Berchidda, l’arte del Jazz

18 novembre 2003 Letteratura e arti
Berchidda, l’arte del Jazz

"Quadri di un’esposizione" era il titolo di una celeberrima composizione del russo Mussorgskij che, nel 1874, dedicò le sue note all’opera del pittore Hartmann e certo Mussorgskij non poteva immaginare che i suoi Quadri sarebbero stati baciati da un successo tale che ai tempi nostri ne ha fatto una sorta di simbolo di quanti fanno dell’incrocio e del dialogo delle arti un punto indispensabile delle loro poetiche. E che il dialogo e la creolizzazione tra le arti siano una scelta indispensabile allo sviluppo della creatività in un’epoca in cui si assiste a una trasformazione di stili e forme tanto intensa, da sembrare di trovarsi di fronte e un vero e proprio trans-genderismo dei generi e degli stili, credo sia indubitabile. Sia dunque benvenuta questa quindicesima edizione del Festival Time in Jazz di Berchidda (12-15 agosto), piccolo paese sardo, che così ha voluto intitolarsi proprio per sottolineare la sua volontà di creolizzazione di differenti specifici artistici. Diretto da Paolo Fresu, musicista jazz di fama internazionale, raffinatissimo quanto aperto alle contaminazioni con gli altri specifici (indimenticabile il Majakovskij frutto della sua collaborazione con Patrizia Vicinelli) e con altri stream musicali, il Festival nasce come rassegna musicale, ma già da tempo aveva dedicato una sua sezione speciale - il Progetto Arti Visive, comprendente esposizioni d’arte sarda e internazionale- a sviluppare il dialogo con la pittura e la scultura. Quest’anno l’intero Festival pone al suo centro una tematica così decisiva, chiedendo ad artisti del calibro di Cucchi, Lai, Kirchhofs di disegnare le scenografie degli eventi musicali e a Daniel Humair e Han Bennink di esibirsi nel doppio ruolo di artisti e batteristi. Niente male davvero, ma non basta, perché, come scrive Fresu nel presentare la sua Berchidda, questo Festival non si accontenta di creolizzare gli specifici, esso vuole, mescolando passato, presente e futuro, ricostruire un pensiero forte, fatto di dialogo e immaginazione, sperimentazione e memoria, scambio, nostalgia del futuro. E le scelte musicali, tutte d’altissimo livello, sono conseguenti, dalla musica etnica al jazz contemporaneo. Evviva Berchidda, dunque, e, in chiusa, una sola domanda, credo lecita, visto il taglio scelto dalla manifestazione sarda: a quando l’inclusione della poesia e della letteratura? Da un musicista intelligente come Fresu non possiamo aspettarci di meno…

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