Marmo, Nove, Ventroni. Tre libri che lasciano il segno.

20 luglio 2005 Articoli e recensioni
Marmo, Nove, Ventroni. Tre libri che lasciano il segno.

Il Premio Antonio Delfini di poesia, che si tiene a Modena grazie all’iniziativa di Nanni Balestrini, Achille Bonito Oliva ed Emilio Mazzoli, è giunto ormai alla terza edizione, continuando a selezionare cinque autori di cui edita in tiratura limitata i testi, accoppiando loro le illustrazioni di artisti contemporanei e racchiudendoli in un cofanetto, opera quest’anno di Luigi Ontani. Nell’edizione che ha conferito il riconoscimento internazionale al poeta americano Robert Creeley, recentemente scomparso, a vincere, ex aequo, sono stati Giovanna Marmo e Aldo Nove. Fata morta, di Giovanna Marmo è certamente la migliore raccolta della poetessa e performer napoletana, che mostra i segnali di una rilevante maturazione stilistica che le consente di mettere a frutto gli interessanti esperimenti del suo precedente testo con CD, Sex in Legoland. Scrittura asciugata sino all’inverosimile, povera e semplificata a livelli che avrebbero fatto la felicità di un ’concretista’, quella di Giovanna Marmo è una lingua di luoghi, di determinazioni spaziali essenziali, in cui l’enunciazione poetica è possibile solo a patto di saper prima tirare le coordinate spaziali del soggetto, d’essere capaci di allocarlo: «Vivo in una casa che cammina»; «fantasma subacqueo ti immagino / muoverti dietro una lente / (…) Rimani lì»; «Vivo / nella bocca del cane. / Ti mostro la palude del mio ventre / senza fondo». La parola colloca nello spazio, aggancia a una cronologia di eventi semplici, e spesso tra loro ’slogati’ più che slegati: «Oggi, pali stanchi con mani vuote / Ieri, la corda sporca e il collo sudato, / sembri morto mentre dormi». Sembra quasi che la poesia abbia il solo compito di scoprire ciò che è già nella trama dell’accadere, sottolineandolo e indicandolo con le parole, senza assumersi mai, a nessun titolo e per nessun motivo, l’ybris creatrice, né, tanto meno, l’effusione, proponendo l’io poetante piuttosto come una resistente rovina, come un segno di sopravvivenza, un ostinato tentativo d’orizzontarsi di quella ’fata morta’ che è ormai divenuta la lirica: «Guardami. / sono la tua fata morta, sono il tuo specchio, / la mia dolce vendetta e / non ho voce». E’ una poesia fatta di privazioni, pause, respiri, che assume tutte le sue valenze nell’esecuzione della sua autrice, in quel suo dire cantilenante, a strappi successivi, apparentemente svagato, quasi attonito, in cui le pause sono il luogo del ritmo, tanto quanto quello dell’immaginazione.
Aldo Nove ha presentato un testo altrettanto convincente e stilisticamente maturo, quasi una costola, resa più crudele dal passare del tempo, del precedente Fuoco su Babilonia. Anche nel caso di questo La merce invenduta piange, il tono di fondo è l’inconfondibile lirismo degradato, quasi da griot postmoderno e balbuziente, che assume però toni insieme sempre più politici e quasi terrificati come nell’allucinato Psalterium («La vita è come una pasticceria / di fighe e culi e tette e kinder brioss / e stereo DVD e poi c’è la morte / e prima di morire quello che / si deve fare / è divorare tutto / morire a pancia piena …»), o nell’intensissima La fine di un amore, dove di colpo la balbuzie si converte in fluida melodia rimata, che sa di ballata cavalcantesca: «cosa tra cose e cose è la memoria / cosa che in casa non trattiene sposa / rosa che il tempo sfalda dolorosa / fino a che il tempo infine non riposa».
Ma il referto sarebbe incompleto se non si dedicasse almeno una citazione ad un’altra dei finalisti, Sara Ventroni, e al suo Nel gasometro. Frutto di limature e aggiustamenti inintermessi, il testo della poetessa romana è pura chirurgia della lingua, plastica della sintassi, alla ricerca di un calco metropolitano che catturi dentro di sé un frammento anche minimo del reale, con esiti a volte stupefacenti che vanno dal visionario sino alla geometria spietata di un realismo di secondo grado, ambivalente e materialmente linguistico.

Premio di Poesia Antonio Delfini - 2005
Giovanna Marmo, Fata morta, (disegni di Giovanni Frangi)
Aldo Nove, La merce invenduta piange, (timbri di Liliana Moro)
Sara Ventroni, Nel Gasometro (tempere di Marco Neri)
Robert Creeley, On Earth (copertina e illustrazioni di Nicola De Maria, trad. M.T. Carbone e A. Goldoni)
Cofanetto di Luigi Ontani
Emilio Mazzoli Editore. e.n.f.c.

Altro in Articoli e recensioni

1 Messaggio

Altro in Teoria e critica