Marc Kelly Smith & Rayl Patzack

24 febbraio 2004 Interviste e dialoghi
Marc Kelly Smith & Rayl Patzack

E’ iniziato quasi per caso, nel 1987, in locale dell’Uptown di Chicago il Green Mill, di Dave Jemilo, per iniziativa di un poeta americano, allora praticamente sconosciuto, Marc Kelly Smith. E in pochi anni ha conquistato l’America e dilaga - già da qualche anno ormai - anche in tutta Europa. In Germania la Slam Poetry - la gara di poesia - è capace di radunare centinaia di persone ed è ormai un pezzo rilevante e importante di tutta l’attività spettacolare tedesca legata alla poesia. E lo stesso vale per Austria e Svizzera. Più in ritardo sono arrivate Italia, Francia e Spagna ma il successo è stato comunque vasto e immediato, ed è proprio in Europa, e più precisamente qui da noi, in Italia, che si è tenuto il Primo Poetry Slam internazionale, a Torino nel corso di Big Torino 2002, durante il quale, per la prima volta al mondo, poeti di quattro lingue diverse si sono battuti per la conquista del primo premio: un ricco premio in danaro, altro che allori, perché è questa la regola dello Slam. E in questi giorni, grazie al Festival Internazionale Romapoesia, che per primo ha presentato lo Slam al pubblico italiano, a Roma, presso gli spazi della Stazione Termini dedicati all’arte nell’ambito delle iniziative di Grandi Stazioni, si terrà il secondo appuntamento internazionale in cui autori provenienti da Francia, Spagna, Svizzera, Austria, Russia, Inghilterra e Italia daranno vita a un avvenimento che certo resterà nella storia di questo modo tanto particolare di presentare ed ’agire’ la poesia. L’ospite d’onore sarà proprio lui, Marc Kelly Smith, che non è voluto mancare a questa celebrazione europea della sua ’invenzione’. Arte dello sport e sport dell’arte, lo Slam ha il grande merito di aver riavvicinato la poesia al suo pubblico, riuscendo a dimostrare che uno spettacolo di poesia, anche di altissimo livello, può non annoiare ed anzi coinvolgere l’audience in un’esperienza divertente ed insieme profondamente estetica.
Ma cos’è esattamente un Poetry Slam? Sostanzialmente si tratta di una gara di poesia, in cui diversi poeti leggono sul palco i propri versi e competono tra loro, valutati da una giuria composta estraendo a sorte cinque elementi del pubblico, sotto la direzione di uno Slammaster, l’Emmcee (Master of Cerimony), come dicono in America, mutuando il termine dallo slang Hip Hop. E’ loro concesso di usare solo la loro voce: niente musica, niente costumi. Solo il corpo del poeta, la sua vocalità ed abilità nel performare e nel comunicare e, naturalmente, i suoi testi. Tempo massimo di ogni performance tre minuti.
Ma lo Slam è poi, in verità, molto di più, ed è in questo ’di più’ che sta la ragione del suo dilagante successo in tutto il mondo.
Lo Slam è un modo nuovo e assolutamente coinvolgente di proporre la poesia ai giovani, una maniera inedita e rivoluzionaria di ristrutturare i rapporti tra il poeta e il ’pubblico della poesia’. Lo Slam è sport e insieme arte della performance, è poesia sonora, vocale; lungi dall’essere un salto oltre la ’critica’, la Slam poetry è un invito pressante al pubblico a farsi esso stesso critica viva e dinamica, a giudicare, a scegliere, a superare un atteggiamento spesso tanto passivo quanto condiscendente, e dunque superficiale e fondamentalmente disinteressato, nei confronti della poesia.
Lo Slam, inoltre, riafferma, una volta per tutte, che la voce del poeta e l’ascolto del suo pubblico fondano una comunità, o meglio una TAZ (Temporary Autonome Zone), come direbbe Hakim Bey, in cui la parola, il pensiero, la critica, il dialogo, la polemica e insieme la tolleranza e la disponibilità all’ascolto dell’altro, sono i valori fondamentali.
Insomma, lo Slam dimostra, con la sua stessa esistenza e il suo diffondersi, l’indispensabilità della poesia nella società contemporanea e soprattutto il suo essere, specie se portata fuori dai libri e dalle incrostazioni scolastiche, arte adeguata ai nuovi e mutati contesti antropologici proposti dal Terzo millennio.
Come ha detto nell’esordio di un suo quasi-manifesto Marc Smith: «la poesia non è fatta per glorificare il poeta, essa esiste per celebrare la comunità; il punto dello Slam non sono i punti, il punto è la poesia». Come non cogliere l’occasione della venuta di Smith a Roma per chiedere direttamente a lui - ed in esclusiva per Kult - com’è nato e qual è il panorama attuale dello Slam nel mondo?

Allora Marc, com’è stato che ti è venuta in mente l’idea di inventare il Poetry Slam e come e quando ti sei reso conto di aver creato qualcosa che avrebbe avuto un così vasto successo?
Lo Slam-show originale, l’Uptown Poetry Slam di Chicago, fu creato per ospitare le performance del Chicago Poetry Ensamble, un gruppo che avevo messo su nel 1985, riunendo alcuni dei poeti che frequentavano i reading notturni del mio Lunedì Poetico presso il "Get Me High Lunge". Il Chicago Poetry Ensamble aveva bisogno di una sede più grande per le sue performance settimanali. L’Ensable si era già esibito qualche volta anche al "Deja Vu" di Dave Jemilo e quando lui comprò il suo secondo club, il "Green Mill", io gli chiesi se potevo mettere su lì da lui un "poetry cabaret" per le serate della domenica. Lui mi disse sì e lo spettacolo, lo Slam originale, ha iniziato a tenersi lì fin da allora. L’Uptown Poetry Slam era, ed è ancora, uno "spoken word cabaret" che metteva da parte tutte le barriere che solitamente dividono la poesia dalle altre arti performative. Noi avevamo poeti che si esibivano insieme a danzatori, musicisti, con video e filmati di background. Insieme con pattinatori… Insomma, mettendo in pratica qualsiasi combinazione multi-media tu possa immaginare. Lo Slam propriamente detto, la competizione insomma, era ed è una componente secondaria dello show. Esso fu adottato per riempire la terza parte dello spettacolo, una sorta di scimmiottamento della competizione e insieme come divertente conclusione di una notte che era stata piena di poesia in tutte le sue forme. Ma fu proprio la competizione ad ottenere la maggiore attenzione dai giornali e da molti media elettronici. Di conseguenza è stato l’aspetto competitivo dello Slam che si è, bene o male, diffuso in tutto il mondo.
Quando io Cin Salach. Patricia Smith e Dean Hacker andammo a San Francisco per il primo incontro nazionale di Slam, proprio contro il team di Frisco, capimmo che ciò che avevamo sviluppato a Chicago era qualcosa di diverso da qualsiasi altro si stesse facendo in giro. Il suo impatto con il pubblico della West Coast durante il primo Slam nazionale fu il primo pezzettino di prova di cui io avevo bisogno per convincermi che questo modo di fare poesia stava per diffondersi in tutto il paese.
Naturalmente, io non mi sarei mai aspettato che lo Slam potesse diffondersi in tutta Europa così come ha poi fatto. Un grande merito è anche dovuto a Rayl Patzak e a Ko Bylanzky, di Monaco, che hanno dedicato tutto se stessi ad diffondere la filosofia dello Slam in Germania, Svizzera e in ogni luogo gli sia capitato di andare.
Quali sono, a tuo parere le ragioni di questo grande successo dello Slam un po’ in tutto il mondo?
Eccone alcune: a) Gli Slam sono molto divertenti. Divertire, riuscire a catturare l’attenzione del pubblico, è un fatto decisivo in tutte le arti performative, b) per molti dei poeti che fanno Slam l’arte di ’performare’ i testi è tanto importante quanto l’arte di scriverli. Hanno unito in una sola cosa questi due distinti aspetti e fanno Performance Poetry, c) il pubblico degli Slam è incoraggiato ad essere un partecipante attivo dell’evento, non un osservatore passivo, d) gli Slam sono uno spazio di discussione aperto a tutti i poeti e a tutti i tipi di poesia e ’spoken word’, e) cosa importante - lo Slam è un movimento sociale tanto quanto è un movimento artistico. Essere coinvolti nello Slam significa essere coinvolti nella sua ’famiglia’, in una comunità che sembra proprio non avere confini. Tutti sono benvenuti. Tutti possono partecipare. Tutti sono interconnessi.
Infatti, tu hai spesso sottolineato come lo Slam sia una maniera di stringere gli indispensabili legami che uniscono il poeta alla comunità. Puoi spiegarmi meglio cosa intendi?
Secondo me l’arte non è un esercizio accademico. L’arte è sacra. L’arte è un azione catalizzatrice e scintillante, che può avere notevoli effetti sulla nostra vita. Essa può donarci il fuoco. Fin dalle sue origini, lo Slam è stato una forma d’arte, uno spettacolo, che ha abbattuto le barriere artificiali che dividono i poeti dal pubblico. Lo Slam, nei suoi momenti migliori, spinge la gente a coinvolgersi l’una con l’altra, a venire fuori dalle proprie corazze, a tirare giù le proprie maschere. Nel mondo dello Slam ci sono organizzatori, proprietari di club, camerieri, poeti, pubblico, giornalisti, portieri, quelli che si interessano di pubblicizzare l’evento e un esercito di altra gente che aiuta a mettere su lo show... E tutto è fatto perché credono nel movimento Slam. Certo, lo Slam muove denaro, ma non è un affare commerciale. Tutta questa uomini e donne che lavorano assieme forma una comunità di gente che: a) comunica al suo interno giornalmente, b) condivide aspirazioni e frustrazioni, c) discute dell’aspetto estetico della poesia, e, più in generale, del mondo dello Slam, d) si scambia poesie per criticarsi, aiutarsi, lodarsi, e) si aiuta mutuamente tirando fuori posti dove ospitarsi in tournée, o offrendosi piccoli ingaggi, f) e qualche volta si innamora, o diviene amica. Dovete pensare a noi più come a fratello e sorella che come a un artista e il suo pubblico.
Slam significa poesia orale. Quant’è importante oggi, per il futuro della poesia, l’abilità del poeta nel performare i suoi testi?
Siccome sono appena ritornato dal 2002 National Poetry Slam di Minneapolis, magari mi si potrebbe obiettare di essere troppo influenzato da questa recente esperienza. Ma se il NPS può offrire qualche credibile indicazione per il futuro, allora devo dire che i poeti Slam e tutti coloro che si sono aperti alla loro influenza saranno il domani della poesia, e così tutti quei poeti che non credono che sia una buona cosa trascurare la loro capacità di performare i testi. Questo non significa che tutti i testi degli Slam siano buoni. Molte cose presentate durante gli Slam hanno testi mediocri. Ma la stessa cosa potrebbe dirsi per le poesie pubblicate su carta. Comunque sia, io credo che la capacità di unire lavoro sul testo e performatività sia una forma d’arte superiore. Ci sono più scelte, più tecniche, più possibilità… in breve più arte ed abilità sono richieste per creare una grande performance di poesia di quanto non occorra per comporre il migliore tra i poemi a stampa. La Performance Poetry ( quando raggiunge il suo massimo) è una forma d’arte molto più complessa e piena di possibilità di un poema meramente stampato su carta.
Qual è oggi lo stato di salute dello Slam nel mondo?
Io posso parlare con cognizione di causa soprattutto di quanto sta avvenendo negli Stati Uniti, dove lo Slam sembra stia avendo una nuova esplosione e si sta affermando nelle arene più prestigiose della poesia americana. Più di metà degli Slammer in attività sono stati già ingaggiati come insegnanti presso Università and High School. La Slam Poetry Inc, l’organizzazione no-profit che riunisce sotto il suo ombrello tutti gli Slam locali, si sta sempre più ingrandendo e sta sviluppando suoi programmi presso scuole e college. Sono sempre più numerosi gli Slam regionali. Billy Collins, il corrente Poeta laureato degli USA, è un poeta performativo che crede che la performatività sia una importante componente dell’espressione e del divertimento insiti nella poesia. Organizzazioni culturali ed artistiche, che prima snobbavano lo Slam, oggi lo abbracciano. Io avevo previsto che entro al fine del decennio lo Slam sarebbe stato riconosciuto come uno dei maggiori movimenti socio-artistici della nostra era. Migliaia di persone nel mondo credono nel movimento Slam e stanno lavorando perché esso migliori e cresca sempre più. Non è possibile fermarlo ora, quindi guardiamo avanti…

Nell’orbita dello Slam si è poi sviluppato un altro fenomeno, quello dei Poetry DJ-Set che promette di raggiungere un successo e una diffusione non inferiroi a quelli dello Slam. Anche il Grande Slam Internazionale di Roma sarà concluso da un DJ-Set di Rayl Patzak, il più noto e importante tra i PJ europei, e promette di essere tanto coinvolgente quanto il Grande Slam. Rayl è appena arrivato da Monaco e, siccome lo conosco da tempo e mette su anche i miei dischi, tra una birra e una paglia, ottengo anche la sua, d’intervista esclusiva (alla faccia della concorrenza!)

Allora Rayl, chi è esattamente un PJ?
La parola PJ è un gioco di parole. Prima di tutto è un Deejay … un Deejay che mette su poesia con musica. Non è solo una faccenda d’ascolto. La mia intenzione principale è quella di qualsiasi DJ. Voglio divertire il pubblico, voglio regalargli qualcosa di nuovo e farli ballare. La differenza più importante con gli altri DJ è che io metto su solo dischi di poesia…
Come hai iniziato con questa attività?
Io, all’inizio, ero lo Slam Master di Monaco, e, per sovrappiù, naturalmente, ero un poeta. Sono sempre stato un grande collezionista di CD e vinili di poesia di tutto il mondo. E non soltanto, bada, di Slam-poetry o di Rap-poetry. Ho anche una grande collezione di dischi di poesie di Goethe, tonnellate di materiale dei secoli scorsi. Mi sono sempre sentito fortunato quando un DJ di drum’n bass o di Hip Hop metteva una traccia di pura poesia nel suo set, Ursula Drucker per esempio, o Saul Williams. Ma ogni volta era una e una sola traccia. Un giorno, circa tre anni fa, mi sono detto «ok, allora è questo è il tuo lavoro, è compito tuo». Così ho cominciato a mixare poesia con beats e a tirarne fuori uno show.
Che tipo di musica è?
Dipende dalla location e dal pubblico. Ho set veramente forti di jazz-poetry, e altri altrettanto forti di hip-hop poetry, set di Spoken Word Electronic, che vanno più in direzione del drum’n bass e anche roba che è più strumentale e che ha dentro solo piccoli inserti poesia. Quando mi capita di lavorare durante un evento di Spoken Word, o se faccio uno show tutto mio, dove la gente viene soltanto per ascoltare poesia, normalmente faccio un mix di tutti questi stili. Nei dance-club metto più a fuoco i beats. Ma c’è sempre poesia dentro. E’ il mio marchio di fabbrica.
Che rapporto c’è tra Poetry-DJ-Set e Poetry Slam?
E’ il livello successivo. Lo Slam è nato perché i modi tradizionali dei poetry reading non interessavano più il 95% della popolazione. La ragione per cui questo è successo è che il mondo della poesia accademica è un circolo molto esclusivo, e il modo e i luoghi nei quali i poeti eseguivano i loro testi erano fuori dalla contemporaneità. Era una roba che molte persone, soprattutto i giovani, trovavano noiosa. Ma la poesia può essere molto eccitante, se viene cucinata bene. Chi ha detto che la poesia è una cosa che puoi trovare solo nei libri? Una cosa del genere poteva essere vera nel Diciottesimo secolo, perché ancora non esistevano le tecniche audio. Ogni poesia ha un ritmo e, insieme con la lingua dei poeti, essa ha una voce. E’ bellissimo ascoltarla e sognare di precipitare sempre più a fondo nei versi. E dopo? Beh, danziamo la poesia! E’ una roba che crea un feeling bellissimo e aiuta anche a buttar giù un po’ di chili!
E’ il Cd il medium poetico del futuro?
Ci saranno sempre dei libri. Ma, soprattutto per le giovani generazioni di poeti, il CD è un medium splendido per comunicare loro stessi a moltissime persone, che altrimenti non ascolterebbero mai una poesia. Bada, non sto parlando di quegli stupidi audio-libri dove i poeti si limitano a leggere. Io sto parlando di produzioni reali, che hanno alle spalle collaborazioni tra poeti, musicisti e DJ. Puoi ascoltare quello che faccio mentre guidi la macchina, o al mattino, quando vieni fuori dal bagno, o semplicemente come una bella colonna sonora durante una serata tra amici. Molti degli Slam-Poet americani fanno CD insieme con DJ, al posto di pubblicare libri. Credo proprio che stia cambiando l’orizzonte di ciò che un poeta dovrebbe essere. In passato era soltanto qualcuno che scriveva poesie. Oggi il poeta assomiglia sempre di più a un bardo. La sua presenza scenica è importante. Il suono della sua voce è importante. E’ come se tornassimo indietro all’antichità, o ai minnesinger. Insomma i poeti slam sono i minnesinger dei nostri tempi.
Cosa puoi dirmi della situazione in Germania?
Negli ultimi sette anni la Germania è diventata la numero uno in Europa per questo tipo di poesia. Ci sono più di 60 città con un proprio Slam regolare. E praticamente tutti sono eventi affollatissimi. L’Original Substanz Poetry Slam di Monaco ha sempre più di 400 persone presenti, ad ogni spettacolo. Per sette anni di seguito! La gente lo adora. E il mondo accademico dice loro che è spagliato apprezzare roba del genere. Ma la faccenda si ingrandisce giorno dopo giorno e ormai moltissime persone al di fuori dell’ambiente accademico dicono che lo Slam rappresenta il futuro della poesia. Magari può sembrare pazzesco, ma è così e cose del genere sono già successe nella storia dell’arte….

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