[Legaville 6] I Serenissimi in museo?

Quotidiani E-Polis - Il Treviso, 2006 14 ottobre 2006 Politica e movimenti
[Legaville 6] I Serenissimi in museo?

Per andare a finire nei musei e nei libri di storia, ai miei tempi, occorreva aver fatto qualcosa di eroico, o di decisivo e importantissimo per la storia dei popoli, dell’arte, della cultura, della scienza, ecc., ecc. Ora non è più così, non a Treviso e in Veneto almeno: basta un vecchio fucile mitragliatore con il colpo in canna, un camion trasformato in blindato, il delirio secessionista di un distinto signore che insieme ad altri onest’uomini decide che sua missione è decidere anche in nome di tutti gli altri, mettendo su un’azione che ha tutti i crismi per passare come terrorista ed il gioco è fatto. Eccolì lì i consiglieri della lista Panto e la maggioranza forzitaliota in Regione che, all’avvicinarsi del decennale dell’inclita azione, sono lesti a chiedere entrambi (museo e/o libri di storia) per Bepin Segato e i suoi amici Serenissimi, autori dell’eroico dirottamento di un ferry Actv e della seguente occupazione manu militari del campanile di San Marco in nome, udite, udite, del Veneto Serenissimo Governo. Che si metta il patetico ‘tanko’ in un museo, chiede il Pne. Ci pare esagerato, rispondono dalla maggioranza, piuttosto riempiamo le biblioteche degli scritti di Segato, che sono notoriamente perle di interpretazione storico-politica. Pensare che questi signori, così solerti a chiedere memoria imperitura per Segato&Co., sono gli stessi che non hanno esitato un attimo a definire terrorista un ragazzo di vent’anni che ha lanciato un estintore contro una jeep dei Carabinieri per impedire ad una pistola puntata di sparare, un ragazzo ucciso da un colpo partito da quella stessa pistola. E lui era in piazza per un mondo in cui venissero sconfitte fame e miseria, non per la restaurazione di una Repubblica di oligarchi, in cui la libertà era solo delle poche famiglie che avevano il potere di decidere per tutti. Sono gli stessi che si scandalizzarono quando la scuola italiana decise di ricordarsi di Gramsci. Gli stessi che guardano con occhi ciechi ai sacrifici e alle umiliazioni di migliaia di immigrati, arrivati sin qui per aiutarci a costruire il nostro futuro e per permettere alle proprie famiglie di accedere a un’esistenza dignitosa. A quando la richiesta di una sala di Santa Caterina anche per le fondine del Prosindaco Prosceriffo, per l’ampolla con le sacre acque del Po, per le magliette di quell’emerito costituzionalista di Calderoli?

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