[Legaville 4] Che Paradiso che è il Nord Est!

Quotidiani E-Polis - Il Treviso, 2006 14 ottobre 2006 Costume e società
[Legaville 4] Che Paradiso che è il Nord Est!

Che Paradiso che è il Nord Est! Dove va sempre tutto bene, dove è ineducato rispondere a qualcuno che ti chiede come stai, che stai male, malissimo, perché hai un tumore, o ti hanno appena licenziato, la tua donna ti ha lasciato, o più semplicemente perché sei un co.co.pro. e stai iniziando a capire che se il lavoro è questa precarietà che uccide tutta l’umanità che c’è in te, allora è meglio perderlo che trovarlo, il lavoro. Che bel mestiere che è fare l’insegnante, un mestiere in cui fai imparare cose, ma soprattutto scambi sentimenti, costruisci relazioni, scommetti sul futuro. Un mestiere che fa soffrire per cose per cui vale pena di soffrire, come quando ti arrivano mail come quella che è arrivata a me, da un’allieva che non vedevo da un decennio, una ragazza intelligente, matura, viva. Che adesso, laureata, fa la co.co.pro. Lavora interinale e affoga: «750 Euro al mese, single e sola. Una vita da precaria. E non solo nel lavoro. Precaria negli affetti, nei rapporti, nella quotidianità. (…) Non abbiamo tempo nostro, perché è tutto di coloro che ci tengono sotto, sempre più giù, sempre più in fondo. Non abbiamo neanche il tempo di fare bene quello che dobbiamo fare. Perché non sai quello che dovrai fare la prossima settimana; e non importa se tu avevi altro in mente. Dato che quando parte l’ordine devi essere lì: pronta, efficiente, concreta, silenziosa. Non cervello pensante: cervello eseguente. Non abbiamo la possibilità di rifiutare, perché questo costerebbe. Tanto. Troppo. E non importa se diventi burattino nelle mani di burattinai. (…) E se capita, come a me, di innamorarsi di un collega, ne hai paura. Di te. Di lui. Del tuo sentimento. Che questo possa costarti il posto. E allora tremi davvero. E trattieni tutto. Come se fosse uno scheletro che nessuno deve vedere. Precari nel costruire un luogo solo nostro, non più in casa con genitori e fratelli. E come pensare di andare via di casa? Quando hai a mala pena il tempo di mangiare e dormire (quando proprio devi)? Quando quello che guadagni non basta a pagare un affitto? Quando comunque i tuoi ti devono aiutare, anche abitando a casa, perché diversamente non ce la potresti fare? Quando ti guardano e ti (e si) chiedono perché non metti mai il naso fuori di casa e l’unico contatto stabile che hai è quello con il tuo cane quando esci a fumare una sigaretta?» Che Paradiso che è il Nord Est!

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