Polemiche da parrucchiere, caro Busi

19 novembre 2003 Letteratura e arti
Polemiche da parrucchiere, caro Busi

Si tratta di un pezzo scritto in risposta un intervento di Busi su Liberazione a proposito della polemica tra Arbasino e Toscani riguardante i profughi albanesi, discussione che aveva avuto spazio sulle pagine di Repubblica. L’articolo è stato inviato a Liberazione - che a volte ospitava miei interventi- e al Manifesto. Da entrambi fu rifiutato: da Liberazione perchè il giornale non intendeva offrire spazio a un attacco a un così prestigioso collaboratore della testata, dal Manifesto con un semplice, ma eloquente, silenzio-dissenso

L’Albania sbarca in Italia. Ci tocca con mano... Ci sporca di povertà, di disperazione, di rabbia i vestiti della festa. La situazione è critica e dunque notiziabile... Come bloccare la logorrea salottiera dei nostri intellettuali più o meno mediatizzati, ma certo furbi assai e lesti a cogliere l’occasione? Così, come se non bastassero gli spropositi reciprocamente scambiati tra Arbasino e Toscani, eccolo lì, che arriva anche lui, immancabile, il Busi, che, tra un’apparizione e l’altra a questo e quel gineceo televisivo e/o sanremese, trova pure il tempo di improvvisarsi impegnato gastigatore della radical sciccheria altrui dalle colonne di Liberazione... I termini della polemica, già da soli, ne defiscono il livello sconsolantemente semplicistico e snob. Arbasino se la prende con quelli che pur firmando manifesti e dichiarazioni di solidarietà si guardano (o si guarderebbero) bene dal tirarsi in casa un profugo, Toscani invece - che da tempo adultera un supposto impegno civile con la vendita di T-shirt politically-correct che Benetton, genio della terziarizzazione, produce sfruttando migliaia di lavoratori- tesse le lodi della buona intenzione: si sfrutti pure con compassione delle maestranze, che è sempre meglio di niente... Una roba - mutatis mutandum - del tipo: - se vuoi fare il comunista vai a Cuba... - Ma va là, che è qui, al cuore del capitalismo, che è il posto dei veri rivoluzionari... Pieno stile Caffè Sport, insomma. Busi ci mette del suo, dice che Arbasino è un radical-chic e che Toscani è quello che è solo perché fa vendere magliette e maglioni a Benetton.... Certo... E come si fa a dargli torto...? Ma lui, il Busi? Il Busi è, a quanto pare, a modo suo un "terrorista", uno che fa "azioni politiche disturbanti" e cioè, nell’ordine: 1) ha trasformato uno "sprovveduto ragazzo calabrese" (E. Lomuoio, che evidentemente a causa di cognome terribilmente infausto, aveva i suoi guai) in uno che ha già "un lavoro importante", una quasi laurea e pure (pensate un po’, un calabrese! un abitante della Calabria Saudita!) una coscienza Europea; 2) ha "fatto" di una "piccola giornalista di provincia, di origine campana" (regione notoriamente ad alto tasso di analfabetismo) niente di meno che una "delle più affermate scrittrici del decennio"; 3) da 5 anni mette a disposizione un suo appartamento "quasi di lusso" a sfollati e immigrati vari, subendo pure la rappresaglia intimidatoria di vicini e paesani. Ora, a parte che sarei curioso di sapere cosa pensano delle dichiarazioni di Busi detto Lomuoio e Carmen Covito (che è pure amica mia ed effettivamente ottima scrittrice), e che, per altro verso, solidarizzo con Busi a proposito delle questioni alloggiative e lo invito a tener duro (senza doppi sensi, per carità), mi stupisco poi che un uomo della sua intelligenza critica sia così clemente con la sua coscienza da permetterle di scappottarsela con un paio di pernacchie ad Arbasino e Toscani e la rinuncia a qualche mese di affitto... No, caro Busi, il problema non è che ciò che tu fai sia o meno la "vecchia elemosina personale di stampo cattolico", il problema è piuttosto che anche tu, come gli altri, in un intervento a proposito della situazione dell’Albania, sprechi decine di righe a parlare di te, che anche tu davvero credi che una colpa enorme, una contraddizione insanabile come quella tra Nord e Sud del mondo possa essere risolta con scorciatoie del genere. Eppure Busi, che è scrittore che stimo e con cui spesso mi è capitato di concordare, sa certamente che ciò che occorre ai profughi albanesi non sono solo coperte e alloggi, ma una coscienza critica che permetta loro di individuare le cause del loro dramma, di riconoscerne i responsabili, di acquisire la forza dell’autodeterminazione e della dignità che è la sola grazie alla quale anche un kalshinikov può sperare di essere qualcosa di diverso da un mero strumento di rapina. Perchè ciò che colpisce di più - in questa polemica da parrucchiere - è che nessuno tra i contendenti abbia ritenuto che valesse la pena di concentrare la propria attenzione sui meccanismi economici, storici e politici che sono alla base del verificarsi di fenomeni come quello albanese, che non una sola riga sia stata sprecata da questi intellettuali - pur così solerti a rinfacciarsi i reciproci torti, il fondo tinta sbagliato, le scarpe che fanno a cazzotti col colore dei calzini - per mettere il dito sulla piaga della globalizzazione economica, sulla spirale verso il basso che sta travolgendo il mondo intero, e di cui l’Albania non è che una tra le tante fosche avvisaglie. Quasi che le politiche del Fondo Monetario Internazionale, o quelle della Banca Mondiale o della Comunità Europea non fossero faccende integralmente letterarie ed artistiche... E’ dunque questo l’engage fine anni Novanta? Che tristezza, una roba che adesso che Fortini non c’è più, che non c’è più Volponi, quasi quasi sembra di non avere più nessuno con cui valga la pena di litigare... "Grande fosforo imperiale, fanne cenere" (F. Fortini, Composita Solvantur).

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