Lettera al Presidente della Repubblica

27 dicembre 2003 Politica e movimenti
Lettera al Presidente della Repubblica

Gentile Signor Presidente della Repubblica,

quello che sta accadendo in Italia da molti mesi è un’evidente violazione degli standard minimi di democrazia garantiti dalla nostra Carta Costituzionale e io credo che sia ormai suo dovere intervenire con esplicita fermezza. Ciò che è in ballo è la stessa libertà d’espressione del dissenso. Già appena dopo i fatti di Napoli le voci di centinaia di cittadini italiani si erano levate per protestare contro le inaudite violenze che le Forze dell’ordine avevano scatenato contro migliaia di pacifici dimostranti, sia durante le operazioni di piazza, che dopo, nel trattamento delle decine di uomini e donne fermati e condotti, spesso illegittimamente, nelle caserme. E’ ormai accertato che a Napoli, in marzo, la tattica adottata, non fu quella di mantenere l’ordine e garantire la sicurezza di cittadini e manifestanti, ma una strategia repressiva volta solo a massacrare chi era lì a esprimere il suo legittimo dissenso. Quel corteo fu chiuso in un imbuto e, in spregio a ogni tattica di ordine pubblico, quei cittadini furono inutilmente caricati e picchiati senza lasciare, né a loro, né a chiunque altro lì si trovasse, una qualsiasi via di scampo. Dopo di ciò, a seguito di ordini dati da chissà chi, i feriti furono prelevati di forza dagli ospedali, illegalmente trattenuti, picchiati, umiliati, insultati in due caserme della democratica Italia. Lei tacque.
Qualche mese dopo a Genova fu ancora peggio. Tanto peggio, che l’intera Europa se ne indignò. Un ragazzo di vent’anni fu ucciso da un colpo di pistola di un carabiniere e sul suo corpo per ben due volte passarono i battistrada della jeep da cui quel militare aveva sparato per difendersi - si dice legittimamente - da un estintore vuoto che gli veniva scagliato da una distanza superiore ai quattro metri. Le violenze perpetrate dai tutori dell’ordine nelle strade di Genova furono tali e tante e così efferate e inutilmente crudeli che il loro ricordo rimarrà nella storia di questa nazione come una delle sue pagine più vergognose. Nella caserma di Bolzaneto e in quella di San Giuliano chi vi fu portato fu sottoposto a trattamenti che tristemente ricordavano climi da repressione sudamericana: pestaggi, violenze, umiliazioni, torture, a cui parteciparono persino i medici della Polizia. Quando tutto sembrava finito, poi, nelle scuole Diaz e Pascoli, un nuovo inutile massacro. Lei volle in quel caso ribadire la fiducia della Nazione nelle Forze dell’Ordine.
Oggi, di fronte all’ordine di un Magistrato della Repubblica che chiede a quegli uomini in divisa di rendere conto di ciò che hanno fatto nei confronti di ragazzi inermi, chiusi in caserma e totalmente inoffensivi, la Polizia insorge e chiede che le sia concessa l’impunità. Secondo il Dottor Aliquò la Polizia rappresenta l’autorità e tutto le è concesso. Peccato che in uno Stato di diritto le cose vadano, come Lei sa meglio di chiunque altro, diversamente.
Oggi io le chiedo di essere per una volta anche il nostro Presidente, poiché Ella certamente lo è, e di voler intervenire per impedire che l’Esecutivo e in particolare la parte più vieta e anti-democratica delle Forze dell’Ordine possano godere di un’impunità che, in una Repubblica democratica, non è concessa a nessuno, pena la fine di quella democrazia di cui Ella è garante.
Non crede, Signor Presidente, che di fronte a una tale mole di prove e testimonianze, sia suo dovere ricordare agli organi di Polizia che esistono dei limiti che non vanno in alcun caso superati e che se ciò avviene è dovere dei Magistrati perseguire coloro che se ne rendono colpevoli, anche se vestono una divisa? Non crede Ella che tutto ciò sarebbe negli interessi di quella parte sana delle forze dell’ordine nei confronti della quale il comportamento di taluni è gravemente di danno?
Il suo silenzio oggi, mi creda, sarebbe di una gravità inaudita. Lei è il Presidente di tutti noi, anche di quei ragazzi picchiati, umiliati, torturati, a Napoli come a Genova, Lei è anche il Presidente di Carlo Giuliani, poiché Carlo era cittadino di questa Repubblica, con gli stessi diritti e gli stessi doveri del carabiniere Placanica, o del Dottor Ciccimarra. Lei è anche il Presidente di noi che scendiamo nelle piazze a chiedere giustizia per chi non ne ha, a protestare per chi non ha voce. Parli in nostro nome, con chiarezza, difenda la democrazia italiana.
Chi altri, più e meglio di lei, oggi può e deve farlo?

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