Paese che vai, crocifisso che trovi...

6 gennaio 2004 Costume e società
Paese che vai, crocifisso che trovi...

Paese che vai, Crocifisso ( e Adel Smith) che trovi… Forse si potrebbe dire così. Fatto sta che anche negli States hanno il loro bel daffare con i rapporti intricatissimi tra religione (cristiana) e laicità dello stato. La notizia è lanciata dai uno dei blog di ’esteri’ più interessanti tra quelli attualmente in rete: www.reporterassociati.org e non lascia adito a dubbi. A quanto pare il padre ateo di una bambina che frequenta una scuola pubblica ha fatto ricorso contro il testo del Pledge of Allegeance, un testo che gli studenti pronunciano ogni mattina, prima dell’inizio delle lezioni, per affermare la loro fedeltà alla bandiera e che recita: «Dichiaro la mia lealtà alla bandiera degli Stati Uniti ed alla repubblica che rappresenta. Una sola nazione, sotto Dio, indivisible, con libertà e giustizia per tutti». E’ contro la frase che si riferisce a Dio ("under God") che è stato fatto ricorso di incostituzionalità. E quel che è più singolare è che anche nell’avanzatissima America c’è stata una Corte che ha dato ragione al ricorrente, in questo caso niente affatto musulmano ma, molto più semplicemente, ateo, perché quella frase «viola i diritti di coloro che non sono religiosi o che credono in altre forme religiose che non siano solo quelle monoteistiche.» Ovviamente , coi tempi (integralisti) che corrono, anche lì si è scatenata una bufera di polemiche e la Destra repubblicana - George Dabliù in testa - ha urlato allo scandalo, si è appellata alle tradizioni cristiane della nazione e la cosa è finita davanti alla Suprema Corte.
Al contrario di noi, però, loro, almeno, sanno con chiarezza come stanno le cose al riguardo. A inserire la frase incriminata, inesistente nella versione originale - com’è ovvio che sia in un testo nato in uno stato laico e liberale - fu, solo nel 54, il Presidente Eisenhower, in piena Guerra Fredda, per riaffermare la distanza americana dall’ateismo comunista (e sovietico). Invece, da noi, è tutto un ciarlare a proposito di ex leggi ex sabaude che con l’omaggio al Crocifisso mescolavano quello al Re Sciaboletta (che inavvertitamente firmò le Leggi razziali), senza rendersi conto che di mezzo c’è stata la Costituzione e senza far mente locale al fatto che, se una legge del genere ci fosse stata davvero, la Moratti non avrebbe avuto alcun motivo di emettere un’ordinanza che re-introduceva il crocifisso nelle aule italiane. Chi ha dubbi potrà consultare chilometri di carta stampata al proposito, tra cui un mio intervento, su queste colonne, il 30 settembre 2002. Va bene tutto, ma se dimentichiamo quello che è successo appena ieri e non sappiamo più dargli un senso, allora davvero siamo nella notte in cui tutte le vacche sono nere e una belva può passare per timido agnello. E chi griderà al lupo, ovviamente, avrà interpretato male l’ululato…

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