Tommaso Ottonieri, Contatto

28 dicembre 2003 Articoli e recensioni
Tommaso Ottonieri, <i>Contatto</i>

E’ certamente ancora troppo presto per tirare le somme critiche a proposito della poesia degli autori italiani della generazione del cosiddetto Gruppo 93, ma, se c’è qualcosa che può certamente essere affermato al proposito, è che al centro del loro tentativo di rinnovare il panorama poetico italiano erano certamente presenti alcuni elementi comuni: un rilevantissimo bisogno di comunicare, sia pure con linguaggi ’complessi’, la tendenza a sostituire ai lettori - come possibile target - un vero e proprio ’pubblico’, nel senso che a questa nozione ha dato Ong, e la necessità di ritornare a ’raccontare’. Insomma un’attenzione estrema alla fase ’fàtica’ della comunicazione linguistica e alle caratteristiche performative dell’atto poetico, che sono andate di pari passo con una poesia di ’pensiero’ che ritrovava il gusto di raccontare storie, sia pur ’minime’.
In questo senso si rivela esemplare l’ultima raccolta di Tommaso Ottonieri, e fin dal suo titolo: Contatto. Certo una parte rilevante degli sforzi di Ottonieri e di molti poeti della sua generazione si è svolto proprio in nome di un ’contatto’: un contatto nuovo col pubblico della poesia, un contatto nuovo con la realtà, un contatto nuovo con nozioni e generi basilari: quali avanguardia e tradizione, oppure lirica ed epica.
A metà tra antologia e prosimetro, e dunque portandosi all’interno una spiccata propensione narrativa, la raccolta di Ottonieri comprende testi che vanno dal lontano 1979 (un anno prima del suo esordio presso Feltrinelli, con l’indimenticabile Memorie di un piccolo ipertrofico) sino ad oggi, non affidati ad una semplice operazione di ’conservazione’, ma spesso re-mixati, rimescolati e riproposti quasi fossero musicalissime cover, essi orbitano attorno ad un nucleo gravitazionale comune fatto del ricorrere di temi nodali (il corpo, la merce, la lingua) che disegnano le linee portanti di una poetica fortemente critica del presente, dello stato delle cose. Parallelamente si sviluppa una raffinata ricerca sul ritmo che sfrutta tutti i tic dell’ascolto distratto che riempie la nostra quotidianità, ricamando attorno ai ritornelli sanremesi il disegno di una ritmica a scatti, a spasmi, che restituisce del reale solo brani campionati a singhiozzo, perennemente alla ricerca di un nuovo senso e di una nuova, forse inesistente, dinamica.
Sono i temi e i ritmi della postmodernità e della sua critica radicale, sillabati e rimescolati in un continuo alternarsi (e alterarsi) di prosodia e magmaticità, una magmaticità a volte onnivora, capace di rendere, grazie all’ininterrotto del flusso, la prosa più poetica della poesia, visto anche che la poesia di Ottonieri è sorvegliatissima nel negarsi qualsiasi concessione alla facile melodia, o alla scorciatoia di pensiero.
Da questo punto di vista alcuni dei testi di Contatto restano fortemente attuali, formalmente ’modernissimi’ e insieme capaci di disegnare un percorso interpretativo dell’ultimo quindicennio - e penso a poesie come Hotel Sarajevo, o Mignon 2001, ma anche a testi più antichi, come Last Days of Disco, o CNN the Storm, esplicite nel dichiarare, con pacata ma esplicita inflessione manzoniana, che solo il vero è bello…

Tommaso Ottonieri
Contatto
Ed. Cronopio

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