Che la Scuola Pubblica italiana sia una barca che fa acqua da tutte le parti non è certo un segreto. Non fossero bastati i deliri neo-imprenditoriali di Berlinguer (erano tempi che si era tutti liberisti, anche a sinistra, e si inneggiava ai Presidi-manager) è poi arrivata la Ministra Letizia Attila Moratti a completare l’opera e bisogna darle atto che sta portando a termine il suo compito con professionalità assoluta, tra fondi regalati alle scuole cattoliche, censura a go-gò sui libri di testo, una Controriforma delle Elementari e delle Medie che fa rabbrividire, per finire con la Devoluzione, insomma con lo scempio spezzettato di quella che una volta (in fondo pochi anni fa) era comunque una scuola pubblica di livello europeo.
Della scuola italiana, così, è rimasto ben poco, oltre al nome, e Scuola Pubblica rischia di essere presto una parola che indica il nulla, come un marchio, o un brand…
Naturalmente, che la scuola pubblica fosse destinata ad essere presto solo un brand Attila Moratti l’ha capito subito, da quel fior di imprenditrice che è, e ha agito di conseguenza, inondando di gadget tutte le scuole e le famiglie italiane, in quantità inversamente proporzionale ai tagli di personale e di fondi. Un po’ come il pullulare degli spot della Cirio, o della Parmalat, prima del crack. Visto che la scuola vera è a pezzi, perché non inventarsene una di virtuale, facendola vivere in agende promozionali, depliant, manifesti? Una scuola virtuale è più facile da gestire, costa meno ed è più competitiva, se poi è solo per ricchi anche meglio: i ricchi – si sa – essendo liberisticamente pragmatici, si pagheranno i servizi che mancano, mentre i poveri – notoriamente più difficili da addomesticare su certi temi – sarà meglio mandarli all’Avviamento Professionale (un tempo si diceva così) che di operai, meccanici e netturbini c’è sempre bisogno. Per gli extra-comunitari sezioni staccate direttamente presso i CPT…
Fanno bene allora gli studenti sardi – che di scuola ne vogliono una vera e democratica – a riunire tutti i gadget letizieschi per restituirli all’inclita mittente. Chissà quante tonnellate di carta hanno messo su, tra agende e depliant vari. Che farà mai con tutta quella cartaccia il Direttore Scolastico Regionale, Armando Pietrella, un Moratti-boy più letiziesco della stessa Letizia?
Io un’idea (imprenditoriale, naturalmente) ce l’avrei: se Pietrella prova a vendere tutto come carta riciclata, magari trova qualche lira per iniziare a restituire alla scuola pubblica sarda quanto la Moratti ha provveduto a far sparire in questi anni. Sarà una goccia nel mare, ma è sempre meglio di niente.
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