A proposito delle "Tesi di Lecce"

22 novembre 2003 Il meglio di Baldus
A proposito delle

La liquidazione frettolosa ed interessata di qualsiasi prospettiva "progettuale" del fare letterario, accompagnata dalla giubilazione di ogni pratica (e poetica) oppositiva e sperimentale, è stata conseguenza (nefasta) di un ventennio di storia letteraria nostrana dominato dall’imperversare di neo-orfismi e ne&neo-simbolismi, decostruttivisti e magico-heideggeriani, votati all’easy-reading selvaggio e strettamente legati sa alle strategie e alle stratificazioni della topografia mass-mediologica. Così, la fa (supposta) morte delle ideologie ha partorito una mostruosa macroideologia occulta del vano e del vuoto, scintillante e "prevedibile": l’elastico e pneumatico Nulla del ai post-tutto, presuntuoso come qualsiasi millenarismo, travestimento ultimo, inutile e ta ridicolo, dell’agonizzante storicismo, a cui i post-poetae post-novi hanno offerto, lesti, or la loro poesia come ancella.
Ma il riflusso letterario, l’ondata intimista e neo-romantica non sono solo il riflesso di pi un ritorno all’ordine e di un’involuzione generale della società all’indomani di una di crisi politico-ideale che, in modi più o meno massicci ed evidenti, ha coinvolto anche la produzione letteraria. Il ritorno al mythos e a prospettive "simboliste" coincide con la m forte estetizzazione dei consumi e delle strategie di mercato da cui essi dipendono avvenuta negli ultimi quindici anni e ne rappresenta, in qualche modo, l’estensione culturale, costituendosi, nello stesso tempo, quale espressione sintomatica di un si arretramento (forzoso e forzato) delle problematiche e degli esiti letterari rispetto ai nuovi paesaggi percettivi e ai nuovi "livelli di realtà" venuti alla ribalta della g contemporaneità. Si tratta di una restaurazione, certo, ma ciò è anche segnale di una p debolezza strutturale che la ripresa di una pratica "sperimentale" e "materialistica" e non può non considerare. Occorre, a nostro parere, elaborare risposte critico- d oppositive complesse a problemi complessi, proporre con decisione progetti e pratiche n poetiche che, pur istituendo a proprio fondamento le problematiche, la ricerca e le d indicazioni che sono patrimonio delle esperienze "sperimentali" e "materialistiche" a degli ultimi trent’anni (comprese quelle di esse che possano aver patito di minore risonanza e attenzione di critica e pubblico), sappiano - coscienti dell’azzardo 2 rischioso e "imprevedibile" costituito da un tentativo del genere — superarle ed i innovarle, rendendole atte a cogliere il mutamento globale del referente grazie ad un r mutamento altrettanto globale della testualità e ciò a maggior ragione se è vero, come ( crediamo, che «il vero problema teorico è la ragione pratica della letteratura» (Sanguineti). Ciò significa che non potremo esimerci dal tentare la ricalibrazione di concetti basilari e decisivi dell’orizzonte culturale moderno, sperimentarne nuove inflessioni, creolizzando le diverse vie e i diversi specifici artistico-culturali, coscienti di quanto sia difficile muoversi all’interno dello "sperimentalismo" (letterario) giacché è la sua stessa nozione ad essere sperimentale, ma memori che giusta qualità e giusta tendenza stanno poi nell’inscindibilità dell’extraletterario dell’autonomia dello specifico, e viceversa. Il che, in un certo senso, significa realizzare un ibrido inquietante: l’unione fra istanza extraletteraria dell’avanguardia e istanza di autonomia dello specifico propria dello sperimentalismo. Viaggiare all’interno di una scrittura anti-istituzionale, anti-classica e anti-simbolista, nemica dell’io lirico gonfio di privilegi usurpati, la quale intenda stabilire reti di relazioni piuttosto che immedesimazioni, vuoi dire viaggiare in una scrittura non garantita che ha bisogno, per poter vivere, di un atteggiamento continuamente autocritico da parte dell’autore.<
Da questo punto di vista, l’ipotesi di una tendenza "allegorica" (o di"realismo allegorico"), così come prospettata dalle "Tesi di Lecce", ci pare inneschi un processo salutare di rivitalizzazione e rinnovamento delle "ragioni", nonché dei modi, di un fare letterario che postuli il carattere inconciliato della forma letteraria, se non altro, come sottolineato da Leonetti, per la sua "imprevedibilità. Ci pare che il quadro attuale, con la massiccia estetizzazione della comunicazione sociale che ha comportato, richieda il superamento della prospettiva simbolista e dicotomica tra lingua ordinaria e lingua seconda (poetica) attraverso un tentativo di elaborazione di strategie di contaminazione ed ibridazione (allegorica) che nel pluristilismo e nella polifonicità dialogica trovinò uno strumento d’espressione che parta dalla coscienza dell’impossibilità per un unico stile di costituirsi in altrove rispetto all’esistente, di essere, di per sé, oppositivo, essendo ciò non il risultato di una "soggettività" stilistica ma di una relazione-contraddizione tra stili-individui, di una disarmonia dialogica, di una contaminazione, appunto. Percorrere questra strada richiederà, in primis, la coscienza «dell’esaurimento della maggiore tradizione poetica del moderno, quella del simbolismo e del post-simbolismo» (Luperini), dell’io lirico e dei suoi privilegi emermeneutici e neo-ermeneutici. Occorrono, allora, poetiche che sappiano mettere in gioco tutto il complesso di materiali che la nuova sintassi percettiva e critica si propone di ri-organizzare, anche e soprattutto a partire dalla coscienza della storicità e insieme - contraddittoriamente - della sincronicità del campo letterario. Si tratterà di un lavoro accanito di distorsione e creolizzazione dei materiali (lessicali, sintattici, metrico-ritmici, fonici, ecc.) della tradizione che comporti l’esasperazione del degrado di linguaggi, idioletti e gerghi, a sottolinearne l’artificiosità occultata; che sostituisca alla (inesistente) soggettività poietante ed ontologizzante una regia autoriale astuta-mente razionale nella quale la polifonicità del citazionismo (o, meglio,dell’appropriazione) sia vissuta, benjaminianamente ed allegoricamente, come vendetta, riscatto ed irrisione e che si mescoli con il riutilizzo delle esperienze della poesia sonora e della ricerca intraverbale e delle pratiche di slogatura sintattico-logica dello sprachspiel così come con il ripescaggio di zone basse e bassissime dell’oralità quotidiana. Giacché mai come oggi la sperimentazione è "obbligata" dalla necessità di essere pars construens, proposta di modellizzazione positiva di una soggettività manipolante i flussi di informazione che altrimenti la soffocherebbero senza possibilità di contrastare, neanche a questi minimi livelli, l’irrealtà dominante e l’afasia de facto. Il tutto, ovviamente, con la coscienza chiara di come non ci sia nulla di più destruens di una pars construens che elimini anche gli ultimi relitti-segni del distrutto e liquidi, definitivamente, le vestigia.

La Redazione di "Baldus" dicembre ’89

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