Net&Blog [07]
La Rete, questa ’preghiera rovesciata’ - Biagio Cepollaro è stato uno degli autori più importanti della poesia italiana degli anni 90, così il suo improvviso ’ritirarsi’ aveva sorpreso molti. Ma lui non aveva rinunciato alla poesia, aveva solo deciso di sottrarsi a tutte le sovrastrutture che sempre accompagnano l’attività di un intellettuale ’pubblico’.
Eccolo ora di nuovo fare capolino su Rete, con un suo sito ( http://www.cepollaro.it ) e con un interessantissimo blog, uno dei più rigorosi e ricchi tra quelli dedicati alla letteratura: Poesia da fare ( http://www.cepollaro.splinder.it ), che ospita tanto scritti del suo owner, quanto di molti tra i nuovi poeti italiani e che ora offre anche i suoi primi Quaderni.pdf, che raccolgono il meglio del 2003.
La Rete è per Cepollaro il punto di mediazione tra un allontanarsi completo dall’aspetto pubblico del far versi e la necessità di essere comunque presente, ’comunicante’. Ne viene fuori un intrigante profilo da ’blogger-stilita’, o, come preferisce dire lui, «non collaborazionista», risultato di una dura disciplina alla capacità di scomparire dalla scena, senza assentarsi dal reale, il quale è autore di una serie di riflessioni brucianti, tanto sulla forma poetica (imperdibili quelle sul ’realismo’), quanto sul costume letterario («Ma non stride la ricerca ossessa della ’visibilità’ con l’invisibilità rappresa nell’opera? Intendo per ’invisibilità’ l’inesauribilità di senso che caratterizza le opere grandi(…). Oggi poi che l’intero pianeta, soggetto a presunta globalizzazione, è oscurato dal monopolio quasi perfetto dell’informazione, questa fissa della visibilità ha tratti ridicoli e farneticanti: ognuno vuole partecipare all’allucinazione collettiva, vuole apparire nell’oscurità.»), o sulla nostra realtà politica ’occupata’ («Non è certo colpa dei pensosi se il loro Paese viene occupato da forze barbare e ostili, soprattutto se l’occupazione è avvenuta senza violazione fisica delle frontiere, ma per implosione interna di una civiltà insicura e fragile. Sarebbe colpa dei pensosi collaborare attivamente con l’esercito invasore oppure apertamente negare l’evidenza dell’invasione»).
E’ proprio chez Cepollaro che trovo questa splendida definizione della Rete come ’preghiera rovesciata’, una delle più convincenti e profonde che mi sia capitato di leggere:« La Rete, nella sua apparenza volatile ma organica, offre un’immagine vitale, cioè dissipatrice di sé: sembra non cominciar né finire, sembra priva di geografia, di geopolitica, sembra connessa al limite con la linea telefonica o con cavi ottici o con invisibili dialoghi satellitari. Ma non è vita che si dissipa, è piuttosto festa e parossismo del Codice, è, al più, promessa di ricaduta terrestre, speranza di una comunità altrimenti fondata e come pronta a precipitare in corpo sociale o semplicemente in corpo, una sorta di preghiera rovesciata, dal cielo alla terra.»
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