Malacopia

25 settembre 2005 Racconti brevi
<i>Malacopia</i>

Che è chiaro comunque che questo è un compito in classe indiscreto. Xché se no bastava dire che mi chiamo Marta. E morta là. Che significa un tema che ha x traccia il mio nome? Che allora devo parlare di tutto? Che come si può?
Che non dovrebbe interessarle affatto Prof che ho gli anni che ho che sono diciassette. Nemmeno che ho un futuro. Che poi solo lei è convinto che ce l’ho. Che io ho i miei dubbi. E che certe cose x principio non le dico nemmeno in famiglia.
Che il mio futuro è andare ad abitare a Roma. Io lingue non so parlarne e così niente Parigi o Londra. Che a Roma la gente è amichevole si può vivere di tante cose e si fanno + gli affari loro che qui a 3viso. Che a 3viso non è come a Roma. Che qua c’è un ambiente un po’così. Tutta gente che ti guarda male. Le solite storie. Che l’idea sarebbe questa: intanto andare là allo sbaraglio. Sistemarmi e poi l’università. Che poi sarebbe una facoltà di arti e spettacolo. Che io da grande una volta pensavo di fare la critica d’arte xò forse bisogna studiare troppo parlare troppo con le xsone. Che sono tutte cose che adesso non ho molta voglia di fare. Che bisogna avere una base non indifferente che io non avrò voglia d’avere. Xché io forse sto cambiando idea.
Che io x i soldi non farei niente xché alla fine. Che invece x un lavoro che mi piacesse sarei disponibile a farmi il culo. Che invece x l’uomo giusto sarei disponibile a fare tutto. Tranne rinunciare al mio lavoro. Che di uno così che vuole che rinuncio al mio lavoro sono sicura che non mi innamoro. Che invece x il mio uomo ho fatto a botte anche con mio fratello. Che lui era un artista di strada. Che a me piacciono se hanno una xsonalità. Che magari è stupido ma ha una xsonalità. Che l’amore se c’è bene se no si fa senza. Che certo non è uguale. Che certo non lo puoi cercare. Che se lo cerchi non lo trovi. Che ti deve cadere dal cielo l’amore. Così per dire. Che attualmente vedo le mie due puttane che stanno allo scientifico. Che le mie due puttane sono le mie due migliori amiche. Che mi pare un arricchimento normale farlo tra ragazze. Che non è come con voi maschi che siete uomini. Che certo potremmo spiegarvi come si fa. Che può anche essere bello. Che certo la prima volta è la + bella. Che dopo è meglio certo.
Che poi c’è il lavoro. Che è importante x mangiare. Che bisognerebbe che ognuno riuscisse a fare quello che vuole. Che altrimenti è solo una cosa di lucro. Che non so se sarò una schiava o una padrona. Che certamente non sarò un’impiegata. Che per certi periodi sono anche disponibile a fare la sguattera. Che è quello che faccio anche adesso. Che c’è bisogno anche di nettar cessi. Che xò non so cosa vorrei fare. Che xò quando lo si trova che si capisce che è quello giusto lo si fa con passione. Che lo si fa fino in fondo. Che ho sempre bisogno di soldi. Che lavoro. Che prima movimentavo un po’ di fumo. Che ho smesso.Che adesso lavoro quando trovo.
Che nel mio futuro comunque c’è la guerra. Che scoppierà tutto prima o poi. Che anche io morirò come tutta la gente di questo pianeta. Che se prima non sarà mia madre allora sarà un’esplosione atomica o qualcosa del genere. Un’atomica no xché ormai è superata. Xò un qualche tipo di bomba nuova che inventeranno. O mi ucciderà il non trovare lavoro e non aver fatto nulla della mia vita e allora morirò tristemente.
Che poi è meglio morire a Roma che a 3viso. Xché Roma è un bel posto. O qua in questa scuola. Che è un Liceo Artistico. Che è proprio un bel posto. Che ha un bel giardino e un certo rapporto con gli insegnanti e con gli altri allievi. Che sono belle le cose che si fanno. Che x esempio anche la nuova Prof di Storia dell’Arte è bella. Che quella dell’anno scorso certo aveva le palle. Che xò la nuova ci parla del presente. Che poi sarà quello che dovremo fare domani. Che alla fine ti fa capire che l’arte è una cosa troppo importante e tu 6 qui x farla. X farla x le altre xsone. Una cosa così. Che ce ne sono altri invece che 6 sfortunata ad averli. Che sembra proprio non capiscano. Che i Prof sono principalmente strumenti. Che non sono xsone. Tranne alcuni. Che sono a un livello superiore. Che sono xsone. Che gli altri si meritano solo parole. Che x alcuni ho un odio particolare. Che dovrebbero cambiare mestiere. Che tu vai e gli dici - Guardi Prof ho fatto un lavoro strafigo di qua di là glielo spieghi e lui è come se gli dicessi che il cielo è viola a pois e ti dice che non va bene che devi fare le cose dentro i contorni. Che a me non piace fare le cose dentro i contorni.
Che x esempio io ho deciso di fare una cosa enorme fuori dai contorni. E la sto facendo un po’ alla volta. Che io devo fare tanti disegni e attaccarli in giro x il mondo e fotografarli.
Che poi io sono sempre fuori dai contorni lei lo sa Prof. Che faccio anche il bagno alle Cave. Che è fuori dai contorni. Le cave di argilla. Che è caldissimo molliccio fuori dai contorni. Che io nella pozza d’argilla sono fuori dai contorni. Che alla fine prendere confidenza con le xsone è fuori dai contorni che lo faccio con tutti e mi dicono che potrei passare un guaio che è vero ma che è comunque bello così alla fine. Che mi viene naturale così. Come disegnare o rompere le palle che è una cosa bellissima giocare o leggere che mi veniva naturale una volta ma adesso.
Che mi viene naturale anche fumare e bere. O farmi le canne. Che non è fondamentale. Che xò è un modo diverso di guardare le cose. Che cambia la tua xcezione che se no che palle vederle sempre uguali. Che poi a me non prende mai male. Che al massimo inizio a ragionare in modo paranoico. Che poi invece ne capitano di bellissime. Tipo che se esci con una compagnia di 10 xsone finisce sempre che o stai ad ascoltare e basta oppure parli solo con 2 o 3 di loro. Che quella volta invece no. Che eravamo 10 e avevamo tirato giù la nostra ganja e stavamo insieme proprio in 10. Che eravamo tutti e 10. Insieme. Che era una cosa grande. O come con l’acido. Sul Piave. Con le fiamme del falò che si contorcevano come bisce. Che allora ho raggiunto la consapevolezza di molte cose. Che non è come le paste. Che le paste sono una merda. Che servono solo ad andare in disco. Che se sopravvivi dai 14 ai 16 anni 6 a posto secondo me. Che è a quell’età che si comincia a mangiare. Che mangiare le paste serve solo ad andare in giro digrignando i denti. Che a parte che a me mi è venuta una voglia di scopare che mi sarei trombata un albero. Che oltre a questo niente. Che anzi quella volta mi sono anche abbastanza rotta le scatole. Che x certe cose con i miei coetanei un po’ siamo simili e un po’ no.
Che i miei coetanei si dividono in 3 gruppi. Che ci sono quelli che stanno ancora a livelli da marciapiedi. Dico i discorsi che fanno. Che ci sono quelli che stanno sul muretto che sono normali. Che sono tranquilli. Che fumano e bevono. E quelli che stanno contro il muro. Che stanno rovinati. Che hanno nevrosi. Cose. Storie. Che io sto + o meno sul muretto. Che + o meno tendo anche al rovinato.
Che mi sarebbe piaciuto avere quest’età una quindicina di anni fa o anche prima. Che prima eravate molto + liberi in tante cose. Che è tutta colpa vostra. Alla fine. Se è tornato indietro. Che certo non è colpa mia. Che la colpa è di tutte quelle xsone che vanno dai 40 ai 60 anni che alla fine hanno fatto il 77 e il 68. Che sono andati a finire tutti chi sa dove. Che hanno la colpa di aver venduto il culo. Che hanno anche un po’ la colpa di essere stati sconfitti.
Che Dio non c’è. Che non c’è quello cristiano. Che Dio è nell’aria attraverso le xsone la natura le cose che succedono.
Che la famiglia serve. Che la famiglia serve a dare un’educazione. Un’impronta. Che i primi duecento metri della strada te li batte la famiglia. Che lo so che voi volevate vivere senza padri e senza madri. Che secondo voi la famiglia era repressiva. Che certamente la famiglia reprime. Che xò ti dà quell’idea iniziale di giusto o sbagliato che tu poi evolvi col tuo pensare. Che se non c’è la famiglia allora deve esserci comunque una struttura.
Che tra la mia anima e il corpo scelgo l’anima. Che si vede quanta cura ho del mio corpo. Che la mia anima e il mio corpo non hanno rapporti che la mia anima sta fuori dal mio corpo e il mio corpo si trova male. Che è come svuotato troppo leggero. Che bisognerebbe fossero la stessa cosa. Che lo so che lei Prof ora vuole sapere xché non sono la stessa cosa. Che se lo sapessi Prof non starei come sto. Che starei dentro al mio corpo. Che ho provato ad iniziare dal corpo. Che non va. Che forse è meglio la meditazione. Che poi secondo me era anche riuscito. Che xò tutti mi dicevano che era sbagliato. Che allora ho smesso. Che mi tagliavo con la lametta. Sulle braccia sulle gambe. Che era un modo x. Che avevo 12 anni. Che è durato 5 anni. Che alla fine ognuno trova il suo modo di superare le cose. Che erano tante. Che quando 6 in adolescenza precoce sono tutti molti depressi. Lo sa Prof serviva x catalizzare. Che c’è quello che scrive. Che c’è chi si sposa. Che io invece mi tagliavo.
Che dico anche di lei Prof. Che per catalizzare divaga sempre in concetti eterei e cazziatoni sociali. Che certo fanno bene. Che magari non vai avanti in Italiano ma vai avanti sul livello mentale. Che voglio dirglielo Prof che la cosa + bella che ha fatto è stato quando volevano vendere ai privati questa scuola e lei ci ha detto ma siete svegli vi stanno derubando!! Che quella romanzina lì è stata molto bella. Che a volte nella vita è importante che qualcuno ti faccia delle cazziate. Se lo fa xché è importante.
Che domani poi chissà che mi succede. Che dipende da come mi sveglio. Che domani chissà che succede al mondo. Che dipende da come si sveglia. Che forse xò sta andando tutto a puttane. Che dimenticavo di dirle Prof: x favore non mi bocci.

Nota: Marta, la ’voce narrante’ di questo breve racconto, esiste davvero (anche se ovviamente non si chiama affatto Marta) ed è una delle mie migliori allieve nel Liceo trevigiano dove insegno. Voglio qui ringraziarla della generosità e della sincerità con cui ha risposto alle decine di domande dell’intervista che è il background da cui ho tratto questo testo. Da lei e da tutti i suoi splendidi compagni e compagne di classe ho imparato molto in questi anni. Senza di loro sarei più povero, più vecchio e più triste.
Ho ritenuto interessante integrare nel testo alcune caratteristiche di una vera ’brutta copia’, come quelle che mensilmente arrivano sulla mia scrivania: dalle cancellature, all’andamento paratattico del periodare, all’assoluta parsimonia di diacritici, sino alla serie di simboli matematici del particolare ’short writing’ che utilizzano i nostri adolescenti, in cui
3 sta per tre ( dunque 3viso è Treviso), x vale per ( quindi xciò si legge perciò), + è più e così via.
Inutile dire che sullo sfondo’ formale’ di questo mio racconto sta la prosa-poesia indimenticabile di Eros Alesi e del suo ’Mamma morfina’ che ha dolorosamente accompagnato la mia adolescenza.

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