Il verbo essere

18 marzo 2006 02. Piccola cucina cannibale
Il verbo essere

sono un osso innamorato un fosso strozzato un non posso
come la posa del caffè sul fondo della tazzina sono morfina
polverina scintillante sono una mosca che ronza e non si posa
sono il contrario di un io sono mio mi uccido da me da
solo come un trovarsi un ruolo o lo scolo dell’acqua da
stoviglie sporche come le ciglia sono un fegato infetto il
volo di un insetto il setto deviato che non sente odore sono
un dolore tra le costole un amore vicendevole sono un
muscolo adulterato un ircocervo narcotizzato un fiato uno iato)

e tu che pensi che queste mie parole siano chiare come un fare dimmi
se sei proprio sicura di capire
e tu che confondi semplicità e trasparenza voglia e indecenza dimmi
se senza parole non sembra di morire:

ero carne giovane nervi vivi ero tutto ciò che ancora scrivi il
fruscio del sole e gli ulivi liquidi quanto il mare come vapori
di benzina e automobili aggressivi o braccia e cosce da
bucare con amore da carezzare e scoprire ero quello seduto
di lato il più silenzioso e quello ciarliero ero tutto ciò che
già sono ero un suono acuto tra lingua e palato un amore
rivoluzionario un diario un fischio un botto un terno al lotto
ero futuro colmo di passato un mozzafiato ero la vittima
della storia ero gli anni di piombo e lo sguardo attonito sullo
strapiombo la morte nera il corpo di cera la sconfitta la ciminiera)

e tu che pensi che queste mie parole siano chiare come un fare dimmi
se sei proprio sicura di capire
e tu che confondi semplicità e trasparenza voglia e indecenza dimmi
se senza parole non sembra di morire:

sarò mio padre che ritorna sarò la sua vecchiaia e il primo per la
la mannaia sarò il pentimento del futuro l’ultimo muro senza più
cocci sarò la punta aguzza della fine una vita fatta strame e tumore
pietra aspra della lingua sarò il fiato che manca la memoria stanca
di guevara la mano avara la mandorla amara che avvelena e la lena
sarò figlio di mio figlio sarà lui a trascinarmi per l’ultimo miglio a
gridare l’ultimo grido a calcolare lo sfrido tra morte e sogno sarò
l’eco del suo dolore il salto acrobatico e l’abisso che lo contiene il
tempo che viene e che non passa più sarò solo un però un subisso
di vocali senza più consonanti sarò in piedi a occhi aperti gambe
larghe sarò di spalle supino in ginocchio sarò vivo come quando scrivo)

e tu che pensi che queste mie parole siano chiare come un fare dimmi
se sei proprio sicura di capire
e tu che confondi semplicità e trasparenza voglia e indecenza dimmi
se senza parole non sembra di morire:


Lello Voce - spoken
Antonello Salis - fisarmonica
Frank Nemola - electronics

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