La Rivoluzione dei Weblog: intervista a Princess Proserpina

3 ottobre 2004 Net&Blog
La Rivoluzione dei Weblog: intervista a Princess Proserpina

Uno degli aspetti più interessanti e discussi della diffusione dei Weblog è il rapporto che molti di essi, inevitabilmente, stabiliscono con la letteratura. Un blog è - prima di tutto - una scrittura, un testo e siccome l’immediatezza della pubblicazione su Rete permette oggi, praticamente a chiunque voglia, di pubblicare i suoi scritti, saltando qualsiasi mediazione, tanto editoriale, quanto critica, è inevitabile che molti blogger possano essere considerati - come minimo - dei pro-am della letteratura.
La faccenda ha ovviamente fatto discutere molto, tanto i blogger, quanto gli scrittori ufficiali e le polemiche non sono certo mancate. Sia come sia, è ormai innegabile che una serie di nuove scritture (e di nuovi autori) stiano nascendo su Rete e che con loro i professionisti della ’carta’ dovranno, prima o poi, fare i conti, che si tratti della rilevanza semplicemente ’sociologica’ del fenomeno, o invece di risultati anche formalmente validi. Nel frattempo, svariati blogger hanno ormai fatto, o stanno per fare, il grande salto, pubblicati da editori veri e su concretissima (e deperibilissima) carta.
Tra loro Manila Benedetto, alias Princess Proserpina, è certamente una delle star. Pur giovanissima, oggi poco più che ventenne, è stata tra le prime, nell’ormai lontano dicembre 2000, ad aprire un blog in Italia e il suo ’diario’ digitale è tra i più seguiti in Rete e conta centinaia di contatti giornalieri. Ma sbaglierebbe chi pensasse a Proserpina soltanto come a una enfant prodige del blogging, che racconta in Rete di sé e delle sue esperienze (cosa che pure fa, con una scrittura intrigante, ricca, a volte sorprendentemente matura), perché Proserpina è anche una delle fondatrici di uno delle più note ed efficaci sperimentazioni di network tra blogger, UBW, e cioè United Blogzine of the WWW, sorta di leggera ed efficientissima agenzia stampa della blogsfera dove trovare segnalazioni interessanti su moltissimi argomenti, dalla politica alla cultura, agli esteri, alla controinformazione, allo sport. Incontrarla significa tastare il polso della Rete, là dove le sue pulsazioni sono più intense ed avanzate…
Stai per fare il grande salto: dalle pagine Web a quelle di carta. Un racconto compreso nella prossima collettiva di blogger curata da Loredana Lipperini per Einaudi Stile Libero e il primo libro di poesie. Che differenza c’è tra lo scrivere su carta e il farlo su un blog?
«In molti pensano che ci sia un’immensa differenza tra scrivere su un blog "dove possono farlo tutti" e scrivere su carta, dove invece possono solo coloro che hanno passato la prova del giudizio di terze persone (l’editore di un libro, il direttore di un giornale). Invece io dico di no. C’è una differenza tecnica, l’immediatezza con cui è possibile vedere il proprio testo pronto alla fruizione, ma sul piano stilistico non ce ne sono. Parlo per me, s’intende. Ma io sono una che ha da anni sul comodino Lezioni Americane di Calvino e che adora la ’fatica dello scrivere’. Troppo spesso tutti coloro che hanno in questi anni criticato i blog si sono appellati alla rivendicazione di un diritto degli autori su carta di essere autorizzati dai - e cito uno scrittore - "guardiani delle porte". Eppure mi chiedo, non sono forse tutti i lettori che ogni giorno, costantemente, visitano i blog la dimostrazione che non c’è bisogno di un consenso ’autorevole’ per decretare la validità di uno scritto? E quale consenso più autorevole se non quello dei lettori stessi, dotati di capacità critica, che sono i veri destinatari di un libro o di uno scritto più in generale? I blog insegnano a scrivere, insegnano a scontrarsi con il giudizio dei lettori. Un giudizio diretto, immediato. Non penso esista palestra migliore. Certo, poi, ad una romanticona come me, affezionata alla carta, fa un effetto strano immaginare di toccare le pagine di un libro pieno delle mie stesse parole. Ma quelle parole non sarebbero mai maturate se non ci fosse stato il mio blog.»
Non credi, però, che così, delegittimando la funzione della critica alla fine si rischi di prendere lucciole per lanterne e di convalidare come prodotti d’arte onesti manufatti che hanno la sola qualità di incontrare i cosiddetti gusti del cosiddetto pubblico medio? In un mondo in cui tutto è arte, niente lo è più….
«Aspetta, aspetta. Io non ho parlato di blog come opera artistica e mi auguro che con questa domanda non si voglia intendere che un libro, semplicemente in quanto pubblicato in seguito alla decisione di un editore, o di chi per lui, possa essere etichettato come arte. Siamo sinceri: in giro esistono un sacco di libri pessimi, a cui si potrebbe preferire di gran lunga la lettura di un blog. Penso che ognuno sia maturo abbastanza per capire cosa gli piace e cosa non gli piace leggere. E quindi se un blog viene letto spesso e da gente di vario tipo, vuol dire che - volontariamente o no -rispecchia certe esigenze di lettura. Questo è ciò che attesta che il blog medio non ha niente da invidiare ad un libro medio. Affinché si possa parlare di scrittura in quanto arte, naturalmente, c’è bisogno che il testo abbia una rara e incredibile capacità: quella di lasciare una traccia di sé nel tempo e nelle coscienze. Per fortuna, di testi di cui si possa dire che rientrano in questa categoria ce n’è un numero limitato. E questo numero limitato è individuato proprio dalla coesistenza del giudizio di pubblico e critica, che si completano e integrano a vicenda. Insomma, non potremo mai considerare opera d’arte un testo che, apprezzato dalla critica, non riscuote l’apprezzamento di almeno una fetta di pubblico, né, tanto meno, fare il ragionamento opposto e giudicare arte qualcosa presto dimenticata, ma che ha riscosso per un tempo limitato l’ovazione dei lettori.»
Su Net esistono varie forme di aggregazione, da United Blogzine all’Aggregator 3.0 di Granieri. Quanto credi che sia importante fare network?
«I blog hanno potenzialmente la possibilità di avere un numero infinito di accessi, sia per la loro semplicità di lettura, sia per la loro varietà d’argomenti. Ma, in atto, la notevole diffusione che hanno avuto in Italia, come in tutto il mondo, pone un limite alla loro visibilità e alla possibilità di trovare e trovarsi tra di loro e con i lettori. Il blog nasce per un’esigenza del blogger di comunicare qualcosa. Attraverso strumenti come l’Aggregator e UBW si apre una finestra con la quale si comunica ad un esterno più ampio, fatto di gente che ’cerca’ qualcosa. Mi spiego: il blog - che è un sistema aperto fatto di dare-avere tra chi scrive e chi legge (e commenta) - ha con gli aggregatori la possibilità di raggiungere in un modo semplicissimo anche quei potenziali lettori che altrimenti non riuscirebbe a raggiungere. Inoltre, crea una comunità che si confronta su tematiche comuni, anche con posizioni diverse. La formazione di un network, quindi, è essenziale per uscire dalla propria individualità ed allargare il ciclo della comunicazione. Per UBW, di cui sono un po’ la "mamma", c’è un discorso leggermente diverso rispetto all’aggregator. United Blogzine nasce con l’ambizione d’essere una piccola agenzia di stampa in cui diffondere e offrire notizie selezionate dai blogger su temi d’interesse comune, dall’arte allo sport, dalla politica alla blogosfera stessa, senza che essi siano essenzialmente tratti da blog. E’ una rassegna stampa quotidiana in cui, oltre alle tradizionali fonti di notizie, appaiono anche i blog. In fondo la blogosfera non avrebbe senso, se fatta di tante piccole individualità che si parlano addosso. E’ forte e autorevole proprio perché network, proprio perché comunità aperta, che riceve e che dà.»
C’è chi parla dei blog come di ’diari’, a me la definizione è sempre parsa riduttiva. Princess Proserpina affronta spesso questioni ’personali’, intime: che ne pensi della definizione blog=diario?
«Se con diario intendiamo una definizione assoluta ovvero quel taccuino su cui si annotano pensieri e sensazioni o fatti visti e vissuti, allora direi che l’equazione è condivisibile. Purtroppo, invece, spesso il blog è stato considerato un ’diario adolescenziale’, ovvero quel quadernetto che più o meno tutti abbiamo scritto tra i 10 e i 15 anni pieno di confessioni ad un immaginario interlocutore dei nostri desideri più nascosti. No, il blog non è questo. Il blog è una traccia pubblica. La mia vita, le mie questioni personali, diventano protagoniste di un romanzo longitudinale che lo attraversa. Come un grande libro, in progress.»
Ma il diario è, per definizione, un fatto privato…
«Per definizione. E se invece proprio i blog avessero cambiato questa definizione? Se ne avessero inventata una nuova, ovvero un diario che viene condiviso, soprattutto con sconosciuti, affinché non resti solo avvenimento intimistico, ma possa diventare confronto? In questo cambiamento di rotta del diario, cambia anche lo stile del diario stesso. Stiamo creando dei romanzi di vita, con il blog il diario è finito in soffitta. E’ ora di farsene una ragione.»
Nel mondo dei blogger è molto diffusa la simpatia verso ogni forma di copyleft. Qual è la ragione e quanto credi che sia importante la problematica legata al diritto d’autore per lo sviluppo di libere dinamiche sociali e culturali in Rete?
«Il copyleft è la più grande possibilità che ci è stata di concessa per diffondere le nostre idee senza perderne la proprietà intellettuale e senza che esse siano sciacallate da terze persone poco corrette. Nello specifico, in ambito blog, le Creative Commons, consentono ai nostri scritti di circolare liberamente, di essere citati, ripresi, scaricati, senza che perdano la loro identità e la nostra paternità. Questo consente un circolo continuo di idee e il loro sviluppo. Ne parlavo prima: il blog è un sistema aperto ed in continua - positiva - evoluzione, che deve assolutamente essere elastico, altrimenti non ha vita, si ripiega su se stesso e soffoca. Apprezzo notevolmente gli autori che scelgono il copyleft per le proprie opere, dimostrano maturità culturale. La ferma opposizione dei cultori del copyright, invece, è dettata solamente dalla paura di "perdere" qualcosa - ma cosa? - attraverso la diffusione. Forse dimenticano che il sapere e la cultura si sono generati proprio attraverso la condivisione. Chiedo, allora: se i contenuti non sono liberi di circolare, a quale scopo sono stati prodotti? »

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2 Messaggi del forum

  • > La Rivoluzione dei Weblog: intervista a Princess Proserpina 4 ottobre 2004 12:12, di Effe (herzog)

    io credo invece che la scrittura in modalità-blog sia da considerarsi non disgiuntamente dal mezzo, perché influenzata dalla sua peculiarità (l’essere sempre in-progress, e mai irrevocabile, lo scambio di ruoli tra scrittore e lettore, l’immediatezza del riscontro, gli ipertesti ecc).

    Altra è la scrittura pensata per canali tradizionali, altri i codici, altro il sistema di riferimenti condivisi.

    Con tutto ciò, leggere Pros è sempre un godimento estetico.

    Salutazioni amicali
    F.

  • > La Rivoluzione dei Weblog: intervista a Princess Proserpina 3 ottobre 2004 23:10, di Sempreindeciso

    Seguo ormai da Giugno la blogsfera. Benchè possa essere considerato solo un novellino del blogging, ho da subito imparato ad apprezzare Proserpina, una vera star della rete. Voglio solo dire che sono pienamente daccordo quando dice che ormai il diario ha perso quella sua dimensione intima. Il blog è davvero il taccuino della vita interiore di una persona, un modo di effettuare il tracking dei propri pensieri.
    Complimenti per la bella intervista!

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