Letteratura e reale [3]: qualche timida e sommessa domanda a Moresco & Co.

28 febbraio 2004 Letteratura e arti
Letteratura e reale [3]: qualche timida e sommessa domanda a Moresco & Co.

L’idea mi è venuta leggendo l’intervento di Moresco, oggi su L’Unità: è vero, la Rete ci permette di essere più liberi (e mi fa piacere che persino Moresco se ne sia accorto) allora, non ritenendo cortese continuare a tediare la redazione del giornale con cui collaboro con la richiesta di avere spazio per rispondere a questo o a quello, ho pensato che questo sito fosse il posto giusto per continuare un po’ il discorso. Voi che leggete (pochi o tanti che siete) vi prego, diffondete: non ho l’indirizzo mail di molti che cito e meno che mai di Moresco, così magari (col passaparola, e il copia-incolla) qualcuno di loro legge e infine risponde alle mie piccole e modeste domande… Che nell’ordine sono:

1) E’ colpa mia se Carla Benedetti aggredisce Luperini inveendo, arrivando al punto di chiedere al Direttore de L’Unità di non pubblicare più certi interventi? Sono io che sono in malafede, o una roba del genere è un invito alla censura (se possibile preventiva)? Coi tempi che corrono, non mi pare cosa di buon gusto… Eppure c’è chi protesta (anche in alto loco) dicendo che il mio articolo è pieno di «insulti» , solo perché ho ritorto contro Cotroneo un termine da lui stesso usato nel suo intervento - ’scrittori da premiopoli’ -, mentre un mio amico scrittore mi ha mandato un SMS scandalizzato, sostenendo che il termine ’Professoressa’, da me accostato al nome di Carla Benedetti, è un (rieccoci!) «insulto maschilista»… Maschilista, sì, avete letto bene… Non è che c’è qualcuno tra noi che ha dosi un po’ troppo massicce di ego ed amor proprio? Eppure io non ho mai detto a Carla Benedetti di vergognarsi e tacere, non l’ho definita un vecchio arnese della critica. Né ho dato a Moresco, o a Scarpa del ’padrino’. Mi sono limitato a dire che Busi era narcisista e criticamente ’autistico’. Che Cotroneo non mi sembrava la persona più adatta a impersonare la letteratura di ricerca in Italia. Ordinaria amministrazione letteraria, mi pare. Non ho chiesto che i pezzi di Busi non fossero più pubblicati, perché insultava Gramsci sul giornale fondato da Gramsci… Perché Carla Benedetti (o Busi, o Scarpa) può alzare la voce con chi gli pare e io non posso nemmeno sottolinearne l’arrogante maleducazione? Facendo così nego a Benedetti e a Busi il diritto di difendersi? Moresco lo crede davvero? E difendersi da che cosa poi? Non mi pare che Luperini li attaccasse personalmente nel suo intervento…

2) E’ una sorta di riflesso condizionato, un atteggiamento pavloviano, o che altro, quello che colpisce molti dei coinvolti in questo dibattito ( e in quello precedente, nato da un pezzo di Covacich)… L’intervento di Moresco non fa eccezione, purtroppo. Non puoi dire che, secondo te, così in Italia non va , che loro subito rispondono: ma allora non hai letto i miei libri… Che dire? Potremmo chiamarlo il Riflesso del Piazzista… O del Berluscone, che della categoria è l’indiscusso Ur-leader. Sarò invecchiato, ma una volta non si faceva così… era considerato maleducato. Per carità… i tempi cambiano, sono io che devo adeguarmi… Certo che una volta si sarebbe detto che eravamo di fronte a una risposta di tipo schiettamente (e tristemente) corporativo. E mia nonna avrebbe risolto la faccenda col proverbiale : chi si loda s’imbroda….

3) Scrittori dal fronte occidentale (con la cui citazione ossessiva Scarpa, Moresco e Benedetti interpolano i loro interventi, Busi no, quel libro non l’ha scritto lui, e dunque semplicemente non esiste, è irrilevante) è, a mio opinabilissimo parere, un pessimo contributo alla discussione attorno alla guerra, quanto di più schiettamente ’letterario’ (dunque inutile e, per l’appunto, corporativo) mi sia capitato di leggere. L’introduzione para-futurista di Moresco era certo quello che mi ha più negativamente colpito (sottoscrivo ogni parola che al proposito ha detto Andrea Cortellessa), seguito a ruota da quello di Carla Benedetti . Mi spiace, ma la penso così. Peccato che invece Moresco non avesse niente da dire nei giorni di Genova (allora, non oggi, dopo due anni) e che non ricordo una ed una sola parola di questi due intellettuali ’disobbedienti’ ( non parlo di Genna, o di Evangelisti, di Nove, di Wu Ming, o di Philopat, o di quelli che Moresco considererebbe vecchi arnesi dell’Avanguardia, come Balestrini, che invece la loro l’hanno detta, eccome) a proposito di tale argomento. Poco ’letterario’ evidentemente. Ma posso sbagliarmi, non leggo tutto, proprio non ce la faccio, al contrario di Moresco, e così potrebbero essermi sfuggiti i loro interventi, che nel caso leggerò con piacere… Insomma, sia detto senza ironia, aspetto con fiducia che mi si smentisca, io mi cospargerò il capo di cenere, ma magari - per una volta - ci troveremo poi tutti d’accordo su qualcosa e cercheremo di renderci utili assieme, visto che si avvicina la data di un processo importante a ragazzi che si sono limitati a difendersi da pestaggi selvaggi e un intervento di autori così ’visibili’ come Moresco, o Busi, potrebbe essere cosa augurabile e di qualche efficacia…

4)A qualcuno di costoro è venuto in mente che io di mestiere faccio - con tutti i miei evidentissimi limiti, per carità - il poeta e lo scrittore e che avrei potuto legittimamente rispondere anch’io a Luperini (il quale certo non mi pone fuori dal mazzo) che non aveva letto Farfalle da combattimento, o Eroina? (tra l’altro, Moresco, lui, li ha letti i miei libri? Se non lo ha fatto, non ammetterò mai di aver letto i suoi…). A qualcuno di costoro è forse venuto in mente che il problema posto da Luperini non fosse relativo al valore dei singoli, ma alla capacità nostra collettiva (anche di Luperini stesso) di aprire dibattiti ed approfondimenti seri, decisivi? A qualcuno di costoro è venuto in mente che esiste la possibilità di aver letto e navigato tutto ciò che loro indicano e di continuare a pensare che in Italia la faccenda sia comunque triste? O che ci sia qualcuno (un vecchio critico, o un giovane ’ometto, gregario del potere’) che possa continuare a credere che il problema della critica e della storiografia letteraria italiana non sia quello di scegliere tra Calvino e Pasolini (ma il correttore automatico del mio PC mi suggerisce insistentemente, chissà perché, Pisolini… ), ma che piuttosto bisognerebbe parlare di Villa, Pizzuto, Cacciatore, Spatola, Porta, Lombardi, Delfini, Calzavara, Morselli e via così?
Io da anni vado sostenendo, nei pochi spazi pubblici che ho a disposizione, che in Italia c’è una splendida generazione di nuovi poeti, ad esempio, e non ho percepito quanto diceva Luperini come un attacco a questi nuovi ottimi poeti, né a me, anzi, guarda un po’, proprio il contrario. Chi vuole può leggere su questo stesso sito quanto ebbi a rispondere a un poeta che stimo profondamente, Edoardo Sanguineti, a proposito di un suo: après moi le dèluge, pronunciato durante il Convegno bolognese dedicato ai quarant’anni del Gruppo 63; ho fatto parte del Gruppo 93, che pure Luperini ha sostenuto, eppure non ho mai pensato che Luperini o Sanguineti stessero sottovalutando il mio lavoro, non l’ho pensato semplicemente perché non mi sembrava il punto principale da discutere. Mi pareva che ci fosse un problema "generale" da discutere, e non mi sembra bello confondere se stessi con la globalità del reale... Sbagliavo?

5) Quale sarebbe il potere - evidentemente ’gregario’ -che gestisce il sottoscritto? Quello di recensire qualche libro su L’Unità? Al contrario di Moresco, di Benedetti, di Scarpa, di Busi, io ho pubblicato da un editore ’visibile’ solo una volta nella mia vita, e ancora non mi capacito di come sia potuto accadere tale sproposito. I miei romanzi vengono rifiutati da anni dalle case editrici ’visibili’, quelle che pubblicano Busi, Moresco, Cotroneo, ecc. ecc, alcune gestite magari da sinceri estimatori ed amici di Moresco, perché (la risposta standard è questa) pur se scritti benissimo, trattano temi «abusati, di cui non vale la pena di parlare», che poi sarebbero tossicodipendenza e reclusione… Io oramai non ci credo più e penso - più semplicemente - che probabilmente ho scritto due brutti romanzi e che loro sono gentili con me e mi dicono così per non ferire il mio amor proprio. Moresco chieda informazioni a Tiziano Scarpa, mio caro amico, e gliene racconterà delle belle. A Moresco (o a Carla Benedetti, o a Busi) è mai accaduto di ricevere da una nota casa editrice ’visibile’ una lettera nella quale - dopo un’analisi entusiasta dei suoi versi - lo si metteva a giorno del fatto che però non si sarebbe pubblicato il libro in quanto di poeta facente parte del famoso e malnato Gruppo 93 «che non rientra(va) nelle scelte editoriali della Casa Editrice [sic! Con le maiuscole!]»? Se vuole posso mostrargliela… Tutto ciò - scusandomi sentitamente con tutti i lettori per la citazione patetica dei ridicolissimi e irrilevanti miei guai personali - mi dà almeno il diritto di farmi una grassa risata quando Busi si atteggia a censurato? Cosa pensano Moresco e Scarpa del fatto che mi si sia stato impedito di partecipare a un dibattito, solo perché ero critico con Busi, prestigioso collaboratore della testata ? Busi è un ’padrino’? Se sì, perché non lo hanno detto?

6) Davvero Moresco pensa che le Avanguardie «abbiano sempre cercato di rendere difficile la vita agli scrittori del nostro paese»? A chi? A Bassani, a Pratolini? a Pasolini? a Scarpa? E come? Mi spieghi e sarò solidale con lui, ma intanto non pensa che questo suo auto-proporre sé e il proprio lavoro come la soluzione al problema puzzi tanto di vecchia Avanguardia?

7) Cosa ne pensa Moresco, ’disobbediente e incontrollabile’ delle leggi sul copy e, nel caso sia contrario, cosa aspetta (lui, Busi e tutti gli scrittori e i critici «incontrollabili e disobbedienti» come lui) a mettere in rete, in copyleft i suoi scritti pubblicati ed attualmente in distribuzione, come segno tangibile della sua scelta politica? E tutti coloro che concordano con lui in questa polemica, che sono il nuovo che avanza e che magari svolgono mansioni di rilievo nelle major di questo paese, editor o responsabili di collane, sarebbero disponibili a firmare contro il copyright e a lottare materialmente, a partire dal loro posto di lavoro, per far sì che leggi medievali e fasciste come queste siano abolite? Se sì avvertitemi e solidarizzerò immediatamente con tutti loro...

8) E’ d’accordo sul fatto che una parte rilevante della Sinistra italiana abbia cavalcato per anni il Debolismo, affermato la morte delle ideologie, e che oggi, molti di costoro sono lì in prima fila a strepitare per l’impegno politico anti-Berlusconi? E, se concorda, non ritiene che sia di qualche utilità sottolinearlo?

9) Concorda sul fatto che la politica ’scolastica’ dei governi di certa Sinistra è stata ambiguamente e selvaggiamente liberista e che è stata certa Sinistra, per prima, a introdurre in Italia la cosiddetta scuola-azienda e i presidi manager e che ha addirittura provato a discriminare e a spaccare la categoria con la proposta dell’immondo concorsone? Non valeva la pena di parlarne un po’, cogliendo l’occasione, piuttosto che riempire righe e righe col tormentone del "ma quanto siamo bravi noi, e quanto sono ciechi quelli che non lo ammettono"...?

10) Moresco è del parere di Busi a proposito del giudizio che lo Yepes (Narciso) Busi dà della lingua di Gramsci? Posso avere fiducia che almeno lui conosca tutti gli studi dedicati a tale tema?

11) Cosa pensa Moresco delle pagine intere che alcuni quotidiani della sinistra snob hanno dedicato a fenomeni come Sanremo, dei peana su Celentano - geniale interprete della TV progressista-, o dei salamelecchi che alcuni dei blog che lui cita hanno dedicato recentemente al neo-petrarchismo di certi poeti , Mario Benedetti, ad esempio… Come funziona la nuova letteratura italiana: un sonetto petrarchista, se viene promosso in Rete, diventa la novità decisiva del nostro panorama poetico…?

12) Cosa ha da dire (autorevolmente, come gli si conviene) sui problemi riguardanti la ’forma’ romanzo da me posti nel mio intervento (così magari cominciamo a parlare in modo davvero produttivo e utile)?

13) Quali, tra i seguenti insulti contenuti nel suo scritto su L’Unità, posso considerare come direttamente rivolto a me, tanto per potermi regolare… Purtroppo, al contrario mio - uso ad indicare nome proprio ed attributo quando attacco qualcuno (es: Busi , è un narcisista; Benedetti, è arrogante e intimidatoria), lui, invece, si limita agli attributi , dimenticandosi i nomi propri…: a) gregario, b) ometto, c) superficiale, d) appartenente a piccole congreghe, e) intellettuale cortigiano abituato a fare il servo, f) piccolo guardaspalle con i piedi dentro dieci scarpe.

Una risata, abbiate fiducia, ci seppellirà…

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21 Messaggi del forum

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  • Errata corrige: naturalmente, Umana gloria di MARIO Benedetti, e non di CARLO.

    P.S. Quando ho parlato di monopolio, non sostenevo che Nazione Indiana ha voluto e intenzionalmente costruito un "monopolio culturale", cosa che non è effettivamente realizzabile nella Rete. Ma che, trovandosi ad essere una delle poche riviste di attualità letteraria di livello, si è trovata in una situazione di assenza di interlocutori adeguati. Ferroni, Luperini e soci sono "fuori", non intervengono in Rete, motivo per cui le polemiche con loro si sviluppano su giornali e riviste cartacee. E fino ad oggi non mi era - ma posso essere stato distratto - mai capitato di assistere a un’obiezione in Rete di un altro autore del livello di Scarpa, Moresco, Benedetti ecc., nel caso Lello Voce. Faccio di nuovo l’esempio di Umana Gloria di Mario Benedetti (non per accanimento verso l’innocente Benedetti, ma solo perché mi sembra esemplare, al pari di quello di Ferrari o Moresco-Benedetti Carla). Nella serie di link e rimandi testuali che accompagnano molti articoli e dibattiti in Rete, il sito di Lello Voce (linkato sia su Nazione Indiana sia su i Miserabili) è l’unico sul quale io abbia letto "la poesia di Benedetti non mi convince". Vi posso giurare che ho fatto le mie ricerche, e finora non avevo trovato altro che recensioni positive, postate o suggerite da Genna. Domani, sul sito di Lello Voce o sul nuovo sito di un altro autore italiano di valore, potrei trovare la recensione dell’ultimo libro di Scarpa che recita: un buon libro, ma con un finale moscio o cose simili. Questo, sui soli Nazione Indiana, I Miserabili e affiliati non è, tranne rare eccezioni, ontologicamente (e non per malafede) possibile. L’omogeità (o, più imprecisamente, monopolio) di cui ho parlato è qualcosa di non intenzionale e pianificato, ma qualcosa di fatto, di cui Nazione Indiana non ha colpa (ripeto: ritengo "normale e giusta" non solo la promozione, ma anche l’autopromozione in Rete - lo fa anche Voce nel suo sito -, soprattutto quando si è fuori dall’industria culturale dominante).
    Dunque, se dico a Lello Voce: sono contento che tu sia nella Rete con un tuo sito poiché sei un’altra campana da sentire, un passo in avanti verso il pluralismo di un dibattito culturale di valore che fino ad ora, in mancanza di validi interlocutori detentori di punti di vista "altri", non è stato possibile, e se Scarpa dice: chi critica una posizione di egemonia culturale nella Rete non ha da fare altro che un sito per intaccarla, più siti e voci ci sono, più variegato e dialettico e fecondo è il dibattitto; beh, non mi sembra che diciamo cose tanto diverse...

  • Ok, faccio un ulteriore passo indietro. Non perché sia un vigliacco o abbia idee deboli. Semplicemente, riconosco alcune ragioni degli interlocutori. Chiarisco alcune cose:

    1) non volevo attaccare indiscriminatamente Nazione Indiana, che è nell’elenco dei miei Preferiti. Il sito è meritorio e, effettivamente, certe esagerazioni de I Miserabili non lo riguardano. Forse quello che più mi rende critico verso Nazione Indiana, e che prima me lo ha fatto in parte assimilare a I Miserabili, è proprio il suo rapporto col sito di Genna. Il fatto è che a volte certe notizie o recensioni rimbalzano da un sito all’altro senza filtri. Es. (tanto per cambiare): Umana gloria di Carlo Benedetti. Trovo una presentazione (chiamatela come volete) su I Miserabili, naturalmente in puro stile genniano. Cambio canale e vado su Carmilla: un’altra presentazione (non di Genna, ma di altri) altrettanto elogiativa ed entusiastica. Quindi ricambio canale, e trovo su Nazione Indiana, un sito per molti versi culturalmente controcorrente e che dà spazio a un poeta "espressionista" e estraneo all’entourage letteraio italiano come Ferrari (che nella Franca sostanza si appunta contro i "poeti dalle penne conserte"), e ritrovo di nuovo Mario Benedetti. L’artefice di questa "maratona pubblicitaria" è naturalmente lo stesso, tra l’altro dichiaratamente amicissimo di Benedetti tanto da proporci sue poesie, articoli critici, traduzioni ecc. nel goffo tentativo di farlo apparire un gigante letterario. Insomma, visitando questi siti (e sono sicuro che non sono gli unici), si ha l’impressione che il libro di Benedetti sia il libro dell’anno, che tutti lo aspettassero con trepidazione (addirittura Genna ci aveva proprosto un anteprima ansiogena, dello stile degli articoli del "capolavoro misterioso") e che Mario Benedetti sia uno dei più grandi poeti italiani viventi.

    2) Ammetto una conoscenza parziale della Rete (ma chi non ne ha una conoscenza parziale?). Visito siti di letteratura, poesia, libri e non solo. Parlavo di monopolio, naturalmente in senso figurato e sfumato (meglio ha detto Voce parlando di "omogeneità"), in riferimento al dibattitto letterario attuale e di un certo livello. Che poi ci siano siti interessantissimi che parlano di Pasolini e Gadda, o siti e blog in cui un lettore scrive di aver letto l’ultimo libro di Tiziano Scarpa e descrive le proprie impressioni, questa è altra cosa. Dico: dibattito culturale-letterario attuale e di livello. Può darsi, non ho difficoltà ad ammetterlo, che oltre ai siti linkati in Nazione Indiana e ne I Miserabili (Carmilla, Giulio Mozzi, Wu Ming, King Lear ecc., che molto spesso sbircio) siti di questo genere ci siano: in questo caso non li conosco e sarei riconoscente a chi me ne desse notizia. Naturalmente, ritengo Nazione Indiana uno dei più importanti, se non il più importante, facendone parte gran parte degli autori della giovane generazione più noti e rilevanti. E in questo senso davo il benvenuto a Lello Voce, autore non certo della prima generazione, di livello e impegnato, che può essere un ottimo interlocutore di Nazione Indiana e simili. Ma quanti altri ce ne sono?

    3) Ho parlato di "cricca omertosa" a proposito dell’articolo di Russo sugli ermetici, per indicarne la veemenza con cui il critico si scagliava contro il movimento emertico (e lui parlava proprio di "omertà", dunque ero al limite della citazione). L’esempio mi serviva a parlare di quello che ho definito "un gruppo istintuale e percepito come tale" di compagni di viaggio che, com’è "naturale e anche giusto", si sostengono a vicenda, ma che a volte, anche se non sempre (vedi il caso Montanari), mi era sembrato mancassero di un salutare dibattito interno.

    4) Vero: è facile criticare gli altri che si danno da fare senza far nulla noi stessi e metterci in gioco. In verità, un mio sito (parlerà di letteratura e poesia) ce l’ho in cantiere, ma è ancora gli inizi. Spero di renderlo disponibile quanto prima...

    5) Tutta la mia solidarietà a Carla Benedetti e Antonio Moresco (di cui per altro ho letto e apprezzato l’ultimo articolo comparso su Nazione Indiana). Sì, mi ricordo dell’elogio di Genna su Societàdellementi. Naturalmente, quello che ho detto su di lui non è in contrasto ma semmai è aggiuntivo e complementare a quanto ne scrive la Benedetti. Forse, sono stato impreciso parlando di "genuinità" dell’articolo genniano rivolto contro Moresco e Benedetti. Ma quando l’ho definito uno dei migliori articoli di Gennaquanto a genuinità , non intendevo lodarne i contenuti (criticabilissimi), ma il fatto in sé che Genna, che da tre, quattro anni in qua ci aveva abituato solo a "capovalori" e "rivelazioni" letterarie dei suoi amici e conoscenti, finalmente dicesse male di qualcuno di loro. Mi era sembrato, in questo, più "genuino", più fedele a se stesso. Cioè, l’ho sempre considerato interessato quando parlava bene di opere e autori amici e, di conseguenza, ora che li criticava (anche con nota contraddizione) mi sembrava almeno finalmente disinteressato (che interesse, utile concreto ha Genna a dire male di Moresco e Benedetti? mi son chiesto. Nessuno, ergo: forse forse questa volta sta dicendo davvero quel che pensa). Parlavo, dunque, di genuinità in quanto sincerità intellettuale (perché Genna mi sembra insicero nelle sue lodi interessate, più fedele a se stesso in ciò che scrive di disinteressato), e non di genuinità in quanto coerenza interna o validità di riflessioni.

    5) Approvo in tutto e per tutto l’analisi di Carla Benedetti su Genna come mediatore. Una critica simile mi pare si sollevò già ai tempi di Clarence (e forse fu tra i motivi della fine di Societàdellementi e della nascita de I Miserabili). In effetti, nella Rete, per le sue conoscenze e abilità, Genna si trova ad avere un potere culturale non diverso da quello che, "fuori", alcuni intellettuali esercitano su giornali e riviste. Il discorso che ho fatto su Mario Benedetti, mi sembra si intoni perfettamente a quando la Benedetti scrive sopra.

    6) Non sono d’accordo, tuttavia, sull’idea che Genna non promuova i suoi amici (non mi riferisco qui solo a Nazione Indiana). Mario Benedetti è suo amico. Stefano Dal Bianco è suo amico. Antonio Riccardi è da lui addirittura definito "fratello" o qualcosa di simili in qualche dedica. Di Flavio Santi è buon conoscente (e Santi, sulle cui doti poetiche non ho intenzione di discutere poichè lo ritengo davvero una delle maggiori promesse della letteratura italiana, gli ha dedicato, ohimé, una recensione in stile genniano su Pordenonelegge). Parazzoli è il suo padrino. Bevilacqua è suo conoscente. Aggiungi molti di Nazione Indiana e altri ancora. Il caso Moresco e Benedetti per me resta un mistero (inizialmente, avevo imputato il comportamento di Genna a qualche diverbio con Moresco e Benedetti esterno alla rete), ma è comunque un’eccezione: il resto è regola.

  • Bene, bene,

    e sia detto senza senza ironia alcuna: dò il benvenuto a Carla Benedetti che interviene per dire cose letterarie molto interessanti (finalmente!). Il tema dell’ortologia che qui introduce è cruciale e dirimente almeno quanto il riferimento che fece, mi pare su «Nazione», al Racconto di ignoto di Gadda, nel commentare il dibattito seguito all’intervento di Covacich. Devo rileggere Genna, ma in linea di principio, qui su due piedi, a proposito di ’orticelli’ concordo pienamente con Carla Benedetti.
    Ma ci tornerò...

  • Caro Malatesta,
    torno sull’argomento Genna, dopo la tua risposta. Scusa, ma se ha da esserci discussione, che si sviscerino le cose e le posizioni fino in fondo.

    Genna, come noti tu stesso, dispensa elogi a destra e a manca, spesso entrando in contraddizione con se stesso, dimenticando ciò che ha detto in precedenza di un libro o un autore. Tu ricordavi come prima ha stroncato e poi lodato Ivano Ferrari. Io ti posso fare un altro esempio, ma inverso. Due anni fa Genna scrisse una recensione entusiastica, laudativa ai sommi gradi (come è suo tipico) di un mio libro (puoi forse ancora trovarla su Clarence- Societòà delle menti). Pochi giorni fa lo ha definito inutile, stupido, e altro. Non so perché Genna si contraddica tanto platealmente. Ma non credo che sia per le ragioni che tu dici, e cioè perché gli vada bene tutto ciò che proviene dai collaboratori di Nazione Indiana. Anzi, il mio caso lo smentisce.

    Inoltre se vai a leggerlo meglio ti accorgerai che nell’ultimo articolo Genna non ha semplicemente detto di non essere d’accordo con me o con Moresco. Ha fatto molto di più. Ha detto a entrambi di smettere di fare interventi politici o altro. Che Moresco smetta di scrivere libri come l’Invasione, e pensi solo a fare i bei romanzi che sa fare. A me che farei meglio a occuparmi di smentire Luperini sul piano della sua teoria critica. Insomma, ognuno stia nel suo orticello, dentro alla propria specializzazione! Gli scrittori dentro al "genere" loro deputato, i critici dentro ai discorsi loro deputati! Non sia mai che sconfinino in discorsi sullo stato del mondo o della cultura. Genna ha questa idea NORMATIVA della scrittura. Che è secondo me un’idea reazionaria. Perché non discutiamo di questo, allora? Non è un argomento più cruciale per il dibattito odierno che non il censimento delle cricche?

    Io credo che su questa normatività specializzante e parcellizzante si reggano i poteri culturali, mediatici, editoriali e pubblicitari del nostro tempo. che hanno bisogno di disciplinare i discorsi, per poterli meglio controllare. E’ l’"ortologia" dei discorsi, sostituitasi alla censura e al dogma, come diceva appunto Foucault. E, se vedi bene, è proprio il mio uso di Foucault a dare fastidio a Genna, proprio perché mette in discussione quell’assetto della parola in cui anche lui si colloca.

    Genna infatti ha accettato in pieno questa differenziazione repressiva. Da un lato, come scrittore, si sottomette volontariamente alla disciplina del genere: si è specializzato in thriller, in romanzi facilmente riconoscibili. Dall’altro come intellettuale, o come voce che ha da dire qualcosa, si è specializzato nel discorso del "mediatore" (parola che infatti lo fa andare in bestia, come lo fa andare in bestia chi l’ha tirata fuori, cioè io). Genna in rete si è specializzato nel discorso che già molti critici facevano da tempo sui giornali, esaltando ora questo ora quello, a seconda di come gli torna loro opportuno, distribuendo lodi a destra e a manca, da Moresco a Bevilacqua, Da Negri a Cossiga, annettendo e espellendo, senza andare in profondità, trattando spesso e volentieri la cultura solo come una scacchiera su cui mettere la propria bandierina.

    Genna sguazza in questa separazione normativa dei discorsi. Perciò gli dà fastidio in particolare la mia analisi dei poteri e dei micropoteri nella cultura contemporanea in Italia, così come l’ho svolta nel "Tradimento dei critici". E poi, essendosi costruito negli anni una piccola posizione di animatore del gusto, di arbiter della rete, forse gli darà fastidio che ci siano altri in rete che fanno tutt’altre cose, e che non hanno bisogno di mediatori, cioè di lui... perciò, forse, questo attacco personale a Nazione Indiana. Queste cose dovresti tenerle presente quando analizzi le contraddizioni di Genna.

  • Caro Malatesta,
    Carla Benedetti (è proprio lei) le ha già risposto ampiamente. Si è solo dimenticata che di Nazione Indiana fanno parte anche Sergio Baratto e Christian Raimo. Quindi siamo venti, e non diciotto.

    Mi limito a commentare due Sue affermazioni:

    “Sono contento perché nella Rete il dibattito culturale, e soprattutto letterario, di un certo livello è monopolizzato da alcuni siti e autori legati tra loro, donde i continui rimandi e reciproche ostilità”.

    Mi scusi, ma c’è un’impostazione concettuale errata nel Suo discorso. Il monopolio è una “forma di mercato in cui vi è l’accentramento, da parte di un unico venditore, dell’offerta di una merce o di un servizio.” (Sabatini Coletti, Dizionario della Lingua Italiana, 2004). In Rete non c’è nessun monopolio. Chi ha voglia di fare, fa. Chi si impegna, realizza. Non c’è un “mercato”, non c’è chi vende e chi compra, nei siti indipendenti della Rete. Se Lei ha voglia e tempo di impegnarsi (gratis, come facciamo noi), apra un sito, personale o collettivo. Per un blog ci vogliono pochi minuti. Non costa nulla. I siti “di un certo livello” che si occupano di letteratura e cultura sono parecchi. Se Lei legge solo questi che nomina, sono problemi suoi. Parlare di “monopolio” è una falsificazione.

    “…è un problema che tale monopolio abbia prodotto un “gruppo” al cui interno ogni dialettica e opposizione è assente.” Allora: facciamo un’ipotesi. Immaginiamo che ogni volta che esce un libro dei componenti di Nazione Indiana questo venga discusso, anche severamente, magari anche con forti opposizioni dialettiche, sul sito stesso. Come verrebbe percepito, questo stile di comportamento? Semplice (basta leggere l’intervento di Lello Voce qui sopra): verrebbe tacciato di autopromozione, di pubblicità, addirittura di berlusconismo piazzista. Dialettica interna ed esterna in Nazione Indiana c’è eccome, in home page e nella finestrella dei commenti aperta a tutti, dove di volta in volta anche i componenti di Nazione Indiana, se lo ritengono (e se ne hanno il tempo…), discutono e dissentono. Con il proprio nome e cognome, spesso esponendosi a sberleffi, ironie da quattro soldi, insulti vigliacchi non firmati…

    C’è stato anche un caso in cui Raul Montanari ha detto, in un intervento articolato dentro il sito, quel che pensava sui “Canti del caos” di Antonio Moresco (http://www.nazioneindiana.com/archi...), e non si trattava certo di lodi sperticate. In ogni caso, Nazione Indiana offre materiali, testi di interventi a convegni, racconti, poesie, traduzioni ecc. Ridurre questo sito a una faccenda di promozione da “cricca” è veramente ingeneroso.

    Cari amici: quanto è facile affibbiare etichette e appioppare voti! Più difficile è contribuire con qualcosa di fattivo alla comunità. Noi ci proviamo. Datevi da fare anche voi e vi seguiremo molto volentieri. Un caro saluto

    Tiziano Scarpa

  • Ok, faccio le mie scuse.
    E’ chiaro che non volevo fare di tutta l’erba un fascio. Gli elogi smaccati sono de I Miserabili (e-zine che ha molti pregi, e ne avrebbe di più se Genna sapesse contenersi). E’ chiaro che Nazione Indiana è un sito pluralistico, ma se gli autori che lo compongono sono spesso d’accordo con loro la dialettica manca comunque (anche il movimento ermetico, di cui portavo l’esempio, era rappresentato da più persone, addirittura da più riviste ecc.).
    Ok, Ivano Ferrari non fa parte della redazione, mi sono sbagliato. Non cambia molto nel contesto del discorso che facevo, poiché Nazione Indiana nasce nel 2003 e Genna conosce Ferrari e cambia repentinamente giudizio critico su di lui già nel 2001, ai tempi del "fronte occidentale". Un’inesattezza innocua, diciamo.
    Per quanto riguarda l’intervento di Genna su Moresco e Benedetti, non mi pare che Genna si sia contraddetto con le lodi dell’opera di Moresco (anzi, ha detto di parlare con le sue "opere"; forse un po’ più ipocrita - ha ragione - è stato verso Carla Benedetti). Volevo solo dire che Genna non è stato d’accordo con Moresco e Benedetti e ha scritto: non sono d’accordo con voi. Semplice. Che poi sia stato eccessivo nella critica, forse anche qui la Benedetti ha ragione: ma sappiamo come Genna non conosca le mezze misure, solo pollice recto o verso.

  • P.S. Per quanto riguarda il link che Tiziano Scarpa ha avuto la cortesia di mettere su «Nazione», colgo l’occasione per ringraziarlo pubblicamente, se non altro perchè ha avuto la disponibilità di non intedere mai un dibattito letterario come una guerra per bande.

    A Carla Benedetti potrei invece suggerire - se la cosa non le è piaciuta - di scrivere a Tiziano una lettera del medesimo tenore di quella inviata a L’Unità....

  • Questo è un sito aperto. Al contrario di altri (e-zine, siti personali) qui si può commentare qualsiasi cosa. A costo di dover sopportare di essere insultati sin oltre l’uscio di casa. Pazienza.

    Peccato che una critica letteraria del valore di Carla Benedetti, se è davvero lei che posta il commento precedente, si sia ridotta a dare dell’intellettualmente meschino a chi le contesta precise obbiettività, arrivando a far carico a chi gestisce il proprio sito di averlo chiamato (come qualsiasi sito personale) col proprio nome e cognome (come si sarebbe dovuto chiamare: Toro Seduto e i suoi cheyennes [sul Fronte Occidentale]?) e di averci messo una sezione press con le sue foto. Pazienza. Le mie curiosità critico-letterarie, le poche domandine che ponevo resteranno, ormai ne sono certo, senza risposta alcuna. Almeno da parte degli interlocutori a cui le avevo poste.

    Sono ’intellettualmente meschino’ è vero... Roba da pazzi, questo Lello Voce, che nell’epoca del dibattito fatto di insulti e affermazioni apodittiche ancora rompe le scatole al mondo con la pretesa di argomentare ciò che si sostiene con tanta verve assertiva.
    Detto questo, visto che Carla Benedetti ha un suo sito potrebbe, per favore, seguitare insultarmi (se proprio le è indispensabile) a casa sua...?

    Qui abbiamo da fare cose serie, tanto inutile baccano e strepitio rischia di distrarmi da cose ben più importanti che discutere di galateo con una vicina di casa un po’ su di giri.
    Caro Malatesta, pensare che avevo oscurato il mio precedente commento, nel timore che facesse da ’diga’ ad altri commenti.

    Sei sempre il benvenuto

  • Caro Malatesta

    leggo questo tuo commento perché su Nazione Indiana, a cui collaboro, c’è un link che rimanda a questo pezzo di Lello Voce, e al suo sito.

    A Lello Voce non rispondo perché quello che scrive è intellettualmente meschino. Ma tu hai scritto cose non vere nel tuo commento, e queste le vorrei correggere.

    Primo. Ivano Ferrari non è nella redazione di Nazione Indiana.

    Secondo. Nazione Indiana non è assimilabile ai Miserabili, né nelle posizioni né nel comportamento. Innanzitutto perché I Miserabili è composto da Giuseppe Genna, Giuseppe Genna e Giuseppe Genna. Nazione Indiana è composta da: Andrea Bajani, Carla Benedetti, Benedetta Centovalli, Federica Fracassi e Renzo Martinelli di (I)ndiscipline Teatro Aperto, Jacopo Guerriero, Andrea Inglese, Helena Janeczek, Giovanni Maderna, Raul Montanari, Antonio Moresco, Giulio Mozzi, Aldo Nove, Piersandro Pallavicini, Michele Rossi, Tiziano Scarpa, Giorgio Vasta e Dario Voltolini.. Diciotto persone, di diversa età, provenienza e ambiti: scrittori, saggisti, registi di cinema e di teatro, editori. Ognuno di queste persone ospita spesso interventi di altri, prendendosene la responsabilità, cioè senza chiedere il premesso agli altri. (Un esempio, Tiziano Scarpa non ha chiesto il permesso né a me né agli altri diciassette di ospitare in Nazione Indiana l’annuncio del nuovo sito di Lello Voce, e di linkarlo). Quindi diciotto voci, moltiplicate per tutte le voci che ognuno sceglie di ospitare. La pluralità non è una cosa che fa differenza? Soprattutto quando la differenza è così schiacciante: diciotto a uno. I miserabili è fatto da una persona sola. Come pure Lellovoce.it, un sito monovocale, autoriferito, con la foto di Lello Voce moltiplicata per dodici, che si chiama addirittura col suo nome.

    Terzo. Genna, come dici tu stesso, dispensa in rete elogi sperticati, esagerati, spesso acritici, a destra e a manca: a Scarpa e a Bevilacqua, a Moresco e a Raboni, a Negri e a Cossiga. E’ il classico esempio di mediatore puro, che costruisce il suo discorso dando voti, dicendo “eccezionale” o “schifoso”, “meraviglioso” o “infimo”, annettendo o espellendo, talvolta argomentando, ma spesso anche buttandolo là, senza penetrare nel merito dell’oggetto, ma solo per posizionare la sua bandierina. Ti sfido a trovare nell’archivio di Nazione Indiana un solo comportamento di questo tipo.

    Quarto. Tu dici che siamo una cricca "omertosa". Ti sfido a trovare nell’archivio di Nazione Indiana una sola recensione non solo di lode sperticata, ma nemmeno una recensione e basta, a un libro di uno di noi, a un libro di Voltolini, di Scarpa, di Aldo Nove, di Raul Montanari, di Antonio Moresco, di Helena Janeczeck, di Christian Raimo...o a uno spettacolo di Renzo Martinelli, o a un film di Giovanni Maderna.

    Quinto. Tu parli di Nazione Indiana come di un gruppo al cui interno ogni dialettica è assente, e dai invece come esempio positivo di dialettica l’ultimo articolo di Genna” quello in cui attacca Moresco e me, da te definito “uno dei suoi migliori quanto a genuinità”. Devi avere un’idea alquanto artificiosa di dialettica se finisci per lodare proprio il comportamento contraddittorio che poco prima hai condannato. Ma mettiti prima d’accordo con te stesso. Quando Genna cambia parere su Ivano Ferrari lo condanni. Quando lo cambia su Moresco e me invece lo lodi. Allora non è la dialettica che ti sta a cuore, ma l’attacco preventivo a qualcosa che ti dà fastidio senza nemmeno sapere bene cosa è.

  • Caro Lello Voce,
    sono d’accordo su molti dei punti sopra enunciati. Soprattutto sulla questione per cui una poesia proposta via internet su un sito (I Miserabili) che fa centinaia di visitatori sia presentata come l’evento culturale dell’anno. Ma il signor Genna ci ha abituato a questo e altro. In primo luogo agli eccessivi incensi, che non fanno onore non solo a lui ma anche, e soprattutto, all’incensato. Se fosse più parco col proprio turibolo, se cioè si limitasse ad affermare che il libro di Benedetti è un bel libro di poesia che vale la pena di leggere, saremmo quasi tentati di prestargli fede. Ma lui no, non ne è capace. Si deve per forza produrre in lodi sperticate e acrobatiche, affermando che il libro è il più importante degli ultimi anni, che Benedetti è il futuro della letteratura italiana e non solo ecc. Voci che non hanno eco non solo fuori da internet, ma anche solo fuori dal suo sito. Lui butta le mani avanti, premettendo che non si tratta di critica né di recensioni ecc. Un bell’atto di modestia da parte di chi, da un po’ di anni in qua, ogni volta che ci "presenta" un autore e un libro condisce sempre la presentazione con espressioni del tipo: "il futuro della letteratura", "il capolavoro degli ultimi cinquant’anni" ecc.
    Per questo, sono molto contento che Voce abbia deciso di "scendere in campo" internettiano. Sono contento perché nella Rete il dibattito culturale, e soprattutto letterario, di un certo livello è monopolizzato da alcuni siti e autori legati tra loro, donde i continui rimandi e reciproche ospitalità. Ora, questo non è un problema in quanto tale, anzi è normale e anche giusto. Ma è un problema il fatto che tale monopolio abbia effettivamente prodotto un "gruppo" al cui interno ogni dialettica e opposizione è assente (fa eccezione l’ultimo articolo di Genna su Moresco e Benedetti, uno dei suoi migliori quanto a genuinità). Si ricorda il compagno Voce di quando Luigi Russo tacciava gli ermetici di aver costituito una cricca "omertosa", al cui interno mancava ogni accenno di contrapposizione e feconda dialettica? (In nota: lo so che gli autori di cui parlo non formano un vero e proprio gruppo o movimento letterario, sto parlando di un raggruppamento istintuale e percepito come tale; lo stesso Voce me lo conferma quando parla di "Moresco & Co.").
    In questo senso, a mio parere, il caso Ivano Ferrari è emblematico. Qualche anno fa, in Societàdellementi ,Genna stronca ingenerosamente la poesia di Ferrari. Poco più tardi, invece, completamente la rivaluta, fino alla celebrazione e apoteosi di Macello apparsa sui Miserabili. Non stiamo parlando del passaggio da un giudizio poco più che incerto a uno blandamente positivo, bensì della trasformazione di una radicale stroncatura in un altrettanto radicale osanna. Che cosa è successo? Genna ha letto e riletto la poesia di Ferrari, ha squadernato saggi, ha confrontato testi? Niente di tutto ciò, c’è da credere. E’ successo che di lì a poco Ferrari, che dedicava la sua Franca sostanza a "Antonio Moresco, mon frére", entrava insieme a Genna nel "fronte occidentale" e più tardi nella redazione di Nazione indiana, sito amico de I Miserabili. Ecco la molla che determina il passaggio dalle "botte" ai "plausi" del nostro Boine internettiano.
    Ma questo vale per molti altri autori...
    Leggo su una rivista (non ricordo quale) una recensione di Farfalle di combattimento di Lello Voce: il giudizio è sommariamente positivo, ma il recensore addita nelle poesie più civili e impegnate un certo scadimento poetico per troppa foga ideologica. Leggo (forse su Famiglia cristiana, by Daniele Piccinni) un articolo su Bassa stagione di Gianni D’Elia: il risultato nel complesso è ritenuto di notevole caratura, soprattutto nell’ambito del "cantar del reale" del poemetto deliano, ma viene evidenziata la difficoltà di D’Elia a librarsi dal particolare nei testi di afflato civile (qualcun altro scrive che tali poesie "invecchiano presto"). Solo alcuni esempi, per dire come in una recensione, articolo, critica, saggio breve (ognuno lo chiami come crede) spesso si rincorrono vizi e virtù di un’opera e di un autore, luci e ombre, elementi negativi ed elementi positivi. Cose del genere, in siti come I Miserabili, Nazione Indiana ecc., avvengono pressappoco... mai. Ogni opera del vicino di banco è l’ennesimo capolavoro, il libro dell’anno, la rivelazione o conferma del miglior talento italiano ecc.
    Dunque, benvenuto a Lello Voce: una "voce" altra, un’altra campana da seguire con attenzione. (Genna ne ha parlato, a proposito dell’intervento su Benedetti, come di una "voce stonata": il coro, naturalmente, è quello suo e dei suoi compagni di viaggio).
    Anzi, mi farebbe molto piacere leggere un intervento più approfondito di Lello Voce sulla poesia di Mario Benedetti...

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