L’autoironia del Ministro e le oneste tracce di maturità

1 dicembre 2003 Costume e società
L’autoironia del Ministro e le oneste tracce di maturità

Le tracce per la prova di Italiano, che il Ministro Moratti rivendica di aver personalmente scelto, sono davvero esilaranti. E non solo per quella bava servile che si intravede tra una citazione del Capo, in versione profeta neo-ecologista, e un’allusione alle sue letture preferite. E nemmeno per l’evidente fariseismo dell’argomentare del tema di ambito storico, secondo il quale, mentre il fascismo avrebbe provocato solo «centinaia di prigionieri politici» e «migliaia di esiliati» - costringendo lo stupefatto candidato a domandarsi, in zona Cesarini, chi dunque abbia mai accoppato i fratelli Rosselli, o Matteotti - ben 100 milioni di morti avrebbe fatto il comunismo, più dello stesso nazismo, il quale si sarebbe limitato a sterminare «nelle camere a gas 70.000 tedeschi vittime di un programma di eutanasia». I 6 milioni di ebrei uccisi risultano, invece, vittime di non si sa bene chi «durante la guerra» e, se non manca una citazione delle foibe, il silenzio è totale sulla Risiera e sulle vittime degli Ustascia filo-nazisti. Ma, anche se chiudere un’esposizione del genere con una citazione di Todorov che addita il pericolo della manomissione della memoria nei regimi totalitari ha il sapore di uno sberleffo alla verità e ai candidati, il massimo non è raggiunto nemmeno qui, né dall’ovvietà tautologica della traccia che si domanda se sia ancora possibile la poesia nell’epoca tecnologica, per poi far seguire l’arguto quesito da una sventagliata di pareri di poeti (alcuni certamente sopravviventi) che con la tecnologia ben poco hanno a che fare, in un pot-pourri che va dalle malauguranti sentenze di morte della poesia dello iettatorio Vassalli, sino alla retorica ampollosa di Conte… Il massimo non è raggiunto neanche dalla traccia dedicata agli affetti familiari, col suo mix incongruo di testi accozzati lì solo sulla base di una supposta parentela tematica, mentre a galleggiare in mezzo, come una ciliegina nel cocktail, c’è una spaesata ed incongrua, ma cattolicissima, riproduzione bianco-nero della michelangiolesca Sacra famiglia.
No: il massimo è stato raggiunto con la prima traccia. Quella dedicata a Pirandello. Quale gusto raffinatamente antifrastico, quale auto-ironia prossima al suicidio, quale gusto masochista del ridicolo ha spinto un Ministro del Governo che approva le leggi sul falso in bilancio e sulle rogatorie, la Cirami, o il Lodo Schifani, a proporre un brano del Piacere dell’onestà di Pirandello, vicenda, com’è noto, basata sulla denuncia dell’onestà puramente formale di cui spesso ci si riveste in società? Dite che mi sbaglio? Bene. Facciamo una prova? Una frase chiave del brano proposto suona così: «Onesto io, onesti tutti. - Per forza!». Vi ricorda qualcuno?

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