[Legaville 5] Signori e signore

Quotidiani E-Polis - Il Treviso, 2006 14 ottobre 2006 Costume e società
[Legaville 5] Signori e signore

Pare che i trevigiani si stiano scapicollando, chissà perché, a comprare l’edizione in Dvd di Signori e Signore, il film meno amato di tutti qui nella Marca, e la cosa fa notizia al punto che Radio 3 Fahrenheit apre le sue trasmissioni intervistando al proposito il sottoscritto e il Prof. Bernardi. Altra notizia: sembra che Biagi, il candidato del centrosinistra appena sconfitto (di più: annientato) alle elezioni provinciali abbia dichiarato che infine anche lui ha capito che cattolico a Treviso è per lo più sinonimo di conservatore. La verità è apparsa (sulla via di Quinto) anche all’ex direttore della Vita del Popolo. Cosa c’entrano le due faccende? C’entrano e vi spiego perché. Discutendo di cinema e di Treviso anni 60 io e Bernardi avevamo idee opposte: lui pensava, mi scuso se riassumo male, che l’immagine veicolata dal film di Germi fosse fuori quadro, ieri come oggi, che ormai di quella Treviso non c’è più traccia, lamentandosi del fatto che nessuno parlasse di tante realtà positive, il volontariato, le iniziative culturali della Fondazione Benetton e di Cassamarca. Io, da parte mia, ogni volta che rivedo il film non posso fare a meno di trovarlo centratissimo nel fare il contropelo a certa ipocrisia benpensante che certamente è anche trevigiana, petrarchesca in pubblico e boccaccesca in privato, che poi è la stessa che trova normali certe battute del Prosindaco propadano a proposito di navi scuola extracomunitarie per svezzare i giovani rampolli trevigiani, che vezzeggia l’alcolismo, ma inorridisce per una canna, una società tanto aperta e tollerante che un suo figliolo sorpreso a fare con una signorina quello che il sindaco si augurava facesse, per la vergogna, arrivò ad impiccarsi. Bernardi ha ragione, tutto è cambiato da allora, ma in peggio, in più c’è la solitudine, sempre più grande, il controllo sociale, sempre più asfissiante, il sospetto per ogni diverso. E il volontariato, l’iniziativa culturale privata? Certo che ci sono, ma, a parte il fatto che sarebbe meglio se la cultura a Treviso la gestisse il Comune e non un privato, magari con i soldi dei Mapuche, si può fare volontariato in tanti modi, si può sfamare il prossimo, ma non volerlo a tavola, destinargli gli abiti smessi, ma non tollerare la sua cultura. E votare Berlusconi, perché lo tenga il più lontano possibile da qui. Se abbiamo tempo, passiamo noi. Se ne è accorto perfino Biagi.

Altro in Costume e società

Altro in Teoria e critica