Un Sanguineti ’prosciugato’ e travestito

7 aprile 2005 Articoli e recensioni
Un Sanguineti ’prosciugato’ e travestito

Escono, uno dopo l’altro, due importanti testi di Edoardo Sanguineti: Mikrokosmos, innanzi tutto, a cura di Erminio Risso, che raccoglie suoi testi poetici dal 1951 al 2004, e poi una riedizione del celeberrimo ’travestimento dantesco’, Commedia dell’Inferno, oggi accompagnata da una ricca introduzione di Federico Tiezzi, il regista teatrale che la mise in scena, da una acutissima nota di Niva Lorenzini e, infine, dalla trascrizione di un dialogo pubblico tra Sanguineti e la stessa Lorenzini.
Mikrokosmos non è la prima crestomazia sanguinetiana: la precedono nel tempo, prima di tutto Segnalibro (1982), che raccoglieva testi dagli anni Cinquanta all’esordio degli Ottanta, e poi, appena qualche anno fa, Il Gatto Lupesco, che copriva l’arco di tempo che va dagli Ottanta sino all’esordio del Terzo Millennio. Mikrokosmosè, però, la prima raccolta a offrire uno spettro completo della produzione in versi di Sanguineti, dagli esordi sino ad oggi.
Sbaglierebbe, comunque, chi pensasse a Mikrokosmoscome al risultato di una semplice somma delle due precedenti raccolte, ad un’operazione ’neutra’ di addizione, sia pure d’autore. Come sottolinea nella sua Prefazione Erminio Risso, Mikrokosmosvuole essere qualcosa di più, qualcosa di diverso da un’usuale antologia, si propone piuttosto come un organismo ’nuovo’, che nasce grazie a una dinamica, molto più serrata ed intensa del solito, tra i due cotè di qualsiasi operazione antologica: selezione e montaggio. «Quest’antologia - scrive Risso - viene a configurarsi come un libro autonomo e non come una semplice selezione o una panoramica, capace di rendere conto, naturalmente a spizzichi e a bocconi, di un’attività poetica ormai più che cinquantennale; il testo possiede un’autosufficienza che deriva dalla forte correlazione tra la ricerca e la scelta del frammento e il suo montaggio. E’ stato necessario che le singole tessere avessero alcune qualità e caratteristiche fondamentali: (…) il poter essere estrapolate dal loro contesto originario, senza perdere nessuna peculiarità capitale e nessun tratto costitutivo, non per trovare posto in una mostra, o in una rassegna, ma per dare vita a una nuova costruzione.» per creare, insomma, un organismo nuovo che, con passo sghembo, «rompendo le barriere del museo e del manifesto» dimostrasse, una volta e per tutte, che l’insieme è più della somma delle sue parti. Le singole raccolte, così, sono state sottoposte ad un’operazione di riduzione in scala, piuttosto che di semplice selezione, esse sono state «per così dire, prosciugate, poiché la selezione è stata condotta in modo tale che i singoli contributi si legassero nuovamente tra di loro e le diverse trame intertestuali venissero mantenute in vita». Il risultato è una «sorta di immagine allegorica», come la definisce Risso, o piuttosto il «film o la sinfonia dell’opera di Sanguineti» o, a voler continuare la metafora del ’prosciugamento’ con piglio etnografico, quasi un libro-tsantas, come chiamano le loro teste-trofeo, prosciugate e ridotte, gli indios Jivaros. E nessun lineamento della produzione di Sanguineti si perde in quest’opera-tsantas: pagina dopo pagina i temi e le forme, le rabbie, le indignazioni, le tenerezze di un Sanguineti a tutto tondo si presentano puntuali all’appuntamento; da Laborintus a Postkarten e Stracciafoglio, sino a Novissimum Testamentum e ben oltre le vediamo che ci scorrono davanti agli occhi, quasi che l’antologia si mutasse in un singolare romanzo in versi che tratta, in mille e più lingue, della praticabilità della poesia tra ideologia e linguaggio, tra realtà e parola; un racconto crudele e sensibilissimo che, nella babele impressionante di testi e contesti, sin dall’inizio, allude, con chiarezza lucida, a quella «cosmopolizzazione radicale di uomini, merci e culture» che oggi chiamiamo globalizzazione. Da questo punto di vista, il travestimento dantesco di Commedia dell’Inferno, a guardarlo in trasparenza, non fa che confermare, con sconcertante organicità, la scelta strutturale (ma infine di poetica) che sta dietro le scelte di Mikrokosmos. Sia perché in entrambi i casi ci troviamo di fronte ad un’operazione di decostruzione (per quanto, nell’un caso, autotelica) sia perché l’Inferno sanguinetiano è, esso stesso, tsantas dantesca, intervento che va oltre una semplice operazione di selezione e montaggio. E’ Sanguineti stesso a dichiararlo nella Notizia che accompagnava l’edizione del 1989: «Il centro di questa Commedia, infatti non riposa, propriamente, per me, nella selezione e nel montaggio, che pure decidono di necessità della ’materia prima’ verbale, ma in quella politica dell’immagine che nelle proposte esecutive per un Dante fatto visibile e praticabile, in termini che, fedeli alle radici delle sue invenzioni, le rendano immediatamente agibili agli attori, trasparenti agli spettatori attuali, mirando a un’evidenza quotidiana e concreta. Come già suggerivo, il testo sta in ’citazione’, ma questa poi opera, a scarto, per ’incarnazione’».
E cos’altro è Mikrokosmos, in fondo, se non nuova ’incarnazione’ di Sanguineti, travestimento sanguinetiano di se stesso?

Edoardo Sanguineti
Mikrokosmos - Poesie 1951-2004
A cura di Eriminio Risso Feltrinelli

Edoardo Sanguineti
Commedia dell’Inferno - Un travestimento dantesco A cura di Niva Lorenzini
Carocci

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