in queste prose gozzaniane (come sempre, d’altronde negli scritti dell’autore piemontese), un viaggio nella letteratura, da Loti sino a Verne, c’è l’esercizio ironico della letteratura come viaggio. Ed è quello che forse più interessa al lettore contemporaneo.
Guido Gozzano
Verso la cuna del mondo – Lettere dall’India
A cura di Roberto Carnero
Bompiani
Altro in Articoli e recensioni
-
Poets go home! - Tombeau per Nanni Balestrini
Ho conosciuto Nanni Balestrini nel 1989. O meglio: la prima cosa che ho (...)
-
Chico Buarque e il ponte possibile tra poesia e musica
Ci sono libri che hanno titoli che sembrano fatti apposta per confondere il (...)
-
Claribel Alegría, tutte le voci dell’intensità.
Ho tra le mani un piccolo gioiello: pochi versi, probabilmente inediti, (...)