Letteratura e reale [3]: qualche timida e sommessa domanda a Moresco & Co.

28 febbraio 2004 Letteratura e arti
Letteratura e reale [3]: qualche timida e sommessa domanda a Moresco & Co.

L’idea mi è venuta leggendo l’intervento di Moresco, oggi su L’Unità: è vero, la Rete ci permette di essere più liberi (e mi fa piacere che persino Moresco se ne sia accorto) allora, non ritenendo cortese continuare a tediare la redazione del giornale con cui collaboro con la richiesta di avere spazio per rispondere a questo o a quello, ho pensato che questo sito fosse il posto giusto per continuare un po’ il discorso. Voi che leggete (pochi o tanti che siete) vi prego, diffondete: non ho l’indirizzo mail di molti che cito e meno che mai di Moresco, così magari (col passaparola, e il copia-incolla) qualcuno di loro legge e infine risponde alle mie piccole e modeste domande… Che nell’ordine sono:

1) E’ colpa mia se Carla Benedetti aggredisce Luperini inveendo, arrivando al punto di chiedere al Direttore de L’Unità di non pubblicare più certi interventi? Sono io che sono in malafede, o una roba del genere è un invito alla censura (se possibile preventiva)? Coi tempi che corrono, non mi pare cosa di buon gusto… Eppure c’è chi protesta (anche in alto loco) dicendo che il mio articolo è pieno di «insulti» , solo perché ho ritorto contro Cotroneo un termine da lui stesso usato nel suo intervento - ’scrittori da premiopoli’ -, mentre un mio amico scrittore mi ha mandato un SMS scandalizzato, sostenendo che il termine ’Professoressa’, da me accostato al nome di Carla Benedetti, è un (rieccoci!) «insulto maschilista»… Maschilista, sì, avete letto bene… Non è che c’è qualcuno tra noi che ha dosi un po’ troppo massicce di ego ed amor proprio? Eppure io non ho mai detto a Carla Benedetti di vergognarsi e tacere, non l’ho definita un vecchio arnese della critica. Né ho dato a Moresco, o a Scarpa del ’padrino’. Mi sono limitato a dire che Busi era narcisista e criticamente ’autistico’. Che Cotroneo non mi sembrava la persona più adatta a impersonare la letteratura di ricerca in Italia. Ordinaria amministrazione letteraria, mi pare. Non ho chiesto che i pezzi di Busi non fossero più pubblicati, perché insultava Gramsci sul giornale fondato da Gramsci… Perché Carla Benedetti (o Busi, o Scarpa) può alzare la voce con chi gli pare e io non posso nemmeno sottolinearne l’arrogante maleducazione? Facendo così nego a Benedetti e a Busi il diritto di difendersi? Moresco lo crede davvero? E difendersi da che cosa poi? Non mi pare che Luperini li attaccasse personalmente nel suo intervento…

2) E’ una sorta di riflesso condizionato, un atteggiamento pavloviano, o che altro, quello che colpisce molti dei coinvolti in questo dibattito ( e in quello precedente, nato da un pezzo di Covacich)… L’intervento di Moresco non fa eccezione, purtroppo. Non puoi dire che, secondo te, così in Italia non va , che loro subito rispondono: ma allora non hai letto i miei libri… Che dire? Potremmo chiamarlo il Riflesso del Piazzista… O del Berluscone, che della categoria è l’indiscusso Ur-leader. Sarò invecchiato, ma una volta non si faceva così… era considerato maleducato. Per carità… i tempi cambiano, sono io che devo adeguarmi… Certo che una volta si sarebbe detto che eravamo di fronte a una risposta di tipo schiettamente (e tristemente) corporativo. E mia nonna avrebbe risolto la faccenda col proverbiale : chi si loda s’imbroda….

3) Scrittori dal fronte occidentale (con la cui citazione ossessiva Scarpa, Moresco e Benedetti interpolano i loro interventi, Busi no, quel libro non l’ha scritto lui, e dunque semplicemente non esiste, è irrilevante) è, a mio opinabilissimo parere, un pessimo contributo alla discussione attorno alla guerra, quanto di più schiettamente ’letterario’ (dunque inutile e, per l’appunto, corporativo) mi sia capitato di leggere. L’introduzione para-futurista di Moresco era certo quello che mi ha più negativamente colpito (sottoscrivo ogni parola che al proposito ha detto Andrea Cortellessa), seguito a ruota da quello di Carla Benedetti . Mi spiace, ma la penso così. Peccato che invece Moresco non avesse niente da dire nei giorni di Genova (allora, non oggi, dopo due anni) e che non ricordo una ed una sola parola di questi due intellettuali ’disobbedienti’ ( non parlo di Genna, o di Evangelisti, di Nove, di Wu Ming, o di Philopat, o di quelli che Moresco considererebbe vecchi arnesi dell’Avanguardia, come Balestrini, che invece la loro l’hanno detta, eccome) a proposito di tale argomento. Poco ’letterario’ evidentemente. Ma posso sbagliarmi, non leggo tutto, proprio non ce la faccio, al contrario di Moresco, e così potrebbero essermi sfuggiti i loro interventi, che nel caso leggerò con piacere… Insomma, sia detto senza ironia, aspetto con fiducia che mi si smentisca, io mi cospargerò il capo di cenere, ma magari - per una volta - ci troveremo poi tutti d’accordo su qualcosa e cercheremo di renderci utili assieme, visto che si avvicina la data di un processo importante a ragazzi che si sono limitati a difendersi da pestaggi selvaggi e un intervento di autori così ’visibili’ come Moresco, o Busi, potrebbe essere cosa augurabile e di qualche efficacia…

4)A qualcuno di costoro è venuto in mente che io di mestiere faccio - con tutti i miei evidentissimi limiti, per carità - il poeta e lo scrittore e che avrei potuto legittimamente rispondere anch’io a Luperini (il quale certo non mi pone fuori dal mazzo) che non aveva letto Farfalle da combattimento, o Eroina? (tra l’altro, Moresco, lui, li ha letti i miei libri? Se non lo ha fatto, non ammetterò mai di aver letto i suoi…). A qualcuno di costoro è forse venuto in mente che il problema posto da Luperini non fosse relativo al valore dei singoli, ma alla capacità nostra collettiva (anche di Luperini stesso) di aprire dibattiti ed approfondimenti seri, decisivi? A qualcuno di costoro è venuto in mente che esiste la possibilità di aver letto e navigato tutto ciò che loro indicano e di continuare a pensare che in Italia la faccenda sia comunque triste? O che ci sia qualcuno (un vecchio critico, o un giovane ’ometto, gregario del potere’) che possa continuare a credere che il problema della critica e della storiografia letteraria italiana non sia quello di scegliere tra Calvino e Pasolini (ma il correttore automatico del mio PC mi suggerisce insistentemente, chissà perché, Pisolini… ), ma che piuttosto bisognerebbe parlare di Villa, Pizzuto, Cacciatore, Spatola, Porta, Lombardi, Delfini, Calzavara, Morselli e via così?
Io da anni vado sostenendo, nei pochi spazi pubblici che ho a disposizione, che in Italia c’è una splendida generazione di nuovi poeti, ad esempio, e non ho percepito quanto diceva Luperini come un attacco a questi nuovi ottimi poeti, né a me, anzi, guarda un po’, proprio il contrario. Chi vuole può leggere su questo stesso sito quanto ebbi a rispondere a un poeta che stimo profondamente, Edoardo Sanguineti, a proposito di un suo: après moi le dèluge, pronunciato durante il Convegno bolognese dedicato ai quarant’anni del Gruppo 63; ho fatto parte del Gruppo 93, che pure Luperini ha sostenuto, eppure non ho mai pensato che Luperini o Sanguineti stessero sottovalutando il mio lavoro, non l’ho pensato semplicemente perché non mi sembrava il punto principale da discutere. Mi pareva che ci fosse un problema "generale" da discutere, e non mi sembra bello confondere se stessi con la globalità del reale... Sbagliavo?

5) Quale sarebbe il potere - evidentemente ’gregario’ -che gestisce il sottoscritto? Quello di recensire qualche libro su L’Unità? Al contrario di Moresco, di Benedetti, di Scarpa, di Busi, io ho pubblicato da un editore ’visibile’ solo una volta nella mia vita, e ancora non mi capacito di come sia potuto accadere tale sproposito. I miei romanzi vengono rifiutati da anni dalle case editrici ’visibili’, quelle che pubblicano Busi, Moresco, Cotroneo, ecc. ecc, alcune gestite magari da sinceri estimatori ed amici di Moresco, perché (la risposta standard è questa) pur se scritti benissimo, trattano temi «abusati, di cui non vale la pena di parlare», che poi sarebbero tossicodipendenza e reclusione… Io oramai non ci credo più e penso - più semplicemente - che probabilmente ho scritto due brutti romanzi e che loro sono gentili con me e mi dicono così per non ferire il mio amor proprio. Moresco chieda informazioni a Tiziano Scarpa, mio caro amico, e gliene racconterà delle belle. A Moresco (o a Carla Benedetti, o a Busi) è mai accaduto di ricevere da una nota casa editrice ’visibile’ una lettera nella quale - dopo un’analisi entusiasta dei suoi versi - lo si metteva a giorno del fatto che però non si sarebbe pubblicato il libro in quanto di poeta facente parte del famoso e malnato Gruppo 93 «che non rientra(va) nelle scelte editoriali della Casa Editrice [sic! Con le maiuscole!]»? Se vuole posso mostrargliela… Tutto ciò - scusandomi sentitamente con tutti i lettori per la citazione patetica dei ridicolissimi e irrilevanti miei guai personali - mi dà almeno il diritto di farmi una grassa risata quando Busi si atteggia a censurato? Cosa pensano Moresco e Scarpa del fatto che mi si sia stato impedito di partecipare a un dibattito, solo perché ero critico con Busi, prestigioso collaboratore della testata ? Busi è un ’padrino’? Se sì, perché non lo hanno detto?

6) Davvero Moresco pensa che le Avanguardie «abbiano sempre cercato di rendere difficile la vita agli scrittori del nostro paese»? A chi? A Bassani, a Pratolini? a Pasolini? a Scarpa? E come? Mi spieghi e sarò solidale con lui, ma intanto non pensa che questo suo auto-proporre sé e il proprio lavoro come la soluzione al problema puzzi tanto di vecchia Avanguardia?

7) Cosa ne pensa Moresco, ’disobbediente e incontrollabile’ delle leggi sul copy e, nel caso sia contrario, cosa aspetta (lui, Busi e tutti gli scrittori e i critici «incontrollabili e disobbedienti» come lui) a mettere in rete, in copyleft i suoi scritti pubblicati ed attualmente in distribuzione, come segno tangibile della sua scelta politica? E tutti coloro che concordano con lui in questa polemica, che sono il nuovo che avanza e che magari svolgono mansioni di rilievo nelle major di questo paese, editor o responsabili di collane, sarebbero disponibili a firmare contro il copyright e a lottare materialmente, a partire dal loro posto di lavoro, per far sì che leggi medievali e fasciste come queste siano abolite? Se sì avvertitemi e solidarizzerò immediatamente con tutti loro...

8) E’ d’accordo sul fatto che una parte rilevante della Sinistra italiana abbia cavalcato per anni il Debolismo, affermato la morte delle ideologie, e che oggi, molti di costoro sono lì in prima fila a strepitare per l’impegno politico anti-Berlusconi? E, se concorda, non ritiene che sia di qualche utilità sottolinearlo?

9) Concorda sul fatto che la politica ’scolastica’ dei governi di certa Sinistra è stata ambiguamente e selvaggiamente liberista e che è stata certa Sinistra, per prima, a introdurre in Italia la cosiddetta scuola-azienda e i presidi manager e che ha addirittura provato a discriminare e a spaccare la categoria con la proposta dell’immondo concorsone? Non valeva la pena di parlarne un po’, cogliendo l’occasione, piuttosto che riempire righe e righe col tormentone del "ma quanto siamo bravi noi, e quanto sono ciechi quelli che non lo ammettono"...?

10) Moresco è del parere di Busi a proposito del giudizio che lo Yepes (Narciso) Busi dà della lingua di Gramsci? Posso avere fiducia che almeno lui conosca tutti gli studi dedicati a tale tema?

11) Cosa pensa Moresco delle pagine intere che alcuni quotidiani della sinistra snob hanno dedicato a fenomeni come Sanremo, dei peana su Celentano - geniale interprete della TV progressista-, o dei salamelecchi che alcuni dei blog che lui cita hanno dedicato recentemente al neo-petrarchismo di certi poeti , Mario Benedetti, ad esempio… Come funziona la nuova letteratura italiana: un sonetto petrarchista, se viene promosso in Rete, diventa la novità decisiva del nostro panorama poetico…?

12) Cosa ha da dire (autorevolmente, come gli si conviene) sui problemi riguardanti la ’forma’ romanzo da me posti nel mio intervento (così magari cominciamo a parlare in modo davvero produttivo e utile)?

13) Quali, tra i seguenti insulti contenuti nel suo scritto su L’Unità, posso considerare come direttamente rivolto a me, tanto per potermi regolare… Purtroppo, al contrario mio - uso ad indicare nome proprio ed attributo quando attacco qualcuno (es: Busi , è un narcisista; Benedetti, è arrogante e intimidatoria), lui, invece, si limita agli attributi , dimenticandosi i nomi propri…: a) gregario, b) ometto, c) superficiale, d) appartenente a piccole congreghe, e) intellettuale cortigiano abituato a fare il servo, f) piccolo guardaspalle con i piedi dentro dieci scarpe.

Una risata, abbiate fiducia, ci seppellirà…

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21 Messaggi del forum

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  • Cara Emma, per carità nessuna guerra, né di fede né d’altro. Solo opinioni, anche le mie.
    Non penso che ce l’hai con me né con Voce né con altri. E scusa se la lungaggine dell’intervento o certi toni un po’ più alti ti hanno dato l’impressione che io mi sentissi attaccato e volessi contrattaccare. Solo certi atteggiamenti di “mediatori culturali” non mi piacciono, e ci tenevo a sottolinearlo. Neanche volevo offendere la tua libertà di pensiero: citavo Carla Benedetti per la puntualità del suo discorso su Genna, discorso che vale come ho detto per le doti che lei ha, non perché porta la sua firma in calce. Lo stesso con Fortini: volevo dire che un poeta (Di Francesco) al quale non mancano riconoscimenti, tra cui quello di un critico esigente come Fortini, è pressocché sconosciuto nella Rete. Tutto qui.
    Inoltre, non voglio dire che la Rete e tantomeno i siti specializzati in letteratura pullulano di deficienti. Solo che le promozioni per amicizia, scambio di favori ecc. non mi sembrano oneste, sia verso le persone più attente sia verso quelle meno attente. Io non contesto il “cosa”, ma il “come”. Non il fatto che si presenti Benedetti (che non è un cattivo autore, sia detto per inciso), ma come lo si presenti. Cioè il nome resta, e chi è curioso o interessato alla poesia se lo va a leggere (l’ho fatto anch’io, come te, nulla di male), però concedimi di poter dire che il suo non è un capolavoro e lui non è il futuro della poesia italiana e che nell’affermarlo e riaffermarlo Genna, in buona o cattiva fede, influenzato consapevolmente o inconsapevolmente dalla sua amicizia, sbaglia (e uno sbaglio si potrebbe perdonare: il guaio è, naturalmente, che questo atteggiamento non riguarda solo Benedetti, ma è lo stile di Genna). Concedimi anche di non mandare giù le contraddizioni di Genna, sia nell’esprimere giudizi sia nell’assumere atteggiamenti che egli stesso rimprovera agli altri.
    Certo, poi, l’elenco dei poeti bravi e trascurati è senza fine… Ma perché non posso contestare a Genna di proporci quattro interventi sullo stesso autore e sulla sua opera? Voglio dire: apri qualsiasi quotidiano o settimanale alle pagine culturali, apri qualsiasi rivista di letteratura: ti sfido a trovare quattro recensioni, articoli, presentazioni (chiamale come vuoi) dello stesso autore nell’arco di un mese.
    Saluti

  • 1) Caro Malatesta, le mie sono opinioni, non dichiarazioni di fede, non dichiarazioni di guerra. Non ce l’ho con te, non ce l’ho con Voce, non ce l’ho con nessuno.
    Soprattutto non sono Genna, anzi questa è l’unica cosa su cui mi sento di giurare. Il resto, in quanto opinione, è opinabile.

    2) Allora, io la vedo così.
    Genna è uno che mi dà informazioni, conoscenze, valutazioni critiche. Gratis. Può darsi che (Genna) abbia simpatie, paturnie, preferenze discutibili, interessi inconfessabili. Sta a me leggere, considerare, prendere le distanze. Il lettore viene educato, sì, ma si autoeduca anche. Mi rifiuto di pensare che chi legge sia solo una bestia ebete.

    3) Il fatto di moltiplicare i luoghi qualificati di informazione, di divulgazione e di discussione su Internet mi pare una cosa altamente positiva. Un po’ alla volta oltre che Genna ci sarà anche l’Antigenna, e allora la discussione e il confronto saranno più ricchi e aperti. L’ideale sarebbe che in rete ci stesse più gente possibile (compreso naturalmente Luperini, che non credo sia Matusalemme e neppure uno che non capisce niente di quello che gli sta intorno).

    4) Internet per fortuna non è la televisione italiana, e non mi pare possa diventarlo facilmente. Il fruitore medio di Internet ha (secondo me) più strumenti critici di uno che guarda solo la televisione. Non penso che I Miserabili venga letto da uno che guarda solo il festival di Sanremo o Domenica in. Non penso che chi guarda solo Sanremo legga libri di poesia, neppure se pubblicati da Mondadori e pubblicizzati da Genna.

    5) Quanto all’elenco dei poeti “bravi” e trascurati... Si rischia di non uscirne, di ripetere esattamente l’errore di Scarpa…

    6) Quanto al caso speciale dei “capolavori” appena pubblicati… Credo che li chiamerò “capolavori” - se sopravviveranno (e se sopravviverò) - tra 5/10 anni almeno…

    7) Un’ultima cosa: tengo molto alla mia libertà di pensiero (vera o presunta che sia). Non mi convinci tirando in ballo solo i richiami al principio di autorità e all’ipse dixit. Anche se mi citi la Benedetti (che apprezzo) e Fortini (che è addirittura il mio poeta preferito).

  • Cara Emma (o dovrei dire Genna?),
    mi conceda di non essere d’accordo con lei su alcuni punti.

    1)Non capisco da quale punto di vista sia “normale” sostenere che “la poesia italiana fa schifo” e poi gridare all’assoluto capolavoro di Benedetti, Dal Bianco e Riccardi. Nell’articolo che cita, Genna stronca Raboni, Cucchi e altri poeti di valore, operazione più che legittima, purché però poi non ci si affanni, come ho detto, a far apparire Benedetti e altri, che non fanno una poesia migliore, dei veri e propri giganti letterari (senza tralasciare i repentini capovolgimenti di giudizio, vedi Ferrari).

    2)“Leggere più voci, punti di vista diversi” lei dice “affina le capacità critiche del lettore”. E io non sostengo forse questo? Ed è quello che accade, in parte, in Nazione Indiana. Consideri, poi, che non è detto che ascoltare “più voci” coincida necessariamente con l’ascoltare “punti di vista diversi”: possono esserci due sole voci ma discordi o trenta voci ma concordi, la varietà sta nella qualità di discorso e non nella quantità. E quello che denunciavo a proposito dei vari interventi su Benedetti, non era forse questo? C’erano più voci, in più siti, ma nessun punto di vista diverso.

    3)Lei afferma che, alla fine, uno Genna lo “capisce”. È vero, alla fine lo si capisce, ci si abitua, ma il fatto che si “capiscano” certi comportamenti non significa che essi siano giusti o legittimi. Es: io so che il tg1 è un telegiornale filoberlusconiano, che – come è stato denunciato da molti – nei servizi fa ascoltare prima la tesi filogovernativa, poi l’antitesi ulivista-comunista e poi di nuovo la sintesi filogovernativa. Io lo “capisco”, lo so, in un certo senso sono vaccinato dalla sua distorsione informativa. Se mi interessa sapere l’opinione dell’opposizione, dunque, mi concentrerò sul momento dell’antitesi e per me il telegiornale avrà comunque un certo valore di servizio informativo. Ma di qui a definire il tg1 un buon telegiornale o a tacere qualsiasi critica, capirà che ne passa…

    4)Pecchi di ingenuità? Sì, mi perdoni se glielo dico. Lei ha un buon livello di attenzione critica ed è, appunto, in parte “vaccinata” contro certe operazioni. Ma altri non lo sono e se leggono quattro interventi (tanti, più o meno, ne sono apparsi su I Miserabili) sullo stesso poeta e la stessa raccolta, tutti estremamente elogiativi, più altri nati di conseguenza su altri siti, possono maturare una visione fortemente distorta della realtà poetica italiana. Ci sono altri autori ne Lo Specchio (senza fare grandi nomi, penso a Biancamaria Frabotta, che ha magistralmente semplificato il suo dettato poetico – un’ottima poesia, migliore di quella di Benedetti – e ha introdotto nella sua opera temi come il terrorismo, dunque un’autrice degnissima di nota “vicina di casa” di Benedetti: perché Genna non ne parla, nemmeno in un trafiletto? Semplice: non è sua diretta conoscente) e ci sono altri autori nella Bianca Einaudi, senza contare la miriade di poeti pubblicati su case editrici minori (un nome, giusto per farne uno: Tommaso Di Francesco, un poeta attentissimo alla forma ma anche ai contenuti e all’impegno – bellissime le sue poesie sulla guerra in Bosnia o sulla Cina – tra l’altro fregiato del plauso di un critico come Fortini; perché nessuno ne parla, mentre si dà tanta, tantissima voce al “manierismo lirico ed estenuato” di Benedetti e si tace di altri autori molto migliori?). Insomma, dietro la presentazione di autori ed opere non c’è una lavoro serio di ricerca, di selezione, di confronto: c’è un autore amico su cui si punta il riflettore, nel buio generale circostante (una gravissima colpa, questa), come se nient’altro esistesse. Alla fine, per il lettore medio (non fraintendetemi) per cui Benedetti vale Zanzotto, non cambia molto: fa la sua lettura, in parte piacevole, se ne arricchisce ecc… Ma un “mediatore” è comunque chiamato a un lavoro più serio, profondo e responsabile. Pasolini riconosceva di avere un’autorità, che gli derivava dal suo nome, dalla sua opera e dalle riviste su cui scriveva ma 1) ne era consapevole, 2) lo dichiarava apertamente e 3) sosteneva di volere accantonare questa autorità, di volersi mettere in discussione. Ma molti intellettuali, quasi tutti direi, non sono capaci di un simile livello di autocoscienza e autocritica. D’altronde, può benissimo andare a rileggersi quanto ha già scritto su Genna Carla Benedetti, che certo ha più esperienza e capacità di me: l’attività mediatrice, pubblicistica, critica (chiamatela come volete) di Genna è mediocre e superficiale, oltre che spesso per motivi extraletterari contraddittoria e ipocrita.

    5)Lei scrive anche: “In ogni caso, la (s)fortuna editoriale e di pubblico della poesia italiana contemporanea è tale che qualsiasi promozione - anche di parte, anche sfacciatamente unilaterale - va bene…” Sono d’accordo sul fatto che, come anche lei sembra concedere, più di qualche promozione è “di parte” e “sfacciatamente unilaterale”, ma sul resto no. Il fatto che la poesia si legga poco, non mi leggittima a dichiarare capolavoro un non-capolavoro, su cento libri di poesia usciti in un mese a metterne in vetrina solo uno (se si promuovessero anche altri, oltre ai tre-quattro amici, non sarebbe un rimedio ancora migliore contro la “sfortuna editoriale e di pubblico della poesia italiana contemporanea”? e se si promuovessero davvero i migliori, non sarebbe ancora meglio?). Inoltre, con ragionamenti di questo tipo si giustifica la promozione di qualsiasi libro, anche orrendo, basta dire: “Gli italiani leggono poco, dunque leggano qualsiasi cosa purché leggano”. Non che sia totalmente sbagliato. Preferisco uno che ha letto tre libri mediocri a uno che non ha mai letto nulla in vita sua. Ma questa logica da ipermercato non può valere per uno come Genna: lui ha un certo potere “mediatico”, ha un certo spessore intellettuale (nessuno glielo nega), dunque non posso giustificarlo come giustifico il piccolo libraio di sotto casa che mette in vetrina il libro di Faletti.

    6)Lei è molto sofistica, ma coi sofismi non si fa molto strada. Usando un ragionamento simile a quello che lei usa per difendere Genna, io potrei dire a Tiziano Scarpa: “Caro Scarpa, ma perché prendersela tanto con Luperini? In fondo non ha detto altro che i poeti di questa generazione non sono ai livelli di quelli della precedente. È della generazione passata, alla fine lo si “capisce”. E poi, visto quanto poco leggono gli italiani e quanto poca fortuna abbia la narrativa italiana, almeno così fancendo Luperini sprona i lettori attuali ad andarsi a leggeri i libri di Calvino, Pasolini e degli autori del primo e secondo novecento. È pur sempre qualcosa, poi magari una volta letti quelli, caro Scarpa, qualcuno andrà pure a leggersi un suo libro…” Capisce che, è vero, alla fine non tutto il male viene per nuocere, ma il discorso da fare è comunque molto serio e complesso.

  • Un veloce intervento, tra un treno e l’altro.

    Intanto sono felice che si sia sviluppata una discussione tanto ricca,Poi :

    1) riguardo ai miei errori filologici di cui sotto emma. So bene che Miserabili non è un blog ma una e-zine. Che però è amministrata ’autocraticamente’ da Genna e dunque sembra un po’ il suo blog. Era una metonimia a scopo descrittivo, insomma

    2) ho letto Benedetti, so bene che non scrive sonetti. Senonché il sonetto è il simbolo delle forme tradizionali italiane e poiché lo stile di Benedetti non è certo sperimentale - nè dantesco e meno che mai pascoliano (dov’è in Benedetti la commistione dei registri, dove il gusto per il sabotaggio interno degli schemi metrici e formali?) - allora, ancora una metonimia, ecco che salta fuori il sonetto, con riferimento anche alle recenti discussioni a proposito delle ’forme chiuse’ in poesia. Non ho tempo di sviluppare un’analisi e regalarvi etichette (vi andrebbe bene il manierismo lirico ed estenuato di Benedetti?) lascerebbe il tempo che trova. ma certamente il futuro della poesia italiana non è dove sta andando Benedetti.

    3) su Ferrari il discorso è molto più complesso. Non c’è l’ho ancora chiaro nemmeno io. E’ poesia di forza travolgente, indiscutibile. Ma altrettanto indiscutibilmente si tratta di espressionismo di ritorno. Va bene così? Va male? Non so, certo che leggo Ferrari con un interesse e una partecipazione che Benedetti non mi ispira.

    4) E’ evidente che in una qualsiasi delle civiltà delle lettere conosciute, o avrebbe ragione (formalmente) Benedetti o Ferrari. Ma Genna - si sa - vive nell’ultra spazio. E nessuno di noi, credo, vorrebbe che fosse differente da com’è

    Grazie a tutti di tutti i benvenuti (anche di quelli polemici, o abrasivi)
    prendo il treno
    lello

  • Quanto alla poesia di Mario Benedetti: ho letto “Umana gloria”, mi è piaciuto, ma non mi pare un “capolavoro”; ci trovo Pascoli più che Petrarca (e i sonetti effettivamente non ci sono… Qui, secondo me, ha ragione Genna…).

    In ogni caso, la (s)fortuna editoriale e di pubblico della poesia italiana contemporanea è tale che qualsiasi promozione – anche di parte, anche sfacciatamente unilaterale – va bene…

    Dopo aver letto Mario Benedetti magari uno decide di leggere anche qualche altro…

  • Mah. Io sono felicissima dell’esistenza di Nazione Indiana, dei Miserabili, ora di Lello Voce on line…

    Sono d’accordo con Carla Benedetti e con Tiziano Scarpa quando sottolineano il valore aggiunto di un blog collettivo (Nazione Indiana), in qualche maniera più "pubblico", più ricco e sfaccettato del blog o del sito di un singolo autore. Ma devo dire che apprezzo i Miserabili (che non è un blog), anche quando si contraddice e quando le spara grosse. Dopo un po’ uno capisce gli entusiasmi e le intemperanze di Genna (che credo in buona fede), capisce che dal "suo" punto di vista (di Genna) è "normale" sostenere che "la poesia italiana fa schifo" (bum!) e poi gridare all’"assoluto capolavoro" di Benedetti, Dal Bianco, Riccardi…

    Insomma, leggere più voci, punti di vista diversi, avere aperture su altre letterature (bellissima l’idea delle traduzioni - e non solo dall’inglese - su Nazione Indiana) affina le capacità critiche del lettore, lo rende capace di recepire con più cognizione di causa i discorsi di autori, di critici, di "mediatori"…

    Pecco di ingenuità? Pazienza…

  • Caro Malatesta, Le chiedo scusa se Le ho dato l’impressione di aver considerato la Sua un’aggressione. Quanto alle stroncature dei miei libri, avevo capito benissimo che era un esempio e ho proseguito su quella strada: avessi cambiato esempio e scelto altri autori, sarebbe stato un po’ maligno, non Le pare? Anch’io credo, come Lei, che ci siamo capiti e sui nodi generali siamo più che d’accordo. Grazie della bella discussione. Un caro saluto

    Tiziano Scarpa

  • Anche in questo caso, la mia non voleva essere un’aggressione personale, né a Dario Voltolini né a Nazione Indiana (NI). Nel gesto di Voltolini, come in altri, non vedo nessuna malafede. Premesso e precisato ancora una volta che le lodi esagerate appartengono allo stile de’ I Miserabili e non di NI, l’inclusione in sé di una poesia di Mario Benedetti nel vostro sito, senza annessa stroncatura, esprime, per chi come me lo segue e conosce, un giudizio di valore che appare ovviamente positivo. Il fatto che degli autori pubblicati recentemente ne Lo specchio, che tra gli altri conta i nomi di Heaney, Zanzotto ecc, venga citato e presentato solo Benedetti (liberissimi di farlo, il punto è un altro); il fatto che i poeti “di professione” (me lo passi Carla Benedetti) pubblicati su NI siano tre-quattro in tutto (più o meno Nove, Ferrari e qualche altro, soprattutto narratori prestati alla poesia); considerata la parsimonia e selezione con cui vengono pubblicati i testi su NI: è naturale che la presentazione di Benedetti (che per me resta ispirata comunque da I Miserabili) sia come dire: è uscito il libro di questo autore, è bello e interessante. Non fraintendetemi, per favore. Questo è lecito, legittimissimo. Io non contesto a Voltolini, a Scarpa o ad altri il diritto e la libertà di postare poesie, racconti, articoli o simili di altri autori: non solo sono liberi di farlo, ma devono farlo poiché anche e soprattutto questo è Nazione Indiana. Anche chi ha postato una poesia di Benedetti su Carmilla e ha espresso un giudizio positivo, sono sicuro che l’ha fatto in buonafede e ha fatto bene: piacente o spiacente, è ottima letteratura, promuoverla non è mai un gesto malvagio in sé. Dunque, ri-premettendo che di “cricca omertosa” parlava il Russo e che io ho parlato di un gruppo di compagni di viaggio che, “naturalmente e giustamente”, non si fanno guerra tra di loro e nella loro stessa rivista (mi sembra logico: l’omertà è costituzionale, ontologica appunto), ho affermato questo:

    1) se qualcuno fa un sito e dice: “La poesia di Benedetti non mi convince” io me ne rallegro. Chiariamoci: non perché a me non piaccia la poesia di Benedetti e voglio che il mondo lo sappia, ma perché accanto a tre voci che esprimevano un giudizio positivo su Benedetti (anche solo proponendolo) ho potuto leggerne una quarta discorde. Chiariamoci ancora: chi ha espresso un giudizio positivo su Benedetti non ha compiuto nessuna nefandezza né ha alcuna colpa di “omogeneità” o “monopolio”. È venuto ad accadere, senza nessuna intenzionalità, che tutte fossero concordi (anche perché, direttamente o indirettamente, ispirate dalla stessa persona). Lo stesso può accadere con la poesia di Ferrari, su cui si esprime positivamente anche Lello Voce: c’è uniformità di giudizio e se domani Valerio Magrelli farà un suo sito in cui dirà: “Ma che dite? Quella di Ferrari è una poesia orrenda” a me farà altrettanto piacere, non perché voi avete torto, ma perché io sono un fortiniano e adoro la dialettica (e non la demolizione o la stroncatura a priori, purché si stronchi).

    2) Quanto alla polemica sull’Unità, anche in questo caso non facevo colpa a nessuno. Forse tutto sarà più chiaro specificando la mia condizione di non-lettore dell’Unità (non sono di destra, tranquilli, ma neanche di quella sinistra – faccio “parte per me stesso” – e odio il 99% dei giornalisti e dei giornali, nonché la critica accademica che ivi trova naturalmente spazio, e per la quale ho quasi totalmente smesso di avere orecchie). Dunque, io non ho letto l’articolo di Luperini (e non ne sento né ce n’è il bisogno, è il bello della critica accademica: letto uno letti tutti, come suggeriva anche Carla Benedetti). Quindi, gironzolando per la Rete, ho potuto ascoltare solo l’altra campana, quella rappresentata da NI, I Miserabili ecc. Anche questa volta, caro Scarpa, non parta in quarta: non ne faccio colpa a voi, che già con pazienza certosina riportate in Rete tutti i vostri interventi cartacei (ci mancherebbe farvi una colpa di non riportare anche gli interventi degli altri!). È solo un dato di fatto: in Rete scorazzano i più giovani, ergo la vecchia generazione non vi partecipa. C’è, anche in questo caso, una generale (non totale su tutti i siti e blog della rete, per carità!, ma molto diffusa) uniformità di giudizio, non intenzionale, non voluta e perseguita, senza dolo, ma una situazione di fatto. Dunque, se Lello Voce entra in Rete a dire la sua, che è discorde, con educazione come ha fatto, anche in questo caso me ne rallegro.

    3) Quando parlavo di una recensione non totalmente positiva di un suo romanzo, caro Scarpa, facevo un esempio, non esprimevo un desiderio né un augurio. Solo che a me piace sentire cosa dicono altri delle opere altrui e mi piace che mi facciano notare i pregi e i difetti. Insomma, se leggo che ne I promessi sposi questa parte non tiene, che Silone negli altri romanzi non riesce a eguagliare le vette toccate in Fontamara ecc., perché devo leggere che Tizio è autore di un ennesimo capolavoro o che l’ultimo libro di Caio è perfetto? Inoltre, teoricamente sono d’accordo sul fatto che non importa la firma ma il contenuto, ma poiché in Rete, si sa, la quantità soverchia la qualità e una ricerca approfondita e puntuale è faticosa quando non impossibile, allora: a) è normale che ci si affidi a riviste specialistiche, a siti di scrittori che parlano di scrittura o di musicisti che parlano di musica ecc. E’ un atto di selezione che viene da sé, poi se un semisconosciuto parla di argomenti che ci interessano con perizia e profondità, ben venga, lo seguiamo (e in fondo Genna-mediatore non nasce così? Quanti delle centinaia che seguivano Clarence-Societàdelle menti ne avevano letto precendetemente un libro o ne conoscevano già il nome?) Di qui però ad andarsi a cercare nel pagliaio della Rete tutti gli aghi e spilli di blog o siti per ogni singolo argomento, capirai che è una fatica… b) può sembrare un po’ snob e aristocratico parlare di un “dibattito di attualità letteraria di livello” e in parte forse lo è, ma d’altro canto la realtà è pressappoco questa: fatte le possibili eccezioni, è normale che un intellettuale che legge e scrive da quarant’anni abbia una capacità di critica e giudizio superiore a quella di uno che non scrive o non ha letto tanto (che poi possa dire cose intelligenti e esatte, è possibile, anzi possibilissimo, ma io parlo ovviamente in generale e in un contesto di necessaria selezione come è quello della Rete).

    4) Ok, non siete “affiliati”, scusate l’imprecisione di alcuni termini. Però, insomma,Genna cita voi, voi postate Genna, alcuni articoli o argomenti compaiono in entrambi i siti: mi concedete almeno un “simpatizzanti”?

    5) Sì, intendevo quello quando parlavo di un problema “ontologico”. Per questo mi affanno tanto a dire che non ne faccio una colpa a voi, ma che è una situazione di fatto che, come dice bene lei, dipende da “quanti autori ci sono e non ci sono”. L’omogeneità, il monopolio, l’aria di famiglia, l’omertà quando il dibattitto di livello è sviluppato da pochi , non possono essere che costituzionali, ontologici. La casa è stretta, la famiglia è piccola e si parla spesso, volenti o nolenti, delle cose negli stessi termini e secondo punti di vista più o meno vicini. Per questo mi rallegro del fatto che Lello Voce sia “sceso in campo” (mi perdoni la citazione berlusconiana!). Come si risolve il problema? Il problema, io penso, si risolve da solo, anzi si sta già risolvendo. Due anni fa c’era solo Genna con la sua Societàdellementi, un anno dopo c’era anche Nazione Indiana con un cast d’eccezione, oggi c’è anche Lello Voce, domani ce ne saranno altri (per questo trovo che non fa una grinza il ragionamento di Carla Benedetti, quando vede nel cambiamento di atteggiamento di Genna un riflesso della frustrazione per non essere più il solo e più seguito mediatore della Rete, donde il tentativo di fare fuori i Moresco e le Benedetti polemisti). Certo a voi, a noi spetta il dovere di far fruttare la situazione che verrà, di linkare siti di valore anche se distanti dalle nostre posizioni, postare interventi anche se discordi coi nostri ecc. Tra cinque, dieci, quindici anni nuovi scrittori usciranno dal guscio, quasi tutti probabilmente circoleranno nella Rete, che diventerà una grande arena dialettica (perdonatemi l’enfasi utopistica). Semmai, allora a voi starà non fare ai nuovi ciò che ora i vecchi stanno facendo a voi…

    Saluti e grazie per la bella discussione

    P.S. Ammetto di non aver letto l’intervento di Montanari, che fa onore a lui e a Nazione Indiana. Certo, ammetterà che interventi simili non sono all’ordine del giorno, non rappresentano la regola ma l’eccezione… ma non voglio insistere oltre, perché credo che sui nodi generali del discorso ci siamo capiti e, in fondo, siamo d’accordo…

  • Caro Malatesta,
    mi permetta di aggiungere una postilla. Non è vero che non è possibile “ontologicamente” trovare, nei siti degli autori, obiezioni o giudizi di valore oppositivi (del tipo da Lei ipotizzato: "un buon libro, ma con un finale moscio") che pratichino una dialettica reale e non puramente cerimoniale. Tornando all’esempio del pezzo di Raul Montanari sui “Canti del Caos” di Moresco Le riporto qui due stralci:

    1.(Qui Montanari ha appena riassunto la trama del libro, e ora la valuta):

    “Non solo, ma questo motivo di Dio che vende la Terra ha un che di ingenuo, di cheap, assomiglia molto a quei racconti che tutti abbiamo scritto al liceo, mettendo in scena eventi grandiosi e strutture simboliche micidiali con una povertà di mezzi, un approccio naïf, che rendeva il tutto imbarazzante.”

    2. (Qui invece Montanari finge un’obiezione anonima, e poi dichiara di aderirvi in pieno):

    “Uno potrebbe dire: io considero vero fulcro dell’arte narrativa i dialoghi, e trovo che Moresco sia molto potente nelle pagine a blocco ma meno efficace nei serpentoni del botta-e-risposta, in cui perde ritmo e spesso mette didascalie ingenue, sottolineando in modo esagerato le reazioni dei dialoganti alle battute dei loro interlocutori. Tanto per non prendere per il culo nessuno: è ovvio, lo si capisce da come è formulata, che questa osservazione mi appartiene.” (http://www.nazioneindiana.com/archi...)

    Cordiali saluti

    Tiziano Scarpa

  • Caro Malatesta,
    su Nazione Indiana Dario Voltolini ha postato una poesia da "Umana gloria" di Mario Benedetti, senza commenti né elogi (http://www.nazioneindiana.com/archi...). Mi spieghi che cosa ci trova di scorretto. Se altri ne hanno parlato, bene o male, che cosa c’entra il gesto di Dario Voltolini che evidentemente ha sentito l’impulso di comunicare ai lettori una poesia? Mi sfugge il motivo della sua severità.

    Sulla polemica con Ferroni, Luperini, ecc.: in Nazione Indiana riprendiamo nostri articoli pubblicati sui giornali, interventi a convegni, a volte anche brevi saggi usciti su libri collettivi. Una sezione del sito si chiama "carte", e lì mettiamo a disposizione questi testi. Sono pezzi che mettiamo in archivio. Servono anche a noi stessi di Nazione Indiana (perché per esempio, io non posso seguire tutta la stampa italiana per non perdermi un articolo di Dario Voltolini ecc., né posso pretendere che lui, ogni volta che pubblica nella Gazzetta di Cicerchio o sul Corriere della Sera me lo mandi per posta elettronica; io stesso posso essere lontano di casa o da un collegamento alla Rete). La polemica con Luperini ecc. si è svolta sull’Unità, ma noi abitualmente mettiamo nel sito ciò che scriviamo su carta (non tutto). Ma forse non ho capito bene la Sua obiezione.

    Ma tutto il Suo discorso, mi sembra, è fondato su un paradosso. Se in rete ci sono pochi autori "cartacei" che intervengono, sarà mica colpa di quelli che ci intervengono... O no? Come mai un sacco di autori italiani si guardano bene dall’impegnarsi in un confronto con i lettori della Rete? E’ veramente curioso rimproverare quelli che, con tutti i loro limiti ed errori, almeno ci provano. Provi a digitare un po’ di nomi e cognomi di scrittori su Google: troverà in prevalenza siti personali, gran pavesi di "praises" (citazioni elogiative stralciate da recensioni), sfoggio di copertine delle traduzioni straniere dei propri romanzi...

    Quanto alle stroncature dei miei libri, in Rete ne troverà parecchie, alcune niente male. Che importa chi le scrive? L’autorevolezza è dei discorsi, la forza è nell’argomentazione, non nella firma. O no?

    Ma immaginiamo pure che gli autori italiani si mettano a recensirsi e a stroncarsi fra di loro. Come la prenderebbe, Lei? Come una discussione, un ripiegamento autoreferenziale di casta, un sintomo di invidia, una promozione recirpoca? E’ veramente difficile impostare questi discorsi pubblici, e penso che Lei se ne renda conto, visto che appena si posta in un blog collettivo una poesia di un libro appena uscito, questo viene considerato un indizio di "omogeneità", un’aria di famiglia, addirittura (sebbene metaforicamente) "monopolistica". Una volta per tutte: noi non siamo "affiliati", né a i Miserabili né a nessun altro.

    Se Lei ha delle proposte o soluzioni, in particolare su quest’ultimo paragrafo (come impostare una dialettica culturale in rete che non venga considerata, diciamo così, "reciprocamente promozionale" o anche "scorrettamente demolitoria") ce le dica, davvero, Glielo chiedo con la massima serietà e senza ironia. C’è una difficoltà oggettiva nell’impostare i discorsi evitando le sbrodolature corporative o i "conflitti di interessi", non le pare? (Ma forse Lei si riferiva proprio a questo con l’avverbio "ontologicamente"). Ma questo dipende dalla Rete? (e dipende forse da quanti autori ci sono o non ci sono?). O non è piuttosto intrinseco al dibattito culturale e letterario: voglio dire: che cosa penserebbe se gli autori italiani si mettessero a recensirsi e stroncarsi ed elogiarsi sistematicamente sui GIORNALI, o ALLA RADIO, ecc.? L’impossibilità "ontologica" dipende dal mezzo di comunicazione, o non piuttosto dall’essere parti in causa?

    Lei mi sembra una persona molto onesta nell’accogliere le obiezioni altrui. La ringrazio della bella discussione

    Tiziano Scarpa

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