[Legaville 34] Tutti a piantar radicchio al Tenni.

Quotidiani E-Polis - Il Treviso, 2007 5 febbraio 2007 Politica e movimenti
[Legaville 34] Tutti a piantar radicchio al Tenni.

Per una volta tanto io sarei d’accordo con il Pro Sceriffo che, qualche giorno fa, di fronte alla possibilità che l’intera città fosse blindata a causa della partita Legaville – Borbonica, ha dichiarato che, se per ogni incontro di calcio bisogna trasformare un centro urbano in una trincea, allora sarebbe meglio chiudere il Tenni e piantarci radicchio. Parole sante! Io sono già qui, pronto con i miei di germogli di ‘spadone’ da mettere a dimora a centrocampo. Anzi, visto quello che è successo a Catania, ho tirato fuori pure la zappetta e tutto l’occorrente dal mio kit da ortolano dilettante. Lo aspetto all’ingresso D, con la sua vanghetta in mano. Peccato, però, che quest’idea gli sia venuta in mente solo ultimamente, di fronte ad un’evidenza che era macroscopica anche senza che la tragedia siciliana si compisse, e che da anni invece si ostini a voler mantenere lo stadio nel cuore della città. Peccato anche che il Pro Ortolano non si renda conto, come è invece evidente a qualsiasi padano di buona volontà, che in realtà il calcio vero con certe robe non c’entra niente e che gli stadi sono solo divenuti il ricettacolo di bande di delinquenti, spesso in rapporti più che amichevoli con le società, gente della stessa risma di quelli che lo salutano cordiali a braccio alzato sulle gradinate del Tenni, che hanno tentato il linciaggio morale di alcuni calciatori di colore, gli stessi che condividono tante sue idee sull’ordine e la sicurezza e che, in cuor loro (come lui, in Pro Cardiaco suo), si augurano che i barboni, scacciati dalla stazione e mandati a dormire sotto i ponti, scivolino in Sile, liberando la nostra sana ed ariana società dall’imbarazzo della povertà e della diversità. E peccato anche (direi soprattutto) che, il giorno dopo la morte di Raciti, lui, Deputy Zaia e tanti loro amici fossero davanti alla Prefettura e non per ringraziare la Polizia del suo sacrificio, ma anzi per gridare ai quattro venti che l’ordine pubblico vogliono gestirlo loro, che del Prefetto non sanno che farsene e che meglio sarebbe se tutto fosse affidato nelle mani del Pro. Il quale, viste le amicizie e le frequentazioni da stadio che ha, non ho dubbi che saprebbe bene a chi affidare la sicurezza del Tenni: agli omologhi di quelli catanesi. Così il problema, grazie all’identità tra guardia e ladro, sarebbe risolto alla radice.

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