Ma il cielo è sempre più blu - un’antologia mai nata di Aldo Nove e Lello Voce Pee-Jay’s

21 febbraio 2005 Saggi
Ma il cielo è sempre più blu - un’antologia mai nata di Aldo Nove e Lello Voce Pee-Jay’s

Ma il cielo è sempre più blu riunisce, per la cura di Aldo Nove e Lello Voce, testi di 45 poeti e operatori della parola scritta, o cantata delle ultime generazioni, scelti senza preclusioni di scuola o di genere, ma solo in base alla loro capacità di comunicare, esprimere, analizzare, criticare la realtà dell’ Italia contemporanea.


Questa che vi racconto è una storia singolare, per certi versi triste, per altri paradossale, o addirittura ridicola, se non altro in senso ’kunderiano’: la storia di un’antologia di poesia mai nata, la prima del nuovo millennio, che io e Aldo Nove realizzammo nel 2002 e che da allora, pur essendo stata opzionata da vari editori, non è poi mai stata editata e che ora io vi offro in formato digitale, perché comunque viva, nonostante l’ignavia editoriale e la sfortuna nera che l’ha perseguitata.
Sia come sia essa è stata e resta la prima crestomazia italiana del Terzo Millennio ed abbiamo la ybris di pensare che sia stata anche la prima, dopo anni, a presentarsi in modo innovativo, a voler essere qualcosa in più di un mero catalogo del gusto dei curatori. Come sia stato composto quest’album (così lo abbiamo chiamato, e a ragione) e perché io e Aldo abbiamo voluto denominarci PeeJay’s piuttosto che curatori, lo scoprirete leggendo il primo scritto che segue (che altro non è che la presentazione editoriale del libro) e gustandovi la nostra e-introduzione qui in basso. Io mi limito a ricostruirne, senza commenti, la storia editoriale.
Il mensile Kult mi chiese nel 2001 di curare un’antologia poetica che avrebbe dovuto uscire come supplemento del mensile. Io invitai Aldo ad unirsi all’impresa e concepimmo l’idea di fare un’antologia che fosse anche una fotografia del presente italiano, al di là di stili e poetiche. Il titolo ’gaetaniano’ lo inventai io: mi piaceva l’idea utopica e sarcastica che c’è in quel verso, ammiro Gaetano da sempre e mi pareva che quella fosse la situazione della poesia in Italia: messa ai margini ma strabordante di idee, sogni, sperimentazioni: più viva che mai.
Terminato il lavoro (che è stata un’esperienza indimenticabile per intensità) iniziano le disdette. Kult perde improvvisamente lo sponsor che garantiva l’uscita del supplemento. L’operazione si blocca, ma la Direzione, generosamente, stampa comunque 500 copie del libro per permetterci di distribuirlo durante il festival "romapoesia". Metà delle copie è però fallata da errori marchiani di impaginazione ed è da buttare.
Cerchiamo allora di proporla ad altri. Tutti sono interessatissimi (contattiamo Mondadori, Sironi, Einaudi Stile Libero) ma alla fine, chi per una ragione, chi per un’altra, tutti si tirano indietro.
Tento allora la carta dei quotidiani: creo una joint-venture tra Unità e Sossella editore. Il coraggiosissimo Sossella tratta per mesi, vengono fatti sondaggi (tutti ultra-positivi) per verificare la vendibilità del prodotto, viene anche realizzata una prova grafica del libro, davvero bellissima, ad opera dell’ufficio grafico di Sossella (trovate qui qualche esempio a piè dell’introduzione). Tutto inutile. Anche quella strada, inspiegabilmente si chiude e Sossella deve ritirarsi dall’impresa.
L’antologia viene allora presa da Testo Immagine, ottimo editore torinese. Purtroppo, da un momento all’altro, la proprietà cambia, e con lei anche la politica editoriale. L’antologia viene nuovamente rifiutata. Siamo a fine 2004. La storia finisce qui.
Anzi qui inizia, perché da oggi, sia pure in formato word, E il cielo è sempre più blu viene pubblicata per davvero e definitivamente, alla faccia di tutte le sfortune e pure di quel bel tomo di Panariello che, nel frattempo, ci ha - come dire? squalificato (sputtanato?) il titolo. Molto è cambiato dal 2001 e forse oggi ci sarebbero nuovi autori da inserire, ma, a parte questo, di questa antologia non cambierei una virgola. E nonostante nessuno l’abbia editata io resto orgoglioso di averla inventata e realizzata con Aldo Nove.
Qui di seguito trovate la descrizione dell’ antologia e, più in basso, l’intro, mia e di Aldo Nove. Ciccando in basso potrete scaricare il testo nella sua completezza, che, manco a dirlo, è assolutamente copyleft.
Lello Voce - febbraio 2005

Ma il cielo è sempre più blu riunisce, per la cura di Aldo Nove e Lello Voce, testi di 45 poeti e operatori della parola scritta, o cantata delle ultime generazioni, scelti senza preclusioni di scuola o di genere, ma solo in base alla loro capacità di comunicare, esprimere, analizzare, criticare la realtà dell’ Italia contemporanea. Sono presenti, tra gli altri, testi di Gabriele Frasca, Mariano Baino, Tiziano Scarpa, Raul Montanari, Isabella Santacroce, Giulio Mozzi, Gian Mario Villalta, Aldo Nove, Lello Voce, Biagio Cepollaro, Elisa Biagini, Florinda Fusco, Tommaso Ottonieri, Giuliano Mesa, Rosaria Lo Russo, Fabrizio Lombardo, Christian Raimo, Sara Ventroni, Frankie Hi NRG, Elio e Le Storie Tese, Stefano Raspini, Tommaso Labranca, Marco Berisso, Paolo Gentiluomo, SparaJurij Lab, Giuseppe Caliceti, ecc. Pur essendo, a conti fatti, la prima antologia di poesia del nuovo millennio, in realtà si tratta di un testo costruito in modo molto particolare e che poco ha a che fare con il modello tradizionale di un’antologia di poesia. Diviso in dieci capitoli tematici (Le rovine, I ruoli, Il lavoro, La discoteca, Il sesso, La memoria, La violenza, L’amore, Le merci, La lingua ) preceduti da un’introduzione di Nove e Voce, il volume riunisce i testi dei poeti collegandoli tra loro grazie a una serie di inserti in prosa dei curatori, facendo in maniera tale che le singole poesie si integrino in un discorso collettivo (in una ’storia’) senza perdere nulla dei propri caratteri individuali. Il risultato, oltre a quello di un panorama di quanto c’è di meglio della nuova poesia italiana, è uno spaccato della nostra contemporaneità, disegnato attraverso gli occhi, i pensieri, le sensazioni degli autori. Una storia, che può essere letta di seguito, o, invece, sezionata nei quadri singoli offerti da ogni singola lirica.

Qualche mail d’introduzione

To: Lello Voce (lellovoce@libero.it)
From: Aldo Nove (tarcisio@betam.it)
Subject: Introduzione

Caro Lello,
leggo in un quotidiano che, secondo una recente ricerca, gli abitanti di Tokyo non sono più in grado di trattenere un’informazione per un periodo superiore a sei mesi. Si parla di Giappone, ma non credo che da noi sia diverso… Nella raffica di notizie o parvenze di notizie che ci travolge quotidianamente è difficilissimo isolare ciò che merita di restare al vaglio di una cronologia dei giorni che si fa sempre più asfittica, ansiosa se non addirittura improbabile. Mi vengono in mente, alla rinfusa, alcuni versi, dal "noi ci amiamo come papavero e memoria" di Paul Celan, consapevole quasi profeticamente del legame attuale tra resistenza (all’usura delle informazioni) e smemoratezza, o ancora, più vicino a noi, "si mescola un vero buio logico al deficit di memoria" di Milo de Angelis...

To: Aldo Nove (tarcisio@betam.it)
From: Lello Voce (lellovoce@libero.it)
Subject: Introduzione

Caro Aldo,
cosa avrà dunque da fare, che luoghi dovrà abitare, che compiti potrà mai svolgere in questo mondo dell’effimera smemoratezza, la poesia, quella che appena ieri vinceva "di mille secoli il silenzio" e che già da un po’, però, aveva conosciuto la via della negavità montaliana, del ciò che non siamo e ciò che non vogliamo? Proprio lei che era anche e soprattutto memoria, anzi memorabilità? Sembrerà paradossale, ma credo che in primis valga Pagliarani e - in questo mondo in cui la realtà è fatta da linguaggi-macchina - il suo ’tenere in esercizio la lingua’. Poi il coraggio di rischiare di nuovo a raccontare, come fa l’Elettra di Balestrini. O riprogettare, ricostruire, come immaginava, nei Settanta, Patrizia Vicinelli, «Disse che anche la poesia andava detta / in un altro modo, perché servisse ad altre schiere, / e perché diventasse movimento attivo / senza ritorno, ogni volta che il desiderio / avesse preso una forma». Una nuova epica (o una nuova lirica - se preferisci), fatta di voce ad alta voce, del coraggio di avere di nuovo, proprio oggi, nel presente dell’eterno presente, nostalgia del futuro e capacità di ridare memorabilità al passato. Insomma, avvelenare le fonti ed essere astuti come colombe. Ma mi pare che così, citando citando, abbiamo ormai confuso le acque abbastanza, circuitando il diavolo e l’acqua santa: possiamo essere soddisfatti. Visto che sembra che abbiamo, noi poeti e la poesia, l’obbligo - per sopravvivere - d’essere - oggi e qui - leggeri, portatili e spietati.

To: Lello Voce (lellovoce@libero.it)
From: Aldo Nove (tarcisio@betam.it)
Subject: Introduzione

Leggeri, portatili e spietati. Che non vuol dire affatto semplicizzati, massificati, resi conformi al frullatore esistenziale e semiotico (permettimi una citazione, l’ultima!, da Balestrini ancora: "L’arte dell’impazienza / sovrappone un’altra immagine / mentre passiamo bruciando") in cui ci troviamo (o meglio: da cui siamo costantemente trovati, e in cui siamo usati e consumati…). La poesia è diabolica (solve et coagula et solve) o non è. La poesia fa casino. La poesia, come uno spettro, disturba i sogni quieti di chi l’ha uccisa a suon di estratti conto e mutui agevolati + sorrisi di Tetra BrickÒ laccati. E’ che oggi il Diavolo dorme i suoi sogni più schizofrenici, e invece di ordire la rivoluzione si confessa e si promette altro da sé. Il Diavolo da troppi anni ha perso la memoria, si è dimenticato chi è e compie ogni giorno la sua oscena abiura, indossando vesti stucchevoli e fingendosi, per questo, Dio. Mi viene in mente il coprotagonista del Silenzio degli innocenti: ricordi? Buffalo Bill, che si fingeva donna e Dio indossando la pelle delle ragazze che aveva rapito e ucciso. Immaginiamo invece che il Diavolo si risvegli, e di buon umore, e decida di fare baccano come gli è proprio. Che voglia tornare a divertirsi e riscopra il carnevale, la sua forza dirompente. In più cercando e interpretando quello che di continuo finisce nelle spazzature perché ci hanno ordinato di non vederlo, di buttarlo: rovesciare, dicendolo tutto, il mondo alla rovescia in cui viviamo, quello sorvegliato dal progetto "pace duratura" - se mai definizione possa essere stata più atrocemente cinica di questa boutade del capo del nuovo ordine mondiale. La stagione di un nuovo impegno…

To: Aldo Nove (tarcisio@betam.it)
From: Lello Voce (lellovoce@libero.it)
Subject: Introduzione

Ma se questo sarà avanguardia, non sarà l’avanguardia che sta davanti (e come potrebbe, senza un’adeguata filosofia della storia che ce la metta e la metta in condizione di immaginare uno ed un solo futuro?), sarà piuttosto quella che va intorno, che cerca, sperimenta, esplora, o se sarà lirica non sarà certo lirica dell’io (e come potrebbe, visto che l’io non c’è più, è esploso in mille frammenti, diverge da se stesso, non sa più immaginarsi?), piuttosto del corpo, delle materie, che nega se stessa senza alcun malinconico rimpianto. Pur senza essere ’nuovo’, tutto sarà ’di nuovo’. Più diverso che mai. Nuovo ramo, nato dalle stesse radici. Mutazione genetica dei generi, trans-genderismo delle forme e dei linguaggi…

To: Lello Voce (lellovoce@libero.it)
From: Aldo Nove (tarcisio@betam.it)
Subject: Introduzione

Nuovo bellino simpatico corazzato alle offese del tempo sfuggente impossibile perdente. E anche vincente su tutti i campi degradabile antipatico ma innanzitutto sottratto per sempre alle intemperanze di quelli che Leopardi chiamava almanacchi e che sono il cicaleccio del "pubblico della poesia", il mercato asfittico dei versi e il loro biliare farsi all’angolo della Storia. Senti cosa diceva Roland Barthes: "Non appena viene proferita, fosse anche nel più profondo intimo del soggetto, la lingua entra al servizio del potere". Invece al potere si possono fare pernacchie utopiche e sonoramente squassanti. Una forma di disservizio molto impegnato, molto nuovo. Così, invece di fare un’antologia di poesia, un inventario cioè dei piccoli poteri allo specchio, dove ciò che conta è chi c’è e dove a far testo sono le magagne che ne seguono per l’esaltazione patetica di chi appunto c’è assieme all’altrettanto patetica tristezza, negli almanacchi accigliati, di chi non c’è, - ecco io vorrei tanto raccontare una storia in cui non fosse, per una volta, l’io a crogiolarsi davanti all’ennesimo specchio truccato: il canto delle macerie sotto un cielo che diventa sempre più blu sempre più nuovo nostro malgrado…

Altro in Saggi

1 Messaggio

  • ma dimmi (visto che la poesia ha una sua pesantessa e funzione di rottura del ’consueto quotidiano’) e che il denaro sembra essere il deus ex machina dell’andare avanti. dimmi quanto costa secondo i preventivi che hai ricevuto dai pubblicatori?
    Perchè io lascerei l’antologia così come è e comunque, se fossi in voi, in barba a tutte le sfortune, persisterei a cercare...
    Perchè qui non si tratta solo di denaro ma di avere la capacità di bucare la pagina con la poesia.
    Io ho sembre la convinzione che, se procuri la pecunia, qualche coraggioso ’don chisciotte’ si trova.
    Allora,come dicono gli americani: how much does it cost?
    Abbraccio e persisti
    Rosemary

Altro in Teoria e critica