Nanni Balestrini, Elettra

27 dicembre 2003 Articoli e recensioni
Nanni Balestrini, <i>Elettra</i>

Elettra e la vendetta. Elettra e le generazioni. Elettra e il linguaggio. Elettra punto di cross-over tra le arti, nucleo esploso di un dialogo multipolare. Luogo di scambio e di nascita. Elettra luogo delle radici e orizzonte del futuro. Elettra che vince grazie alle proprie sconfitte. Elettra, giovane ed antichissima. Corpo mutante del tempo… E’ tutto questo l’Elettra, operapoesia di Nanni Balestrini, ed è, nel senso più nobile del termine, un testo eminentemente ’politico’ ed insieme uno struggente canto d’amore per la donna e per la giovinezza. Per la femminilità e la gioventù dell’utopia: "un modo forse estremo di convivere / con la sua fragilità con quell’irrequietezza / disordinata che è il suo fascino".
Edito da Luca Sossella, il testo dei primi sette Cori di quella che s’annuncia come un’operazione in progress è accompagnato da un Cd - registrato dal vivo a Tokyo, dove si è tenuta la prima rappresentazione mondiale - in cui le parole acquistano la fisicità che loro dona la lettura di Balestrini stesso che dialoga con la voce acuta e vibrante di echi di Ilaria Drago, distendendosi su un bellissimo tappeto sonoro tessuto dai fiati di Luigi Cinque, che conducono il gioco, dalla sapienza percussiva di Gianluca Ruggeri e dai suoni live electronics del giovanissimo Morgan Bennet.
Il testo risulta dall’intricato sovrapporsi di due fili verbali, di due linee uguali che si incrociano diacronicamente, che scorrono sfalsate, in un continuo comporsi e scomporsi del senso e che, nell’esecuzione teatrale, si sciolgono nel dialogo tra le due voci recitanti, si appoggiano e scivolano lungo le note e i suoni di Cinque, Ruggeri e Bennet, trasformando un’apparenza di monologo in un ’contrasto’ che con modi raffinatissimi, sin dall’inizio, pone sul tappeto i temi che più gli stanno a cuore.
E sono temi politici. Si parla di vendetta nell’Elettra di Balestrini, la vendetta per una sconfitta, quella delle generazioni del 68 prima e poi del 77, che quest’Elettra allegoria delle generazioni ultime si rifiuta di praticare, accettando di ricominciare senza dimenticare, ma senza, per questo, limitarsi acriticamente a proseguire il discorso di altri. Elettra è insomma " il tentativo / di fare i conti tra un quotidiano e quei sogni / di libertà di vivere / a tutto campo anche facendosi / del male", proprio oggi, "in una situazione dove è più semplice / rimuovere o dimenticare", con in tasca la speranza di "ricostruire una geografia" di "cominciare a trovare la forza / delle risposte". Elettra ascolta attenta, Elettra ha memoria e sa che è anche per il passato prossimo che passa la strada su cui la ha condotta la sua nostalgia del futuro, ma vuole costruire con le sue mani il suo futuro e non c’è dunque omonimia possibile tra memoria e vendetta, piuttosto tra memoria e immaginazione: "qualcosa / che sia riconoscibile ma ancora / da scoprire nel cuore / (…) / io sono Elettra / nel cuore dell’oscurità".
Si intravede allora - mentre alcuni proseguono imperterriti a tranciare condanne per i ’cattivi maestri’ degli anni 70, facendo spesso della superficialità di giudizio, unita al buon vecchio potere accademico, il loro argomento migliore, e mentre altri credono che basti trasformarli in "bellissimi", saltando a piè pari la sfida della critica e del sospetto - si intravede, dicevo, in quest’Elettra di Balestrini la via che conduce alla riflessione sulla funzione e sulla ’storia’ dei ’maestri’ e soprattutto, sulla loro attuale ’latitanza’. Elettra riapre, con autorevolezza, il dibattito su "un vissuto / che ha incarnato l’energia / migliore di una generazione / che forse è un’epoca / uno stato mentale lo splendido / esempio della capacità di andare / fino in fondo di non risparmiarsi di scrivere / col corpo e con l’emozionalità / la rivolta verso l’esistente". E le parole di Elettra si snodano sonore, parole che ascoltano e che parlano, che sorgono intrecciate dalla gola di Ilaria Drago e poi si liquefanno nei suoni complessi e insieme essenziali della musica di Luigi Cinque, quasi un’improvvisazione, o meglio, una vera e propria ’composizione istantanea", in cui il progetto e l’hasard si mescolano, potenziandosi a vicenda. Ma a mettersi in scena è, comunque, il linguaggio stesso, che si guarda, spostato a lato di se stesso, per poi parlarsi di nuovo, a distanza sempre mutata.
Insomma, certamente un’opera di cui e con cui si dovrà tornare a parlare, a discutere, magari a litigare.
Allegoria magistrale che canta "l’allegria e la fisicità / del mondo e proprio questo desiderio / di riscriverlo il mondo / e non semplicemente raccontarlo (…); che ci parla "di questa sfida che è vivere / continuando a misurarsi / col proprio tempo con la disponibilità / che non è lezione", Elettra- operapoesia è anche una proposta formale densa di conseguenze per lo sviluppo di un’arte come la poesia, il cui futuro sembra sempre più appartenere tanto al liscio e muto orizzonte della pagina scritta, quanto al vorticoso e corporeo respiro della viva voce.

Nanni Balestrini
Elettra - operapoesia
Libro (Pg.60) + CD Audio (55’)
Luca Sossella Editore

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