L’impegno è apparso a Cotroneo

19 novembre 2003 Letteratura e arti
L’impegno è apparso a Cotroneo

L’impegno è apparso a Cotroneo. Improvviso e fulmineo. Come ogni rivelazione che si rispetti. E così, di colpo, proveniente dalla Via di Damasco, sulle pagine dell’Espresso si torna a leggere di letteratura ed engage. Ne sono felice. Chissà se questo significherà semplicemente il prodromo di un attacco di neo-metellite acuta, o se invece sarà l’inizio di una seria riflessione sullo sconfortante deserto qualunquista in cui si è aggirata la gran parte della letteratura italiana degli ultimi vent’anni (o almeno quella sotto i riflettori), o, ancora, se tutto finirà nel nulla di sempre. Un modo come un altro di riempire pagine parlando di cose e dinamiche che esistono (virtualmente) poco più del tempo ebdomadario che le ha ospitate.
Effetto Bin Laden, come sospetta Freccero, intervistato in riquadro laterale?
Di ragioni per farsi sentire, a dire il vero, gli scrittori e i poeti italiani ne avevano a iosa già dopo Genova. E anche prima ancora, a voler sottilizzare… E alcuni la loro l’hanno detta. Ma non se li è filati nessuno. Certamente non Cotroneo… Hai voglia ad avere cose da dire, se poi non c’è uno straccio di posto dove dirle e se in quei posti lì continuano ad invitare quelli di sempre, quelli che non hanno niente da dire, quelli che - lo dice Cotroneo stesso - si sono trasformati «in piazzisti delle proprie opere e del loro valore» (di scambio?).
Comunque sia, sono contento: magari, se va avanti così, tutto cambierà e non vivrò più in un tempo in cui ’parlare di… Brecht e di Majakovskij (o più semplicemente della Neo-Avanguardia o, per altro verso, di Fortini) sembra quasi un delitto’…
Autori fino a ieri sospettati dalla buona società letteraria italiana di amicizie pericolose coi Black Block saranno, dunque, riabilitati? In fondo, a pensarci bene, era stato Brecht il primo a domandarsi se fosse più grave danneggiare una banca, o fondarla e Balestrini ha scritto un libro intitolato "La violenza illustrata"… Certo che sarebbe bella davvero, lamentarsi dell’assenza di un pensiero forte dopo anni di flirt con quello debole, dopo aver innalzato peana alla morte delle ideologie, dopo aver costruito ghetti in cui rinchiudere ogni ricerca letteraria poco poco meno gastronomica dello stabilito e pattuito a livello di marketing. Vende, non vende: questo, certamente, non c’entra niente col pensiero forte, ma ci si può aspettare altro da case editrici gestite da editor che maneggiano meglio la partita doppia che il Palazzi - Folena? O da scrittori che si dedicano prevalentemente alla coltivazione intensiva di "Corsi di scrittura creativa", come pure lo stesso Cotroneo, che, anzi, sul suo sito personale, www.robertocotroneo.com , ha loro riservato una sezione speciale, accanto ad altri rilevanti esempi di pensiero intellettualmente forte, per niente oscurati da un brulicare di banner pubblicitari: una sezione dedicata ai Golden Retriver, splendidi cani della razza del suo stesso, amatissimo Oliver e una segnalazione dell’ultimo disco di Elisa quello con dentro "Luce", brano che le ha permesso di «trionfare a Sanremo»…?
Dice Cotroneo, nel chiosare le interviste: gli scrittori non sono più intellettuali! Per favore, qualcuno può avvertirlo che nemmeno gli intellettuali sono più gli intellettuali?
Dice Cotroneo che i premi letterari sono stati complici nel ridurre gli scrittori ad essere protagonisti di "teatrini di quart’ordine". Qualcuno può chiedergli se questo vale anche per il Campiello che hanno assegnato a lui?
Cotroneo dice che un buon esempio di scrittrice dotata di un pensiero forte è anche quello della Fallaci. A me vengono i brividi, ma, comunque sia, qualcuno può chiedergli cosa ne pensa dell’intervento di Tabucchi sul Presidente Ciampi, visto che Tabucchi è uno degli intervistati nel suo pezzo?
O se il pensiero forte di cui lamenta la mancanza ha qualcosa a che fare col suo "Otranto", un romanzo, come lui stesso lo definisce, "dei colori, dei misteri, del mare, della luce. Quasi un libro iniziatico". O non piuttosto col neo-lolitismo de "L’età perfetta"?
Freccero invece sostiene: « Il sistema nervoso televisivo si alimenta di un pensiero forte, riflettano gli scrittori». Che dire? Che la maggiore spacciatrice di pensiero debole, la televisione, si nutra di pensiero forte certo fa riflettere, ma dà un qualche inquietante disagio.
Che abbia ragione quel comunista di Sanguineti e che la Fine delle Ideologie sia, a sua volta, un’ideologia, la più bieca di tutte, aggiungo io, quella del Pensiero Unico e della Ragione Economica?
Sarà solo colpa degli scrittori? Magari proprio di Tabucchi, con quel suo inutile e ostinato voler distinguere Salò dalla Resistenza…

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