Tra Librino e New York

27 dicembre 2003 Costume e società
Tra Librino e New York

Due storie accoppiate, anche se diverse, dedicate a chi crede che l’arte e la letteratura siano cose belle, ma sostanzialmente inutili.
Il primo protagonista si chiamava Iceberg Slim (all’anagrafe Robert Beck, 1922-1992) ed era nato nei ghetti neri di Chicago, dove era poi rimasto a lungo, a fare il magnaccia. Galera, arresti. Poi Iceberg inizia a scrivere. E diventa un grande scrittore, non solo uno scrittore di successo, badate, proprio un grande scrittore. Iceberg - tanto noto negli USA, quanto praticamente sconosciuto in Europa - dà voce alle verità del ghetto, diventa un griot, un bardo della sua gente. E’ in suo ricordo, tanto per dirne una, che molti dei protagonisti mondialmente noti del Gangsta Rap hanno adottato ’nick’ il cui suffisso è Ice (Ice Cube, Ice T, ecc). Ora esce in Italia uno dei romanzi che fanno parte della cosiddetta ’Trilogia del ghetto’. ’Black Mama’ (ShaKe ed.) è la storia di Otis Tilson, travestito nero di Chicago, attraverso tutte le stazioni di una sconvolgente via crucis metropolitana, fino alla sua autocrocifissione, mediante impiccagione, in uno squallido albergo di New York, nel 1969, mentre tutto il resto del mondo ribolliva di nuove speranze ed utopie. Ed è solo grazie alla scrittura di Iceberg Slim che Otis può ancora narrarci la sua storia, ma, soprattutto, per quello che qui ci interessa di più, è grazie all’amore per la scrittura che Iceberg non lo incontri più di ronda sui marciapiedi di Chicago, ma che racconta, e racconta, e racconta, la dignità e il dolore della sua gente, accoccolato sugli scaffali delle librerie. E’ solo per il suo essere diventato scrittore che oggi possiamo perdonare a Iceberg di essere stato un magnaccia.
Il secondo dei nostri protagonisti si chiama Antonio Presti, è siciliano, e faceva l’imprenditore. Fino a quando non ha deciso di trasformarsi nel mecenate più spericolato e fuori dal coro che le arti italiane possano vantare. E ha cominciato- a sue spese e a suo rischio - a disseminare di sculture il letto secco di una fiumara, vicino a Tusa, in provincia di Messina. Assolutamente abusive ed assolutamente bellissime. Opere di Festa, Pomodoro, Nagasawa e di tanti altri. Ha combattuto la sua battaglia contro norme sciocche, ha scritto a chiunque nel mondo per difendere la sua Fiumara, che per buona sorte è ancora lì. Ma non bastava. Ora Presti, che è uno che pensa che arte, bellezza, dignità e cultura, facciano parte dei bisogni essenziali di ogni uomo, ha deciso di scommettere in grande e di intervenire a Librino, enorme quartiere ghetto di Catania, periferia progettata da Kenzo Tange per essere il centro direzionale della città e trasformatasi nella desolazione e nel disagio periferico di un quartiere dormitorio. Per mutarne radicalmente il destino… Come? Utilizzando le facciate cieche dei palazzoni di Librino per realizzare - sempre a sue spese, sempre col suo solito piglio un po’ zapatista che gli fa trascinare artisti celeberrimi a cene condominiali e a mini party degli allievi delle locali scuole elementari - un grande museo interattivo e multimediale dell’immagine all’aria aperta, di livello internazionale. Trasformando, così, un ghetto in un luogo di incontro, turismo, cultura. Scommettendo, insomma, sulle qualità assolutamente ’pratiche’ dell’arte. L’altro giorno, passeggiando verghianamente sulla spiaggia di Aci Trezza, così mi spiegava, di malavoglia, naturalmente, le sua ragioni «Ci hanno detto sempre: prima le fogne, i servizi, i negozi e dopo, se ci resta tempo e un po’ di soldi, allora parliamo della cultura e dell’arte. E siamo rimasti senza le fogne, senza i negozi, senza i servizi e, naturalmente, senza la cultura. Io dico allora: stavolta proviamo a cominciare dall’arte e dalla cultura e poi vediamo alla fine se, per caso, non arrivano anche le fogne, i servizi, i negozi».
Come dare torto al sub-comandante Antonio?

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