[Legaville 56] Padania Kool Killers

1 settembre 2007 Politica e movimenti
[Legaville 56] Padania Kool Killers

La faccenda qui a Legaville, stranamente non ha avuto alcun risalto. Eppure a parlare era il leader maximo, il Padanissimo tra i Padani, Umberto Bossi, il quale, forse per reagire alla bella pensata del suo figliolo che vuole partecipare al Grande Fratello («lo prendo a calci nel sedere» ha dichiarato l’illustre papà, in nome della celebrata pedagogia leghista del bastone e del radicchio), ha recentemente richiamato tutti i fedeli all’imbrattamento militante dei muri pubblici: «Il muro è il libro del popolo!». Amen. Dunque sarebbe stato lecito aspettarsi un qualche riscontro, qui a Legaville prima di tutto. Ho passato qualche giorno ad aspettare: speravo di sorprendere il Pro-Sceriffo, armato di spray, appostato nella notte a Ponzano, pronto a scrivere sulle pareti dell’UBIK LAB quello che davvero pensa dei comunisti e dei Centri Sociali (che è certamente peggio del peggio che già esterna pubblicamente), o Deputy Zaia (uno che con la Casta dei politici non c’entra nulla, facendo com’è noto tutt’altro lavoro), armato di pennellessa e secchione di vernice verde, lesto all’agguato, sotto l’Arcivescovado, pronto a vergare un verde e giacobinissimo: ‘A morte i preti!’, tanto per far capire ai giornaletti diocesani che devono smetterla di fare il loro mestiere, contando le pulci sotto il pelo di Eletti come lui. Immaginavo Muraro, l’inventore della scala degli agenti inquinanti calcolata in Panevin, sotto la sede delle Relazioni Pubbliche della Regione Veneto, a Via dei Mille, che graffitava quatto quatto un sonoro ‘Galan rinuncia, giù le mani dalla Provincia!”. Invece niente. Né nuove scritte, né dichiarazioni di alcun tipo. Strano, sarà perché qui ci si è resi conto del fatto che ormai, dopo un po’ d’anni passati a imbrattar muri quando si era all’opposizione e altrettanti, anzi di più, passati a dar la caccia ad innocui writers di provincia quando si era al governo (a Como ad uno si sparò addirittura addosso, ferendolo), non era proprio il caso di ritirar fuori bomboletta e pennello. Il PoPPolo non avrebbe capito, sarebbe rimasto un po’ disorientato, ma soprattutto il pericolo era che quegli anarcoidi dei giornalini diocesani avrebbero avuto il destro di tirar un nuovo colpo basso, invitando i Verdani locali a non condannare il pennelletto in mani altrui, ma a guardare, evangelicamente, le pennellesse e i vagoni di vernice padana stipati a casa propria.

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