Non sono certo io a dover ricordare ai vescovi che nel Vangelo è scritto che, prima di guardare la pagliuzza nell’occhio altrui, il buon cristiano dovrebbe badare alla trave che ha nel proprio. Certo è, però, che dalle parti di Roma qualcuno deve essersi distratto se, come notato qualche giorno fa dall’Onorevole Villetti, durante la discussione sui PACS, a capitanare l’esercito scatenato contro i diritti di molti, con la scusa farisea che riconoscerli diminuirebbe quelli già goduti da altri, ci sono un bel gruppo di divorziati, separati, conviventi ‘more uxorio’, o, come si sarebbe detto un tempo, concubini. Cos’avrà mai da insegnarci in merito alla difesa della famiglia chi quella famiglia l’ha distrutta già da tempo? Potrà stupire, ma il pio Pier Ferdinando, a norma di legge ecclesiastica, pur frequentando un bel numero di porporati, in chiesa, in quanto convivente, non dovrebbe metterci piede, a causa dello scandalo che la sua pervicace condotta peccaminosa provocherebbe nei fedeli. Scandalo, sì, perché per un cattolico il matrimonio è un sacramento e con i sacramenti non si scherza. Lo stesso dicasi per quel ‘piacione’ dell’ex-premier, anche lui contrario alle coppie di fatto, ma divorziato, risposato e, a quanto sostiene la moglie (e le cronache), anche un po’ fedifrago. Il problema vero, insomma, non è che la CEI sia chiusa alle novità, quanto che, in alcuni casi, lo sia troppo: cosa aspetta a fare una ramanzina a questi signori per far cessare lo scandalo (quello vero), o almeno a ricordar loro che fu Gesù a dire: chi è senza peccato scagli la prima pietra?
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