L’invasion des profanateurs #02 Il copyright è un killer silenzioso

Autoanalfabeta University of Utopia 15 gennaio 2015 01. Autoanalfabeta University of Utopia
L’invasion des profanateurs #02 Il copyright è un killer silenzioso

D’altra parte, e proprio com’è accaduto per la musica, la progressiva smaterializzazione del supporto, che lo renderà nel giro di poco a portata di rete, per quanti sistemi protettivi saranno nel corso del tempo immaginati e sempre più blandamente perseguiti, comporterà inevitabilmente la messa in questione del concetto stesso di «diritto d’autore» anche nell’àmbito della produzione «letteraria». O, meglio, restituirà all’autore il proprio diritto, non già di alienarselo a vantaggio di un editore, ma di affidare la propria opera, gratuitamente o per un prezzo ritenuto conveniente, a una comunità. Il paradosso che si nasconde dietro la pratica del copyright (l’autore rivendica il suo diritto di proprietà nel momento stesso in cui rinuncia alla sua opera, e ne consegna lo sfruttamento commerciale a un terzo che gli garantisce il veicolo adatto a diffonderla), sembrerebbe avere i giorni contati. Basta del resto visitare i siti dei musicisti che continuano a vivere del proprio lavoro, per rendersi conto di quale tipo di rapporto senza «funzione parassita» (come la definì a suo tempo Michel Serres), senza cioè catena d’intermediazione, è oramai possibile perseguire.

Su un effetto collaterale di questa inevitabile trasformazione (negli USA, è risaputo, il mercato dell’ebook ha sostanzialmente raggiunto quello del libro cartaceo, segnalando una linea di tendenza che sarà difficile contrastare, e che sbarcherà prima o poi anche da noi) vorrei però richiamare l’attenzione. Al momento se un autore riconosciuto di besteller, mettiamo Dan Brown, pubblica un suo testo in ebook, poco ma sicuro che questo risulterà fra i più venduti, ripetendo insomma a specchio ciò che avviene nel mondo della vecchia editoria. È vero, ma ciò accade perché esistono ancora le modalità che creano i fenomeni Dan Brown, vale a dire l’occupazione militarizzata dei vari punti di vendita, l’orchestrazione della ricaduta intramediale e, soprattutto, il grande totem che s’impone anche allo sguardo del lettore più distratto: la pila di libri nei megastore.

Ma quando tutto questo non esisterà più, Dan Brown ci sarà sempre, certo, perché oramai è un valore acquisito: ma ne nasceranno mai altri? Ci saranno insomma i Dan Brown del futuro, se tutto ciò che li sorregge crollerà? E che fine faranno, allora, la stessa società letteraria, i festival della letteratura, le scuole di scrittura, le trasmissioni televisive con i bravi presentatori direttamente stipendiati da una casa editrice che è la loro stessa casa di produzione? Mentre il misero (per giro d’affari) mondo letterario italiano ancora sonnecchia, sperando almeno in una sopravvivenza di una ventina d’anni, qualcuno più sensibile, o furbo, invece si attrezza...

Gabriele Frasca

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