[Legaville 43] La Lega latita

1 settembre 2007 Politica e movimenti
[Legaville 43] La Lega latita

La Lega latita. Latitano le celeberrime ronde, che avrebbero dovuto ridarci sicurezza e tranquillità contro lo straniero invasore e che invece, sino ad ora, sono riuscite solo a far arrestare due zingarelli di dieci anni, impresa invero non proprio eroica e nella quale sarebbe riuscita una qualsiasi arzilla vecchietta e senza bisogno di nessuna casacca gialla e nessuna banda che suona la marcia trionfale al seguito. La povera troupe delle Iene li ha cercati dappertutto, ma di rondisti non ha visto nemmeno l’ombra. Eh già, perché dopo tanti proclami e un po’ di figure barbine, le ronde sembrano sparite. Da Re, leader della Razza Piave, dice che si tratta solo di una breve pausa e poi sottolinea che i rondisti sono tutte persone che lavorano e dunque hanno anche altro da fare. Sono d’accordo, anzi, visto che un lavoro ce l’hanno, perché non continuano a fare quello, invece di far finta, tra strepiti di trombe e rullar di tamburi, di averne iniziato un altro da vigilantes? Latita anche il Pro-Sceriffo, il quale, dopo averne dette di cotte e di crude su tutti, incassando sempre dalle toghe trevigiane una tolleranza che a qualcuno è sembrata eccessiva, si era innervosito perché 4 cittadini lo avevano accolto in Tribunale con un cartello che riportava una celeberrima frase del Don Chisciotte di Cervantes: “Il sonno della ragione genera mostri”. Apriti cielo! Altro che immigrati leprotti, immigrate navi-scuola per i giovini virgulti del Piave, vagoni piombati, sudici sudisti e roba così. Questa sì che era un’offesa e la solerte magistratura della Marca ha subito aperto per i 4 quel procedimento negato quando a chiederlo erano quelli che si sentivano insultati dal Pro-tutto. Ma lui, per due volte di seguito, in aula non si è nemmeno presentato: aveva altro da fare, evidentemente, visto che sta bene e sabato mattina degustava, serafico, asparagi in Piazza dei Signori, alla faccia dei giudici e dei querelati. Ma non è mancanza di rispetto, è che i giudici vogliono processare le persone sbagliate: il Pro non voleva querelare loro, voleva querelare Cervantes, che, da quel terrone di un poeta che è, sinora è sfuggito a tutte le ricerche dei vigili che Salmaso ha sguinzagliato sulle sue tracce. Ma, per favore, voi non ditegli che Cervantes è un poeta spagnolo morto appena 4 secoli fa. Ci resterebbe troppo male: lui i poeti terroni proprio non li sopporta.

Altro in Politica e movimenti

Altro in Teoria e critica