Tornano I Furiosi di Balestrini

29 febbraio 2004 Articoli e recensioni
Tornano <i>I Furiosi</i> di Balestrini

Il mondo contemporaneo è pieno di capri espiatori, di streghe e stregoni, untori… Vengono comodi, quando ci si trova di fronte a contraddizioni scomode, a domande imbarazzanti che chiederebbero risposte chiare, esaustive. Allora si tira fuori il capro, l’untore. E’ lui che catalizza l’odio e la frustrazione collettiva, sue sono tutte le colpe, suo il peccato originale che col suo sacrificio sarà lavato. Avviene così che, spesso e volentieri, nel fare il processo a un calcio devastato e devastante, amministrato da bancarottieri e spacciatori di doping, giocato a volte da ’velini’ un po’ stupratori, altre da agnelli incoscientemente sacrificali, ci si accontenti dell’indignazione contro gli Ultras, il popolo delle curve, quelli che spesso fanno diventare rivolta e violenza , ciò che per molti italiani è più semplicemente (e altrettanto sinistramente) non più una passione, ma un’abitudine, o un’assuefazione.
A guardarli con altri occhi, però, scevri da pregiudizi e moralismi, con lo sguardo curioso ma spietato di chi vuole prima di tutto raccontare e per far questo è interessato ad ascoltare, piuttosto che a giudicare, allora ne vengono fuori personaggi picareschi e coinvolgenti, che quasi invitano il lettore ad un’imbarazzante complicità. E’ quello che ha fatto Nanni Balestrini in un suo romanzo del 1994, I Furiosi, che, a distanza di un decennio, torna ora in libreria in una bella riedizione di DeriveApprodi, accompagnato da una prefazione del sociologo Alessandro Dal Lago.
Anatomia della nascita di un mito metropolitano, fenomenologia di una banda, epica, avvincente avventura picaresca I Furiosiè un viaggio nell’archeologia del mito ultra, costruito attraverso il montaggio di materiali linguistici ’originali’, un montaggio serrato e sapiente, che dà vita a una storia corale, dall’impasto linguistico scabro, sconnesso, efficacissimo. Questa narrazione in presa diretta, scandita in blocchi, costruisce una diegesi sincopata come gli eventi di cui racconta, frantumata quanto le vite che ci presenta, raccontando di una sorta di jacquerie-continua, trasferita dalla campagna (o dalle vie dei ghetti metropolitani) allo stadio, durante la quale l’importante è distruggere, colpire; scimmiottamento proletarizzato di un torneo medievale in cui l’obbiettivo è riuscire a strappare il gagliardetto degli avversari, vicenda di adrenalina e violenze gratuite rispetto alle quali, com’è ovvio che sia, in realtà il calcio giocato ( ma anche dopato, truccato, monopolizzato, spettacolarizzato, finto) non è che un pretesto per un altro gioco, molto più complesso, disperato, violento, involuto, (ma vero e senza mascheramenti) parodia apotropaica di una guerra globale, denuncia ad alta voce, della violenza silenziosa dell’esclusione sociale e insieme riaffermazione di un sinistro codice d’onore, di una ’fede’. Ha ragione Alessandro Dal Lago, nella sua Prefazione a sottolineare come, infine, la violenza c’entri poco («mettiamo per un attimo da parte la violenza, questo tabù di una cultura ipocrita, che non vuol vedere alla domenica allo stadio ciò che pratica da sempre, a Genova nel 2001 come nei deserti del Medio Oriente»), quanto, piuttosto, ci si trovi di fronte a una sorta di «culti laici» a cui si mescolano «forme di solidarietà e comunanza, percorsi di avventura e leggenda» che certo poi sfociano in scontri, in episodi di guerriglia metropolitana, ma che alle spalle hanno, in verità, un tessuto di radici complesso e contraddittorio, urgente.
L’etica un po’ paleolitica e delirante che guida I Furiosi è come un simulacro, l’urlo disperato del bisogno di un’etica vera che non c’è, o, almeno, che nessuno si è mai curato di insegnare ai giovani protagonisti del romanzo di Balestrini. I quali, allora, decidono di fare in proprio: la violenza luddista e sciocca di molti loro comportamenti altro non è che il risultato di un fai-da-te dell’anima, di una morale autocostruita coi rimasugli e i brandelli di quella vera, che la società globalizzata si cura di sbranare - con violenza parossistica - sotto i loro occhi, attimo dopo attimo. Un ultimo, ormai scettico, tentativo di comunicare col mondo degli altri, dei ’normali’. Un metodo estremo per il riconoscimento di un’identità negata, o almeno di qualche suo frammento impazzito.
E ci sono alcuni momenti di particolare lucidità in cui alcuni dei Furiosi potrebbero migrare dalle pagine del libro di Balestrini e inserirsi, senza colpo ferire, tra le mischie furiose e ultrapolitiche della Banda Bellini, narrata recentemente in un bellissimo romanzo di Marco Philopat.
A conti fatti I Furiosiè, insomma, un grande romanzo epico ed eroicomico, ma anche, come si addice a ogni buona epica, meglio se macaronica, un’operazione di geniale smascheramento e controinformazione…

Nanni Balestrini
I Furiosi
Prefazione di Alessandro Dal Lago
DeriveApprodi

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