Relazione introduttiva al 1° incontro del Gruppo93 - Biagio Cepollaro - per il gruppo redazionale di Baldus. Milano, 3-4 febbraio 1990

22 novembre 2003 Il meglio di Baldus
Relazione introduttiva al 1° incontro del Gruppo93 - Biagio Cepollaro - per il gruppo redazionale di Baldus. Milano, 3-4 febbraio 1990

La VII edizione di Milanopoesia è stata caratterizzata dal tema dell’avanguardia e della sperimentazione generando polemiche aspre quanto ricche di equivoci. Nell’ambito della rassegna si è svolto un incontro tra Sanguineti, Giuliani, Pagliarani, Balestrini, Leonetti, Costa, Lunetta, Bettini e alcuni giovani poeti quali Ottonieri Frasca, Baino, Voce, Frixione, Durante e il sottoscritto. Dal dibattito èemerso pronunciato un rinnovato interesse per le problematiche sperimentali nonché la necessità di articolare il nuovo e di approfondire le questioni di poetica con un maggiore riferimento alla concretezza del lavoro testuale. Parte della discussione si è incentrata sulle tesi esposte da un documento a firma di Baino, Voce e mia, relativo ad alcune linee di progettazione poetica. In sintesi, con tale scritto, si registrava la necessità di un approfondimento teorico-letterario in cui il contributo creativo si collegasse con quello storico-critico e, in generale, si dichiarava irrinunciabile una domanda di teoria che fondasse la ricerca e la discussione sui risultati della sperimentazione degli ultimi trent’anni. Si affermava, inoltre, il criterio della tendenza, in assenza di orientamenti gerarchicocronologici (o di genere) del campo letterario inteso come intertestuale e sincronico. Il progetto veniva delineato a partire dalle seguenti considerazioni:
1) Abbandono della dicotomia tra lingua ordinaria e lingua seconda: alla contrapposizione tra norma e scarto, si preferiscono diverse strategie di contaminazione in considerazione del fenomeno dell’estetizzazione propria alla comunicazione sociale. 2) Abbandono della dicotomia insistente sulla centralità del soggetto o, al contrario, sulla sua disseminazione. La costruzione e il montaggio del testo possono veicolare indifferentemente frammenti narrativi e coaguli di significanti, evitando di cadere così nel feticismo dell’una e dell’altra soluzione.
3)Il lavoro della citazione come pratica di contaminazione tra diverse realtà linguistiche che si ponga come obiettivo la trasformazione e la torsione dei materiali utilizzati a livello di micro e/o macrostrutture linguistiche. Tale lavoro si fonda sul presupposto della non possibilità di uno stilema in sé di costituire un altrove rispetto all’esistente, ma è l’inserimento di esso all’interno di un dispositivo di contaminazione a definirne il carattere celebrativo e critico.
4) L’apertura ai dialetti, come alla citazione letteraria e no, è condizionata dal grado di torsione cui vengono sottoposti i materiali per evitare ogni illusione arcadico-purista speculare agli esiti della poesia neoromatica in lingua.
Questo primo convegno vuole essere la prosecuzione del lavoro iniziato nell’ambito delle discussioni di Milanopoesia e l’allargamento del dibattito. La sigla Gruppo ’93 sta a significare più un ambito di discussione che un’associazione, più una molteplicità di confronti che un’omogeneità di poetiche ed in ogni caso sottolinea un certo modo di considerare il lavoro letterario e la figura stessa dello scrittore. In particolare: si dà rilievo alla critica esercitata dai poeti e dai narratori stessi, alle posizioni assunte in sede di progettazione del lavoro intellettuale e alle diverse implicazioni di tale lavoro. Il richiamo al Gruppo ’63 non è in nessun modo dichiarazione di filiazione, piuttosto è un riferimento alle esperienze sperimentali degli ultimi trent’anni considerate privilegiate rispetto a molta produzione più recente contro cui implicitamente o esplicitamente si polemizza. D’altra parte lo scenario culturale appare profondamente mutato, né in tale contesto possono garantire supporti teorici discipline che in passato hanno affiancato il lavoro di scardinamento dellatradizione ermetica e neocrepuscolare. Presso gli autori giovani di cui poc’anzi si è detto, rare se non assenti sono le suggestioni neopositiviste. La stessa ricerca centrata sul significante viene sottratta a qualsiasi progetto che pretenda strategia di liberazione dell’inconscio o particolari rivoluzioni del linguaggio. La stessa polemica nei confronti dell’io lirico tende ad assumerè significati diversi. Se queste note non intendono anticipare posizioni che dovranno emergere dal dibattito, di certo, però, si propongono di offrire alcune ipotesi da vagliare: la stessa descrizione dello scenario attuale è oggetto di discussione, ma pare che almeno per gran parte dei bersagli polemici, e per la loro definizione, si possa ipotizzare un accordo preliminare. E allora l’intimismo, il neo-simbolismo e la ripresa enfatica del mito risulteranno i modi letterari di quella condizione per molti aspetti dominante definita come postmoderna. Nel contesto di una consistente estetizzazione dei linguaggi e della parallela estetizzazione dei consumi, la scrittura poetica e letteraria si trova tra due fuochi: da un lato la massiccia appropriazione dei risultati della ricerca sperimentale da parte della comunicazione sociale, dall’altro il ritorno a poetiche liricoevocative che tacendo de facto tale condizione si riproducono come decorazione e come contrassegno corporativo. Il cosiddetto postmoderno ha operato in senso decorativo perché ha indebolito la funzione corrosiva delle forme estetiche, e il suo significato ideologico-restaurativo èd’immediata applicazione commerciale. La convenzionalità linguistica negli ultimi due decenni ha subito profonde trasformazioni strutturali: il convenzionale tende ad essere, più che un universo di valori, (formali e tematici) una modalità operativa. La neutralità apparente del postmoderno consiste nell’aver proposto come convenzionale la modalità della contaminazione anche perché direttamente fornita dall’assetto tecnologico tendenzialmente indifferente alla specificità del contenuto. In questo senso il postmoderno, oltre ad essere un’ideologia, è anche un sintomo di un mutamento reale della condizione materiale dei linguaggi.
Il lavoro sulla citazione può essere un luogo privilegiato della nuova sperimentazione per le seguenti ragioni: 1) La scrittura letteraria, da sempre considerata nella sua separatezza dalla lingua ordinaria, si ritrova ad operare con effetti di ritorno provocati dall’impatto delle tecniche pubblicitarie sulla lingua:la convenzionalità da sfidare è già costituita da procedimenti estetici altamente codificati (montaggio, collage, pastiche etc). 2) La citazione non è procedimento isolato: si tratta dell’intero sistema della comunicazione sociale che tende a lavorare in tal senso con diversi esiti e con diversi gradi di evidenza. 3) La dissoluzione della tradizione è un fenomeno collegato al massiccio uso di forme estetiche che l’attuale produzione di segni realizza, al conseguente indebolimento del senso oppositivo della forma estetica all’interno dei processi comunicativ. 4) La dimensione referenziale dovrebbe configurarsi nel momento in cui il sistema circolare delle rappresentazioni viene fatto percepire come tale: la brutalità dei rapporti (il senso performativo dei messaggi taciuto dai giochi linguistici) diventa socialmente irrappresentabile se non come effetto indiretto dei dispositivi di contaminazione propri ad un lavoro critico sulla citazione.

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