[Delicatessen 126] Un applauso alla vittima ( e uno a Pinelli)

1 settembre 2007 Politica e movimenti
[Delicatessen 126] Un applauso alla vittima ( e uno a Pinelli)

Io non ho alcuna prova per essere certo al di là di ogni ragionevole dubbio della responsabilità del Commissario Calabresi nell’omicidio di Pinelli, ferroviere precipitato dalle finestre della Questura di Milano durante le indagini sulla bomba di Piazza Fontana, mentre le forze dell’ordine, sbagliandosi di grosso, seguivano la pista anarchica. Sono invece certo che, fosse stato anche Calabresi stesso a spingere fuori dalla finestra Pinelli, questo non avrebbe autorizzato nessuno a farsi giustizia da sé. Sono altrettanto sicuro, però, che quelle indagini le dirigeva proprio Calabresi e che offende qualsiasi intelligenza, credo anche quella dei familiari di Calabresi, la sola evetualità di poter prendere per vera la fantasmagorica tesi del ‘malore attivo’, secondo la quale Pinelli si sarebbe suicidato, ma non avrebbe preso lo slancio necessario a giustificare una qualsiasi parabola di caduta compatibile con questa tesi, perché era praticamente svenuto nel momento in cui si gettava da quella finestra. E sono abbastanza convinto che (quasi fosse la nemesi della ‘pista sbagliata’) nell’assassinio Calabresi c’entrino poco Sofri e i suoi sodali. Qualche giorno fa si è celebrato il ricordo del Commissario. Ben fatto. Se fossi stato là, avrei applaudito anch’io, avrei applaudito alla vittima. Ma non avrei potuto fare a meno di pensare che il medesimo applauso andrebbe tributato a Pinelli e anche a lui andrebbe resa giustizia, perché sono certo che il non far luce sul suo omicidio è stato anche un metodo, subdolo ed inquietante, per lasciare soli Calabresi e la sua famiglia.

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