Cucarachas

29 febbraio 2004 Cucarachas
Cucarachas

Cucarachas è stato scritto interamente in diretta on line sul sito RaiSatZoom (www.raisatzoom.it/romanzoom)nel corso dell’anno 2000. Si è trattato della prima esperienza del genere al mondo. Collegandosi al sito si accedeva ad una cam che trasmetteva l’immagine dell’autore al lavoro, mentre su un altro schermo, molto più grande, si aveva l’immagine del desktop su cui Lello Voce scriveva e si assisteva in diretta al flusso della composizione. Era inoltre possibile mettersi in contatto via mail con l’autore.
Quella che segue è l’introduzione che accoglieva il visitatore nella home page del romanzo:
L’ispiration c’est de travailler touts les jours
(Charles Baudeleaire)
Spiare il farsi dell’opera, i flussi di parole e di pensieri, le varianti che si annullano a vicenda per formare quella superficie del testo che in realtà è stratificazione di aleatorietà e progetto, lavoro quotidiano, operaismo dell’ispirazione, andare a monte del testo, sbirciare sul suo farsi e, insieme, vedere il corpo vivo che scrive, la materialità del suo farsi parola, segno scritto: questo è ROMANZOOM, se proprio volete, una versione continiana del Grande fratello.
Ma là dove l’occhio delle telecamere commerciali poteva scrutare solo la pornografia dei glutei nudi di Marina o dei muscoli di Taricone, ROMANZOOM accede all’osceno della quotidiana, tantalica fatica che chiamiamo fare letteratura.

Cliccando sulla prima icona in basso sarà possibile scaricare il testo dell’intero romanzo in formato .rft
Cliccando sulla seconda icona, invece, si potrà visualizzare la pagina html che accoglieva il visitatore che si collegava con romanzoom
Cliccando sulla terza icona, sarà possibile vedere due video di presentazione del romanzo. il primo tratto da ZoOom.it (courtesy ZoOom.it, Nanni Balestrini); il secondo proveniente da Babele Magazine - grazie al collegamento col sito di Rai Educational

All’indirizzo
http://svil.radio.rai.it/radio3/fah...
troverete invece l’intervista sul romanzo andata in onda su Fahrenheit di Radio 3

Nichts Mehr!

Cara mamma,
ti scrivo questa mia per dirti che non lo farò più. Non avrai più da me una sola riga. Nulla. Come nulla è quello che mi attende fuori di qui, da questa cella del Comando Sbirri Madama. Nulla.
Dovrai accontentarti del poco che ti dirò in questa mia. Dimenticami, così che possa dimenticarmi anch’io. Non scrivermi, non cercare di incontrarmi, non fare nulla per aiutarmi. Sparisci dalla mia vita, come farò io, dalla tua e dalla mia. Tanto non c’è alcun seguito a questa esistenza merdossima, nulla più da dire, o da aspettarsi....
Disconnetto il PC. Esco dal sistema. Abdico a qualsiasi comunicazione. Chiudo, fine della storia.
Quello che è successo lo sai. Dicono che ho accoppato Maria, che ci avevo un bel sacchetto di buona bianca e, per sovrappiù, che ho pure violentato l’amica mia ( e resta da stabilire se da viva, o da morta)...
Non illuderti che io possa, o voglia, dirti qualcosa in più. Che possa consolarti d’innocenza, o tragediarti di colpa gravissima e inespiabile... Io non lo so, non ricordo. Sono il solito incapace, mi dispiace. Da ere immemorabili vivo in un tempo immobile, senza passato, né futuro, tutto un susseguirsi di presente su presente, di fogli di un calendario già sfogliato che si riappiccicano uno sull’altro e poi, dopo, quando vorresti ricordare, non riesci più a scollarli l’uno dall’altro, tanto l’uno vale l’altro. Un susseguirsi continuo di ieri mascherati da domani. Come tutti gli altri. Come te. Presentificati tutti a morte. Il mio tempo come il vostro, che fate finta di poter ricordare, il mio reso soltanto più puntuale, aguzzo da qualche puntura giornaliera, ma, ahimè, vietatissima…
Di Maria ricordo gli odori, la sensazione che la sua pelle trasmetteva ai miei polpastrelli quando l’accarezzavo, il vibrare dello spazio attorno, quando si spostava e una massa d’aria aggraziatissima si sostituiva a lei, il vento debole provocato dalle sue gambe in movimento vicino a me. Il colore della sua pelle morta, fredda e soda come quella di un’adolescente appena venuta su dal mare…
A me non occorre di più, ma non è quello che vi interessa, lo so. Voi volete dei fatti… nientedimeno…
Mi spiace, ma non ricordo. Di più, riuscissi pure a ricordare, non verrei certo a dirlo a voi. Liberissimi di carcerarmi, ma il vostro controllo totale, mascherato da bisogno di verità, quello ficcatevelo al culo. Non avete fatto ancora in tempo a installarci una microcamera per uno sulle orecchie e così non vi resta che provare a immaginare, sillogizzare, ricostruire, pensare. Mi rendo conto che la cosa vi infastidisca, ma lungi da me l’idea di privarvi di tanto salutare allenamento.
In realtà, per condannarmi vi basta qualche sospetto e un miliardo di pregiudizi. Tutta roba facile da procurarsi, che avete già… Posso fornirvi qualche indizio, tutt’al più…

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1 Messaggio

  • Cucarachas 15 aprile 2006 22:24

    Caro Lello, penso tu debba darci un seguito a questa storia, penso che tu ci debba più di una spiegazione. Ho appena scoperto che non era per me, lettore, che scrivesti una sola riga, ma per te stesso e per il tuo sopravviverti. E, da pessimo stratega qual sei, non t’è bastato disfarti una buona volta di quel povero dell’Enrico per punirlo d’essersi trovato al momento sbagliato nel posto sbagliato e aver fatto fuori la tua Maria, no, tu sei uno che non s’accontenta, e perché l’ecatombe fosse completa hai dovuto spiaccicarmi pure l’ultima blatta di luce, il mio dolcissimo utopissimo Teo... Il minimo che ci si aspettava da chi all’inferno c’era già stato era un indizio, un segnale di fumo, una piantina con tanto d’insegne luminose sull’exit, una vaga segnaletica d’una fine un poco meno telegenica da kamikaze post- punk a comando satellitare, e un poco più postuma, umana o postumana, ma non era certo dell’Enrico che avevamo bisogno ché a mandarci a cagare ci bastiamo da soli e tante grazie del consiglio. E invece avremmo avuto bisogno che ci dicessi piuttosto come venisti fuori tu dai tuoi di inferni, che ci dicessi che si può pure uscire dall’inferno e avremmo avuto bisogno che tu ce lo dicessi anche alla svelta.

    Firmato un lettore incazzato.

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