[Legaville 9] Treviso, l’antennuta...

14 ottobre 2006 Costume e società
[Legaville 9] Treviso, l’antennuta...

C’era un tempo in cui Treviso era famosa per essere la Capitale della Marca Gioiosa, un posto ameno, accogliente ed amabilissimo, le cui strade si chiamavano Via del Castello d’amore, o Via delle belle gambe. Ma tutto cambia e la Legaville d’oggidì è sulla buona strada per diventare la città più antennuta d’Italia e questo al di là di qualsiasi facile gioco di parole alla ‘Signore e signori’. Le antenne sono quelle dei gestori di telefonia mobile, mostri di decine di metri d’altezza che sono una vera passione del Pro-Sceriffo, il quale, pur di installarne dappertutto, si è messo addirittura a giocare alla guerriglia urbana con i vecchietti del Centro Anziani. I lingam teletrasmittenti, oltre ad essere orribilissimi e con buona probabilità piuttosto dannosi per la salute dei cittadini, sono peraltro inutili alla buona efficienza del servizio, che è sempre andato benissimo, e funzionali solo agli interessi dei gestori telefonici che occupano suolo pubblico per ‘catturare’ anche le telefonate ‘altrui’ e guadagnare così percentuali anche sul traffico degli altri gestori: un esempio preclaro di liberismo selvaggio, un prototipo perfetto di amministrazione della Res Publica nel solo interesse dei privati. Ora ne sorgerà un’altra, agghiacciante ed inutile quanto tutte le altre, in Piazza Matteoti, in pieno centro: un obelisco di più di 30 metri d’altezza, che però sarà, udite udite, impreziosita da componenti realizzate in vetro di Murano, una roba da far tremare le vene ai polsi di chiunque. La mega chincaglieria ricetrasmittente ovviamente farà crollare i prezzi di tutte le abitazioni circonvicine: chi vorrà mai comprare un appartamento con vista sul buattone in vetro di Murano che gli spara campi elettromagnetici diritto in cucina? Perchè poi il Pro-Sceriffo e i suoi ci tengano tanto a trasformare la città in un grande puntaspilli per antenne resta un mistero, a meno che la fine sensibilità leghista non veda in tanti cilindroni, duri ed eretti verso il cielo, una metafora onnipresente e monumentale del celodurismo: monito subliminale al viandante terrone e magari migrante. In questo caso però la prossima dovrebbero costruirla proprio davanti alle finestre del Pro-Sceriffo, a memoria imperitura del suo inflessibile e padanassimo arnese. Se la meriterebbe di almeno 40 metri, abbellita da bellissime piastrelline in cotto veneto.

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