[Legaville 46] Uliana, un poeta carsico...

1 settembre 2007 Letteratura e arti
[Legaville 46] Uliana, un poeta carsico...

E’ un poeta ‘carsico’ Pier Franco Uliana, un poeta dai cui versi, apparentemente piani, levigati, sgorga d’improvviso lo scarto di un senso ‘altro’; è un poeta dispettoso, che pone l’impaccio, la trappola, lo spiazzamento dietro l’angolo di una scrittura trasparente che sa farsi, d’improvviso, con il movimento morbido e mozzafiato del precipitare, raffinata sperimentazione, acqua chiara che si muta, d’incanto, in trobar clus. Autore di alcuni dei più interessanti libri in dialetto veneto degli ultimi anni, ma autore anche in lingua, pluripremiato, ma schivo sino alla timidezza, Uliana esce in questi giorni con ‘Uccelli di Passo’ (Aucupis Ed.), complessa costruzione allegorica in cui proprio a partire dagli uccelli, si propone un personalissimo viaggio in un presente terragno, che non sa più spiccare il volo, non sa più solcare i cieli dell’immaginazione e che è tanto ‘innaturale’ da considerare la Natura stessa un errore di natura. Incontrare, osservare, cercare di nuovo gli uccelli significa fare i conti con la nostra storia («Alle fiere, li vedi nelle gabbie / colme come i vagoni per Dacau»), confrontarsi con il ‘volatile’, tanto quanto con il volo, con la furbizia e con l’ingiustizia del Mondo tutto Merci (“Al capitale oggi hanno messo le ali ... e se il lavoro non c’è, da stanziali / gli uomini si facciano migratori”) con il ricordo e con la facoltà, ormai persa, di divinare, come àuguri, volo dopo volo, ala dopo ala, il nostro futuro, che è poi ciò di cui abbiamo realmente perso memoria. Nei versi, dedicati a gazze, passeri, falchi, sotto la pietra del loro ritmo scolpito, scorre in realtà la denuncia del paradosso di un mondo a testa in giù, in cui a renderci liberi è proprio una Rete, il grido di dolore per il Veneto e il suo profilo violentato: «Oggi questo paesaggio ch’era stato / del Cima, del Tiziano, del Bellini, / d’uccelli ingentiliti da Madonne / nei cui occhi nidificavano i cieli / è un quadro a brandelli, senza siepi / né alberi, senza speranza d’uccelli», una terra che, dopo essere passata attraverso la spaventosa mutazione descritta da Zanzotto che l’ha resa ‘ormai definitivamente australiana o canadese’, oggi sembra ridotta a una Waste Land in minore, in cui non c’è più traccia d’uccelli, lungo i cui sentieri, ormai, è possibile incontrare solo qualche donnola d’allevamento, o certi tristi bracconieri travestiti da leoni.

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