Cana una volta era un posto dove si celebravano matrimoni. Ora è diventato un cimitero di bambini. Le bombe israeliane, quelle tradizionali, o le cluster, o le nuove, sconosciute armi chimiche e al laser, il cui uso nel sud del Libano è stato recentemente denunciato da Alex Zanotelli, hanno cancellato con un solo colpo di spugna un’intera pagina dei Vangeli. E stanno dimostrando, anche a chi ancora non ci crede, o fa finta di non accorgersene, cos’è diventata la guerra oggi: non più una carneficina in cui soldati nemici si scannano all’arma bianca, o a colpi di cannone, ma un orrendo videogioco in cui l’unico compito dei militari è quello di premere bottoni dopo aver inquadrato l’obbiettivo, un gioco in cui a morire sono quasi esclusivamente civili, in cui le divise non si macchiano di sangue, in cui la morte degli altri è solo un’inferenza logica, o l’eco lontana di un esplosione, l’immagine sfocata di un corpo che si contorce al centro del visore ad infrarossi: una faccenda in cui gli unici corpi coinvolti sono quelli dei civili, macellati a branchi, spellati dal fosforo bianco. Ed è evidente a chiunque abbia un minimo di onestà intellettuale che condannare la politica del governo israeliano, che per liberare due uomini ha già provocato centinaia di vittime innocenti, con l’antisemitismo non c’entra nulla. Che a compiere questa barbarie, o a rinchiudere la popolazione palestinese in un enorme lager a cielo aperto, siano i discendenti di coloro che hanno dovuto subire l’orrore di Auschwitz non è una giustificazione. Anzi direi che è una inescusabile, terribile aggravante.
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