Cyber-Giungla

19 novembre 2003 Costume e società
Cyber-Giungla

Se la metafora è la giungla, allora sia. Lasciamo che la rete in metamorfosi si trasformi in foresta pluviale. E dunque? Voglio dire, tanto per chiarezza, che mi pare assai poco convincente tutto questo discorrere sui ’pericoli della rete-giungla’, nei cui anfratti si cela l’agguato e il pericolo per ogni cucciolo (dunque anche per il nostro) e che mi pare addirittura spaventoso tutto questo parlare di supposti necessari controlli. Nelle giungle ci sono - è certamente vero - tigri e serpenti e fiere e sciacalli di genere svariato, ed infatti nessuno ci manderebbe il proprio figliolo a passeggiarci da solo, e certo nessuno d’altra parte (o almeno spero) ha in mente di sterminarne tutta la fauna solo per permettere al proprio pargolo di farci un giro in bici in tutta tranquillità. L’orizzontalità della rete è quello che ne garantisce la sostanziale democraticità ed è anche ciò che la rende permeabile. E dunque poco sicura. Internet non è - per sua stessa costituzione - una baby sitter elettronica come la TV. E’ un luogo aperto, non una scatola chiusa. E in ciò stanno tutte le sue qualità e i suoi difetti. Sottoporla a controllo servirebbe a poco. Il problema vero non è la rete - che certo può essere pericolosa soprattutto per i più giovani - il problema vero sono i genitori di questi ragazzi, che non hanno tempo per accompagnarli nelle loro esplorazioni telematiche, come non hanno tempo di ascoltarli quando hanno problemi e non hanno neanche tempo di negar loro alcunché, convinti come sono che la vera civiltà starebbe nel fatto che se paghi fior di quattrini (magari a rate) per comprare il computer ai figlioli, allora dovrebbe esistere un software adatto a far loro anche da papà e da mamma in modo da scegliere per loro ciò che possono vedere e ciò che è meglio di no. Altrimenti la colpa è della rete che è una giungla e allora ben venga qualsiasi cosa non sottragga loro tempo con quest’optional dell’educazione: a costo di far fuori tutto ciò che si muove e se al posto di una tigre accoppiamo un colibrì chi se ne frega. Insomma una roba del tipo: lascio i miei figli per strada da soli per tutto il giorno e poi, se accade loro qualcosa, è colpa della strada, del mondo e allora che si costruiscano cancelli e si montino cavalli di Frisia. Tutto: purché nessuno e niente li costringa a fare ciò che dovrebbe fare qualsiasi padre. Accompagnare il proprio figlio e guidarlo lungo il percorso della libertà. Che - sotto molti punti di vista, credetemi - è più pericolosa della servitù.

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