PERCHE’ LASCIO I QUOTIDIANI E-POLIS
Con il pezzo pubblicato su Il Treviso lunedì 17 settembre si è chiusa la mia collaborazione ai quotidiani del gruppo E Polis.
E Polis, che aveva iniziato a pubblicare in Sardegna nel 2004, era poi diventato un quotidiano a diffusione multiregionale e aveva raggiunto una tiratura di più di 700.000 copie, sotto la direzione di Antonio Cipriani.
A luglio 2007 note vicissitudini editoriali ne avevano interrotto la pubblicazione, che è ripresa a settembre con un nuovo assetto proprietario.
Poichè in questi anni di mia collaborazione ho ricevuto svariate mail di lettori che discutevano con me dei temi affrontati nelle mie due rubriche da editorialista - Delicatessen sulle pagine ’nazionali’ e Legaville su quelle trevigiane - mi pare corretto pubblicare qui la lettera con la quale spiego alla Direzione le ragioni che mi costringono a ritirarmi dal giornale, in modo che anche i miei ’venticinque lettori’ sappiano perché non troveranno più la mia firma sulle pagine di E Polis.
Lello Voce
Caro Direttore,
ho iniziato la mia collaborazione ai quotidiani E-Polis nel 2004 grazie al tuo cortesissimo invito, ma ero con te già nel 2001, quando dirigevi L’Ora di Palermo, e su L’Ora pubblicammo, appena due settimane dopo i fatti di Piazza Alimonda, la prima controinchiesta sulla morte di Carlo Giuliani.
Dal 2004 ad oggi abbiamo condiviso questa nuova avventura, che è stata entusiasmante quanto altre mai: realizzare un quotidiano diverso e davvero libero e pluralista, fatto in modo moderno e capace di stare sul mercato senza compromessi ideologici, ma solo grazie alla forza delle sue idee, all’originalità di un’intrapresa che di fatto ha cambiato l’orizzonte dell’editoria quotidiana italiana, facendo davvero, per una volta, dell’advertising e del mercato uno strumento della libertà d’espressione. Qualcosa che ha inventato Antonio Cipriani e che egli stesso ha realizzato, grazie alla sagacia imprenditoriale di Nicola Grauso e all’entusiasmo di tutti i colleghi, giornalisti e no, di E Polis.
In questi anni ho lavorato in totale libertà, sempre. Come in pochi altri quotidiani mi sarebbe stato possibile fare. Forse più che su qualsiasi altra pagina.
Ho dunque esultato alla notizia che il giornale sarebbe risorto, ho letto con grande interesse le dichiarazioni del nuovo editore, che garantiva che la linea pluralista sino ad allora perseguita non sarebbe mutata, che parlava di Rete e di tutte le possibilità che essa avrebbe garantito per realizzare un giornale sempre più aperto, libero, ‘partecipato’ anche dai suoi lettori. E ho ripreso con entusiasmo.
Ma in questi giorni molto è cambiato. Senza che nessuno me ne avvertisse, né ne discutesse con me, ho dovuto prendere atto che ero stato ’tagliato’ dall’edizione nazionale. Le Redazioni locali sono state chiuse, il ricorso al telelavoro è diventato totale, il giornale, il suo essere ‘collettivo’, si è trasformato in una specie di costellazione di individualità separate (e dunque deboli, debolissime), in un non-luogo, come avrebbe detto Augé. Se era questo che Rigotti intendeva nelle sue prime dichiarazioni, diciamo che a me era successo di comprendere ben altro. Mi sbagliavo io, evidentemente.
Ma c’è dell’altro. A far parte del nuovo comitato di amministrazione di E-Polis è stato chiamato Marcello Dell’Utri, longa manus editoriale (e non solo) del Monopolista Unico Italiano, Cav. Berlusconi. Non solo: lo stesso Dell’Utri è stato (o sarà) messo a capo della società controllata che provvede al reperimento delle inserzioni pubblicitarie, insomma a capo dell’azienda che ha economicamente nelle sue mani la sopravvivenza materiale di un quasi free-press come il nostro.
Una società che, con sinistra assonanza, ha già deciso di mutare il suo nome in Publi-Epolis.
Di mestiere faccio il poeta e do ai suoni e alle parole un valore particolare. Per me questo nome è già un programma.
Dell’Utri rappresenta tutto ciò contro cui da decenni mi batto con rabbia, con lui davvero non ho nulla a che spartire, meno che mai se mi si costringe nell’angolo dell’edizione locale del Treviso. Anche io, nel mio piccolo, sono dunque costretto a pensarla come Morrione [ndr. ex Direttore RAI News 24] e a ritirarmi.
Non lo faccio perché sono un’anima bella, lo faccio perché credo che ci sia bisogno di chiarezza, lo faccio perché credo che qualcuno debba, sia pure con voce flebile come la mia, segnalare che in Italia un esperimento meraviglioso di libertà, intelligenza, intrapresa, come E Polis, è caduto – direttamente o indirettamente – nelle mani dei Soliti Noti e che dunque la libertà di informazione è sempre più in pericolo. E Polis con Dell’Utri non è più la stessa cosa. E questo è un dato di fatto. Sia chiaro che non credo che chi resta sia un venduto, né che i colleghi ben più autorevoli di me che con me condividono idee e sogni, e che pure restano, siano degli sciocchi. Ma io ho bisogno di dare un piccolo segnale, forse inutile o retorico, eppure per me indispensabile.
Vado via, in fondo, per ragioni ‘personali’ e non intendo sollevare alcuna polemica, neppure con la nuova proprietà. Semplicemente prendo un’altra strada, pur conscio di perdere così la possibilità di parlare a molti, e lo faccio perché credo che, al di là del fatto di avere tra le nostre mani degli strumenti di comunicazione, ognuno di noi dovrebbe iniziare a riflettere su chi è il reale proprietario di quegli strumenti, qual è il nostro ruolo nelle Sue strategie, perché, di volta in volta, ci si tolga, o ci si rimetta la museruola. Se renderò pubblica questa mia, dunque, sarà soltanto perché vado via per iniziare a discutere pacatamente e non per iniziare a tacere, o per fomentare polemiche falso-ideologiche...
E’ inutile dirti che io sono il primo a sperare di essere un cattivo profeta, uno sciocco ‘disobbediente’ un po’ roboante e retorico, che sbaglia analisi e (implicite) previsioni. Prima di tutto perché auguro a te e a tutti i colleghi la migliore fortuna nel vostro lavoro e la garanzia di poterlo svolgere sempre in modo obiettivo ed autonomo, come E Polis non ha sinora mai mancato di fare.
Lasciami infine ringraziare te, Daniela, Valentina, Silvia, Guido e tutti gli altri colleghi per l’affetto, la professionalità, l’onestà e la stima con cui avete sempre seguito il mio lavoro.
Il tuo
Lello Voce
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