Una questioncella filologica e una di buon senso: lettera aperta al Ministro Moratti

19 novembre 2003 Politica e movimenti
Una questioncella filologica e una di buon senso: lettera aperta al Ministro Moratti

Gentile Ministro,
leggo sul Corriere della Sera che Lei sta per inserire nelle sua riforma una serie di indicazioni provenienti dai Responsabili Scuola di Alleanza Nazionale, tra cui l’invito a far imparare a memoria le poesie ai bambini delle elementari, far studiare ortografia, grammatica e sintassi dalle Elementari alle Medie (cosa che non mi pare, in realtà, un grande rinnovamento, visto che si è fatto, si fa e si farà comunque) e poi l’abolizione della parola imperialismo dai manuali di Storia, in quanto di "derivazione marxista".
Mi permetta di esprimere al proposito qualche mia opinione: in fondo sono un insegnante e un poeta e dunque si parla di cose che mi riguardano da vicino…
D’accordo: sulle poesie a memoria, niente da dire. Sono certo che male non fa. E probabilmente anzi fa bene, se non altro perché, recitandole ad alta voce, tutti i nostri bambini (almeno tutti quelli che sono scampati e che scamperanno a crolli dovuti a sismi improvvisi, indisciplinati e che remano contro) si renderanno conto, con l’evidenza della prassi, che quelle poesie hanno una sostanza fonica, sonora. Tutto ciò li aiuterà certamente a capire dove sta andando oggi la poesia di ricerca e cioè lontanissimo dai lidi verso i quali la Sua contro-riforma, Signora Moratti, intenderebbe portare i contenuti dell’insegnamento letterario in Italia.
La faccenda dell’abolizione della parola imperialismo, in quanto di derivazione marxista, invece, è una solenne corbelleria ed anche una provocazione e un grave attentato alla libertà d’insegnamento, che è un diritto, che la cosa Le piaccia o meno, sancito dalla nostra Costituzione. Per accertarsene non dovrà che consultare (non l’ha ancora fatto?) uno di quelle centinaia di migliaia di libretti dedicati alla Costituzione e alla Corte Costituzionale che Lei stessa ha avuto cura di far distribuire, con gran vanto di cerimonie e comunicati stampa, in tutte le scuole italiane. Ma procediamo con ordine. Prima di tutto la corbelleria…
Pretendere di abolire una parola (qualsiasi parola) dall’insegnamento della Storia ( ma da qualsiasi insegnamento) è palesemente un atteggiamento tra il tribale e il medievale. Non ci sono parole buone e parole cattive: ci sono, piuttosto, parole utili o inutili, precise o imprecise, corrette o scorrette in un determinato contesto, tutto qui e questo, come sembrerà ovvio persino a Lei, è difficile stabilirlo per legge...
Ad esempio: come faremo a spiegare l’espansione europea in Africa e in Asia alla fine del Diciannovesimo secolo, se non potremo più usare la parola imperialismo?
La parola è testimoniata in italiano dal 1901, per l’appunto, e deriva direttamente dai testi inglesi di storiografia politica (imperialism), ci giunge, dunque, dalla patria del liberalismo borghese. Consulti un buon dizionario della lingua con notazioni etimologiche, quale il Palazzi-Folena, e se ne accerterà senza fatica.
La aboliamo perché è di derivazione marxista? Bene, ma perché solo quella? Allora occorrerà fare lo stesso con una serie di termini come: plusvalore, valore di scambio, valore d’uso, profitto, merce, struttura, sovrastruttura, ideologia, capitalismo (!) e tanti, tanti altri, i quali, o provengono direttamente dall’ambito marxista, o sono attualmente utilizzati (con buona pace di tutti) spesso e volentieri all’interno dell’insegnamento di svariate discipline proprio nell’accezione che a questi lemmi ha dato la tradizione filosofica e storiografica marxista. Li aboliamo tutti? Non mi pare saggio…
D’altra parte, non è colpa nostra, gentile Ministro, se noi marxisti, al contrario dei suoi amici e camerati di Alleanza Nazionale, vantiamo nella nostra storia e tradizione un sistema filosofico che ha improntato di sé una parte importante del sapere novecentesco e decine di intellettuali di altissimo livello, che, applicandone i suggerimenti e i metodi, questo sapere hanno arricchito e difeso contro la barbarie… E ora non confonda, La prego, con troppa nonchalance, marxismo e comunismo, o, meglio, socialismo reale, che non sono, propriamente, la stessa cosa.
Accettare di farsi portatrice delle tesi deliranti che i Responsabili Scuola di Alleanza Nazionale vanno proponendo in giro, nella speranza di ri-istituire quanto prima il Mini-Cul-Pop, non farà, mi creda, che dimostrare sempre più a tutti gli insegnanti e a tutti gli allievi italiani qual è la ragione principale per la quale Lei è inadatta a svolgere il compito che svolge: la Sua incompetenza. E ora la provocazione e l’attentato alla libertà d’insegnamento…
Gentile Ministro, forse Lei non sa nemmeno questo, ma in Italia il marxismo non è fuorilegge . E non è fuorilegge nemmeno il comunismo. In Italia l’unica ideologia ad essere fuorilegge - come accade nella maggioranza dei paesi civili - è il nazi-fascismo…
Io, ad esempio, sono un insegnante marxista, e ogni giorno, insieme con colleghi liberali, cattolici, conservatori, heideggeriani, vado in classe e insegno.
Trova tutto questo scandaloso? Intende renderlo illegale? Bene mi sono auto-denunciato. Mi sospenda, se ne ha facoltà.
Ma non basta: purtroppo per Lei e per i Suoi amici ex-fascisti, io sono anche, e qui lo dichiaro ufficialmente, un comunista, anzi, per essere sincero sino in fondo, io solidarizzo e condivido spesso e volentieri molte delle posizioni e delle iniziative politiche dei Disubbidienti…. e ogni giorno, insieme con colleghi liberali, cattolici, conservatori, heideggeriani, vado in classe e insegno. Trova tutto questo scandaloso? Bene mi sono auto-denunciato. Mi sospenda, se ne ha facoltà. Il mio metodo d’insegnamento, poi, gentile Ministro, sia in Italiano, che in Storia ed Educazione Civica, fa riferimento esplicito a metodologie d’analisi storica, letteraria e politica che dal marxismo derivano, o che con esso comunque hanno stabilito un dialogo fruttuoso.
Voglio anche che Lei sappia che io, quando devo scegliere un libro di testo, scelgo un libro di testo che a queste coordinate culturali e filosofiche fa riferimento. E che così continuerò a fare…. Esattamente con la stessa serena libertà con cui i miei colleghi, che si riconoscono in sistemi filosofici e culturali di impronta differente, scelgono i propri manuali di indirizzo idealista, o strutturalista, o semiologico, e chi più ne ha, più ne metta. Per cui, se sono fuorilegge, prenda provvedimenti, Signor Ministro, o la smetta, sia cortese, di interessarsi di cose che non soltanto ignora, ma che - bisogna che se ne convinca - non fanno parte di quelle su cui il Suo Ministero può intervenire.
La libertà d’insegnamento in Italia è Legge Costituzionale. Lei pensi a non far crollare le scuole in testa agli allievi, piuttosto, che, quello sì, è certamente di competenza del Suo Ministero, o, se proprio ci tiene, continui pure a giocherellare coi contenuti del Programma Ministeriale di Storia dell’ultimo anno delle Superiori…
Nulla in contrario a che Lei abolisca l’obbligo di insegnare il Novecento: tanto io continuerò a farlo per scelta. O vuole impedirci per legge di parlare ai nostri studenti dei campi di concentramento e dei crimini nazi-fascisti?
Comunque sia, per intanto, gentile Ministro, sappia anche che, poiché io sono un Insegnante Disubbidiente, da domani farò in modo di pronunciare la parola imperialismo ogni volta che sarà possibile, evitando anzi di sostituirla, a costo della cacofonia, con qualsiasi tipo di pronome. Di più: fornirò ai miei allievi il numero di telefono del Suo Ministero, perché possano tenerLa sempre informata del fatto che da domani, ogni mia lezione, in qualsiasi classe, inizierà con un saluto ai discenti davvero originale: «buon neo-imperialismo a tutti, ragazzi miei». Anche se, tutti lo sanno, lo ignora solo Lei, il neo-imperialismo è ormai finito e c’è chi dice che siamo nell’epoca dell’Impero e che dunque di imperialismo è lecito parlare solo nelle lezioni di Storia.

Altro in Politica e movimenti

Altro in Teoria e critica